Capitolo 23

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Ana's pov:

-Allora ricapitolando, gli ingredienti per la torta sono già nel carrello- controllai guardando prima la mia lista e poi il carrello davanti a me -bene, quindi ora devo solo prendere un po' di frutta e il latte che mi ha chiesto mamma e ho finito- terminai il mio discorso spingendo il carrello verso il reparto frutta e verdura.

Quel pomeriggio Niall mi aveva chiesto di andare a cena da lui, perché era da un po' di tempo che mi vedeva distante e strana, così voleva passare del tempo insieme. Per questo mi trovavo al supermercato, volevo cucinare un dolce da portare quella sera essendo stata abituata fin da piccola che arrivare a mani vuote in casa di qualcuno era segno di maleducazione, inoltre cucinare mi rilassava e in questo momento era proprio ciò di cui avevo bisogno.

Rilassarmi.

L'episodio della mensa purtroppo non era stato un caso isolato, era da un po' di tempo che mi accadevano cose strane ma fortunatamente mai quando ero in presenza di qualcuno, per questo motivo il fatto che qualcuno potesse aver visto ciò che era successo mi aveva portato a fuggire via impanicata. Ero spaventata perché non capivo come fosse possibile ma avevo paura a confidarmi con qualcuno, anche con la mia famiglia, pensando di essere vista come una pazza.

Appoggiai l'ultimo sacchetto di plastica contendente dell'uva nel carrello e mi spostai al reparto frigo così da depennare anche l'ultima delle cose contenute nella lista. Presi la bottiglia da un litro di latte e mentre leggevo la data di scadenza, questa iniziò a borbottare come era accaduto con l'acqua in mensa, ma prima che potessi fare qualsiasi cosa mi scoppiò in mano causando uno spargimento di latte sui miei vestiti e sul pavimento del reparto.

-Ehi tutto apposto?- mi chiese un ragazzo biondo ricoperto di tatuaggi avvicinandosi. Io, terrorizzata com'ero dall'ennesimo evento inspiegabile che mi era successo, afferrai il carrello con l'intenzione di andarmene, annuendo non proprio convinta.

-No fermati, aspetta un attimo- mi bloccò prendendomi il polso. Aveva la mano freddissima e io cercai di divincolarmi ma senza riuscirci.

-Va tutto bene, non urlare. Ora vieni con me- mi ordinò guardandomi intensamente senza sbattere le ciglia. Mi sentii confusa per qualche istante, poi annuii seguendolo. Mi prese per mano e uscimmo velocemente dal supermercato per raggiungere il parcheggio. Ci fermammo davanti ad una Range Rover, mi fece salire nel posto del passeggero e subito si sistemò alla guida, facendo manovra per uscire in strada.

Schiacciò più forte il piede sul pedale sorpassando 4 macchine e procedendo ad una velocità sempre maggiore. Dopo qualche tempo di lotta interna con me stessa mi decisi a porgergli la domanda che mi attanagliava da un po' di tempo, magari lui sapeva e voleva aiutarmi.

-Tu s-sai cosa mi sta succedendo?- sussurrai, asciugandomi con la manica della felpa una lacrima che mi era scappata, a causa della tensione.

-Come? Non lo sai? Sei una strega, una novellina evidentemente. Ancora meglio- ghignó, guardandomi soddisfatto.

Lo sentii spegnere il motore dopo essersi fermato in un'area di servizio, si slacció la cintura e mi prese il volto, costringendomi a guardarlo.

-Se non vuoi finire nei guai, stai ferma qui e non fare cose stupide. Torno subito- mi avvisò scendendo dall'auto e bloccandola subito dopo. Lui non voleva aiutarmi, tutto il contrario. Chissà quale piano malato aveva, dovevo scappare ma era impossibile visto che mi aveva chiuso in auto. Assicurandomi che fosse entrato nel piccolo negozio e che non riuscisse a vedermi, presi il telefono dalla tasca e tremante entrai nella prima chat che trovai chiedendo aiuto, continuando a lanciare fugaci occhiate per essere sicura che non stesse tornando.

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