Capitolo 29

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Zayn' pov:

-Metti le scarpe ed indossa il giubbotto, ora vieni via con me- dissi interrompendo quell'abbraccio infinito, lei mi guardò un po' confusa ma poi fece come le avevo detto senza fare domande. In pochi minuti si preparò e poi tornò al mio fianco afferrando la mia mano.

-Sono pronta- disse con un entusiasmo incontenibile. Feci per andare verso la porta così da uscire da casa sua ma mi bloccò.

-Aspetta voglio fare una cosa- disse procedendo invece verso la finestra e trascinandomi con lei. Appena capii cosa volesse fare sorrisi e scossi la testa divertito.

-Ok ma non urlare- la presi in giro sollevandola senza preavviso e avvicinandola al mio busto. Lei colta alla sprovvista cacciò un urletto e si avvinghiò al mio collo con le braccia e al mio bacino con le gambe, come un koala.

-Che ti ho appena detto?- la rimproverai in modo scherzoso, dandole un colpetto sul sedere.

-Scusa, scusa- sussurrò, infilando il viso tra l'incavo del mio collo per non vedere l'altezza. Accostai la finestra e dopo essermi assicurato che non potesse cadermi, saltai.

-Pensi di stare attaccata ancora per molto?- risi, quando mi accorsi che non intendeva scendere.

-Oh, già fatto?- mormorò confusa, saltando giù -non mi sono neanche accorta- a quel punto risi ancora più forte mentre le mostravo 8 profonde ferite sul retro del collo fatte dalle sue unghie, che si stavano velocemente rimarginando.
~

-Dove andiamo?- chiese allacciandosi il casco e salendo dietro di me sulla moto.

-Reggiti- dissi solo, afferrando le sue mani e stringendole attorno a me, fingendo di non aver sentito la sua domanda, poi diedi gas e partii. Quella volta non feci di tutto per impiegarci il meno tempo possibile, sgusciando tra le auto, rimanendo costantemente tra gli 80 e i 100 km/h. No, quella volta mi godetti appieno quel viaggio, il fatto che si stesse tenendo forte a me per non cadere, che a volte mi accarezzasse il petto in modo impercettibile sperando che non mi accorgessi di nulla, che fosse così vicina a me e poco prima mi avesse donato la sua completa fiducia nonostante tutto il male che le avevo fatto. Mi odiavo per quello, ma stavo cercando di cambiare.

Accostai la moto e spensi il motore, iniziando a slacciarmi il casco.

-Dove siamo?- chiese confusa, saltando giù dalla moto, permettendomi di far scendere il cavalletto.

Presi un grande respiro. Era da tanto tempo che non tornavo in quel luogo. Diciamo tipo 200 anni.

Avevo soggiogato, molto tempo fa, delle persone che si occupassero della casa e fui molto soddisfatto della decisione che avevo preso quella volta, per qualche secondo credetti che non fosse passato così tanto tempo, che fosse ancora tutto come prima.

Il giardino era ben curato, benché non fosse in fiore e nonostante la stagione, non appariva minimamente una casa vuota, disabitata da due secoli.

-Che posto è questo?- chiese di nuovo la bionda al mio fianco.

-Per raccontare tutta la mia storia, senza tralasciare nulla, dobbiamo partire da dove tutto è cominciato. Questa è la casa della mia famiglia, dove i miei genitori avevano scelto di far crescere i loro figli. Da quando me ne sono andato, non sono più tornato in questo luogo, ma sono contento di essere qui con te, ora- confessai, volgendo lo sguardo verso di lei e afferrando la sua mano per invitarla ad avanzare verso l'ingresso.

-Quando ero piccolo, ero un bambino molto dolce, amavo i miei genitori e la mia sorellina e cercavo in ogni modo di dimostrargli il mio affetto. Non appena tornavo da scuola, correvo a dare un bacio a mia madre e portavo sempre il giornale e gli occhiali a mio padre, quando si sedeva in poltrona. Prima di andare a letto leggevo una favola alla mia sorellina e se per caso si svegliava a causa di un incubo, le facevo spazio nel mio letto per calmarla e farla riaddomentare- iniziai a raccontare,proseguendo all'interno della casa, rivivendo le scene del mio passato nella mia mente. Continuavo a tenere la sua mano, come a darmi coraggio e la osservavo guardarsi in torno in quel luogo a lei sconosciuto e perdersi nel mio racconto.

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