i have to protect the one thing that i can't live without, you [2]

162 9 0
                                    

Si svegliò con un mal di testa lancinante, le gambe completamente addormentate e gli addominali indolenziti, mosse di poco la testa e cercò di riprendere sonno ma qualcosa le fece aprire gli occhi di scatto. Di fronte a lei c'era una finestra completamente gigante che era bagnata dalla pioggia, una luce era accesa nell'angolo ma riuscì a vederne solo metà, non aveva le forze per alzarsi, sentiva il calore delle coperte addosso ma per quanto potessero farla stare bene, non era così sicura di fidarsi, qualunque cosa fosse. Provò ad alzarsi e ci riuscì, si girò verso destra e vide che sulla poltrona c'era tutta la sua roba, ma come ci è finita lì?

"Ti trovi in casa mia"disse una voce alle sue spalle che la fece spaventare.

La figura che si presentò di fronte ai suoi occhi era messa contro luce, che proveniva dalla lampada messa di fronte a lui. Lo vedeva solo di spalle, con una maglia a mezze maniche blu, un pantalone nero ed un braccio sull'altro, con il mento poggiato sulle nocche mentre guardava il restante della sua roba, dovevano essere documenti, i suoi. Riusciva a vedere la sua carta d'identità, il suo codice fiscale ed altri fogli che forse non erano suoi ma per quanto potesse focalizzare la sua attenzione su ciò che quello lì stava guardando, in realtà era solo curiosa di sapere chi era colui che le aveva rivolto la parola. Era rassicurante da un lato non essere nello stesso luogo freddo dove era rimasta per una settimana, ma allo stesso tempo non riusciva a fidarsi ed era una delle cose che gli erano state portate via da tempo, anche se a differenza di alcuni lei preferiva non mostrare questo suo lato fragile, quello che più la definiva era il suo sorriso caloroso.

"Sono James Barnes... giusto per rispondere alla domanda che mi ha fatto due giorni fa"disse lui e finalmente si girò verso di lei

Alto, quasi un metro e novanta, non aveva le spalle larghe ma si vedeva ad occhio nudo che il suo era un fisico lavorato. Si girò verso di lei con nonchalance e mettendo le mani nelle tasche dei suoi pantaloni neri sedendosi sulla poltrona messa di fianco a lui, mettendo poi i gomiti sulle ginocchia. Solo in quel momento potè vedere come era fatto il suo viso, aveva un po' di mascella quadrata o forse erano solo le ombre che la luce provocava, le mani ora erano giunte e lei riuscì a vedere le vene su di esse, gli avambracci perfettamente delineati e quando le rivolse l'ennesimo sguardo riuscì a vedere il colore degli occhi. Ma se non l'avrebbe fatto si sarebbe risparmiata, sicuramente, un salto del suo cuore, perché? Perché bastò solo quell'attimo a farle rendere conto che oramai non avrebbe avuto nessuna speranza, il suo cuore forse no ma di salvarsi si.

"Wanda, giusto?"chiese lui e lei annuì deglutendo

"Allora... voglio che ti senta a tuo agio prima di tutto, sei in casa mia ed io non sono chi tu pensi, sono un agente della CIA... sono un paio di mesi che indago sul caso di Zemo e proprio due giorni fa, in un magazzino ad Eastview c'erano i suoi scagnozzi e insieme a loro anche tu, è stato difficile rintracciarli, persino te... credo abbiano usato uno di questi aggeggi dove il segnale non è recepibile, o almeno sarebbe stato lieve, in ogni caso tu non eri l'unica cosa che avevano sequestrato. Con loro c'erano delle armi, armi pesanti a quanto ho capito, nucleari e cercavano questa..."disse lui mostrando ciò che aveva tra le mani

"Plutonio, non è vero? Numero atomico 94, densità di 19 816 chilogrammi al metro quadrato, raggio atomico di 159 metri e stato solido... a meno che tu non abbia una buona motivazione per tenerlo con te non vedo perché tu debba rimanere ancora qui. Non aspetterò che tu non mi risponda per farti del male, non è da me, ma se provo a farti scappare da quella porta blindata, tutti e due saremo fottuti... io avrò un'altro incarico quindi da un lato non c'è problema ma tu non avrai la stessa protezione che ti offrirà la CIA se dirai la verità, e fidati che ti serve, a te la scelta... "

Wanda, così era il suo nome, non aveva scelta. Non perché non sapesse farlo, era solo che da un momento all'altro si era ritrovata in qualcosa che neanche lei sapeva che potesse esistere. Vivendo nell'Upper East Side era sempre stata circondata da grazie e felicità, la sua vita era circondata dalla bellezza e soprattutto dalla ricchezza, ma da quando aveva perso suo fratello gemello Pietro nulla era più sembrato tale. La bella famiglia che aveva costruito la sua vita in uno dei palazzi più importanti di New York, si era spezzata a metà proprio per quell'evento, suo padre si era trasformato in un mostro che riversava su di lei tutti i suoi fallimenti a lavoro e sua madre, disperata, aveva trovato la soluzione solo in antidepressivi e alcool, soluzioni per niente valide secondo una ventitreenne come lei.

Winterwitch One ShotsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora