till death tear us apart

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Pairing: Wanda Maximoff & James Bucky Barnes
Setting: 40's
Fluff/Angst
AU

Caos, in quei momenti regnava solo caos, nessuna calma. Niente di niente, in quell'ospedale da campo sembrava non esserci ordine, sembrava non esserci modo di ristabilirlo, tra le tante persone che accorrevano lì c'era chiunque, tra le donne che dovevano partorire, i bambini che si sbucciavano un ginocchio oppure i soldati feriti, tra loro c'era chi era solo ferito da una semplice pallottola, altri ancora arrivavano lì messi davvero male e per poterli curare ci sarebbero voluti giorni, settimane se non mesi e avrebbero visto loro, abbandonare il loro gruppo che ripartiva per poter liberare l'Europa dalle grinfie dei nazisti. Uno di quei gruppi, era quello ospitato in questo stesso ospedale da campo, era davvero unito, non solo a livello militare ma anche amichevole, era come se tutti i mesi trascorsi insieme avessero fatto nascere un rapporto di fratellanza, il più piccolo tra di loro si chiamava Peter ed aveva solo ventidue anni, troppo rischioso morire in una faida come questa, in questa giovane età, ma lo faceva perché si sentiva forte, pronto ad affrontare sempre nuove sfide, lui aveva solo una gamba fasciata all'altezza del femore, se le stava cavando bene, grazie anche all'aiuto di Michelle, lei era francese ed aveva occhi e capelli riccissimi castani, era la più piccola tra le infermiere in quell'ospedale da campo ed era sotto l'ala protettrice di Pepper

Quest'ultima, era bionda con occhi azzurri, era colei che guidava l'intero ospedale da campo, in quella piccola cittadina della Serbia, si occupava delle uscite e delle entrate dei pazienti, di curarli e di accudirli con gli appositi medicinali ed insieme ad Hope era la più grande, la prima si occupava del condizioni del colonnello Stark, che era rimasto ferito gravemente, la seconda invece, aveva avuto modo di conoscere un semplice soldato, persino simpatico, che insieme ad un'altro, era rimasto illeso, si chiamava Scott ed era rimasto con il suo gruppo insieme a Sam, che ci provava spudoratamente con Maria, una delle ragazze più grandi di Michelle che facevano volontariato lì, lei ci stava pure alle avances del moro ma a casa l'aspettava il suo ragazzo, che era tutt'altro fuorché un vero e proprio ragazzo. Con Maria, c'era anche Natasha, caschetto rosso e due occhi verdi, gli stessi che guardavano curiosa il capitano dai capelli biondi mentre scriveva una lettera alla sua amata, che sentì chiamarsi Peggy, diminutivo di Margaret.

Più in là, lontana da quel caos, quasi al margine c'era lei, occhi verdi smeraldo, capelli castani lunghissimi e pelle bianca, bianchissima, era pura, lo era davvero, anche silenziosa, ma la verità era che, dato per come era fatta, aveva deciso di estraniarsi da sola. Non che avesse chissà cosa, chissà quale disturbo, lei era solo ebrea... ed è stato un miracolo che non l'abbiano ancora presa e portata in quei campi, dove non si torna più indietro e si resta marchiati a vita, quando Pepper la vide in un angolino della strada, la prese con se e la portò lì, facendola sentire al sicuro, ma per quanto lo fosse, credeva di non meritarsi così tanto la sua compassione, o la sua pietà, chissà perché lo faceva. Il resto delle ragazze la faceva sentire a suo agio, forse con Natasha un po' meno, ma ad ogni modo preferiva rimanere sola, svolgere il suo lavoro ed infine tornare a casa, che non era quella doveva viveva insieme ai suoi e suo fratello. Quella casa ora, sarà andata distrutta, non ci sarebbe neanche un solo mattone, solo polvere, la stessa polvere che le sarebbe rimasta della sua famiglia, quel pensiero le fece chiudere gli occhi, mettendosi le dita sul ponte del naso e solo dopo, visto che sentì la voce di Pepper da lontano, si ricompose facendo un respiro profondo.

"Wanda, tesoro... so che sei in pausa ma poi andare nella stanza B17? Devi solo ricucire una ferita, okay? Ho tanto da fare e non riesco a gestire nulla, lo giuro che dopo ti lascio in pace..."

"Io... va bene..." disse Wanda mentre riceveva un filo che sarebbe servito a ricucire una ferita, insieme ad una forbice

Ma quale ferita? Ma soprattutto, di chi era la ferita? Non ci pensò e facendo un respiro profondo si diresse verso la stanza B17, dovette percorrere un corridoio, poi un altro ed infine girare sulla destra, fuori dalla porta era più che evidente, il numero 17 e la lettera B ed a pensarci bene, in quella stanza non c'aveva mai messo piede, sarebbe stata la prima volta, sperando che almeno colui che avrebbe incontrato fosse normale. Nel giro di poche settimane le era capitata una donna con contrazioni infinite, insieme alle sue urla, un bambino che non smise di piangere neanche una volta che gli mise un cerotto decorato con una croce rossa ed un anziano, troppo orgoglioso per riempirsi di medicinali che avrebbero riportato il suo fegato a galla, dopo che sguazzava nell' alcol. Non che fosse quel tipo di infermiera che si lamentava dei tanti pazienti con cui aveva a che fare, ma il lavoro che faceva era davvero difficile.

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