27 - The most beautiful girl in the world.

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Victoria stava valutando senza entusiasmo gli scatti del servizio fotografico assieme a direttore, creativi e committente.

Le immagini erano d'effetto, e lei era bellissima, ma in quel momento le mancava proprio la concentrazione per apprezzare ciò che aveva davanti.

Non sentiva Marco da giorni. Dopo la loro discussione, nessuno dei due si era palesato.

"Caduta di stile"; "baraccone"; "indossatore della domenica" erano le espressioni che continuavano a risuonarle nel cervello.

Avrebbe anche potuto accettare le critiche a lei rivolte, ma il modo in cui l'uomo aveva screditato Ethan e Carlotta l'aveva davvero ferita.

Dietro alla patina di buone maniere, lusinghe e regali, esisteva un po' di umanità? Sapeva cosa fossero i sentimenti e l'amicizia?

Victoria cominciava a nutrire dei seri dubbi.

"Lei che ne pensa, Signorina De Angelis? Signorina?".

La bassista non aveva seguito una sola parola.

Cercò di improvvisare.

"Scusatemi. Forse ho preso l' influenza, mi sento strana. Sto poco bene, per questo motivo mi vedete distratta".

"Ma si figuri!", rispose il committente, "Possiamo rimandare .

Devo ammettere che mi reputo già molto soddisfatto del risultato".

"Le foto, senza falsa modestia, sono eccezionali", aggiunse il direttore artistico.

"E poi abbiamo avuto una modella straordinaria!", esordì uno dei creativi.

"Mi creda, Victoria, lei ha un talento naturale!".

La ragazza abbozzò un sorriso.

Avrebbe voluto davvero apprezzare quei complimenti, ma quel giorno si percepiva come un completo fallimento.

Era in procinto di uscire dall'agenzia, quando uno dei fotografi la raggiunse.

"Signorina De Angelis!", si avvicinò a lei con il fiatone.

"Prego, mi dica!", rispose lei.

"Innanzitutto, la volevo ringraziare per l'opportunità che ho avuto. Lavorare con lei è stato oltremodo soddisfacente!".

La donna annuì. Intuì che congratulazioni e riconoscenza fossero solo dei pretesti, dal momento che non era stata lei a scegliere lo staff, ma lasciò correre.

"Mi auguro di non sembrare troppo sfacciato, ma vorrei darle il mio numero. Ora ci sono vincoli contrattuali, ma in futuro mi piacerebbe di nuovo avere occasione di ritrarla".

Victoria accettò il biglietto da visita con un sorriso timido.

"E comunque, per qualsiasi cosa, mi tenga presente. Lei ha uno spessore umano non indifferente . Persone come lei se ne incontrano poche".

"Già", pensò la bassista con una punta di sarcasmo, "però non tutti sono dello stesso avviso".

"La ringrazio per la sua disponibilità. Anche io mi sono trovata molto bene, ma credo mi sopravvalutiate".

"Si fidi, non è così...".

La ragazza avrebbe voluto essere più socievole ed espansiva, ma stava vivendo veramente un brutto momento. Subiva i postumi delle montagne russe emotive su cui aveva viaggiato .

L'uomo la accompagnò fino alla sua vettura. Avrebbe desiderato parlarle ancora, quando un'auto sportiva si avvicinò loro.

Era Marco. Doveva essersi ricordato che quel giorno Victoria era impegnata col lavoro. Scese dalla macchina, rivolse un sorriso smagliante alla donna, e qualche secondo dopo, un'occhiata scocciata al fotografo.

"Bene, signorina, spero rammenterà ciò che le ho detto. La lascio al suo cavaliere. Buona serata!", il professionista si congedò.

La bassista ebbe appena il tempo di ricambiare il saluto. Dentro di sé, l'idea di restare con Marco non la entusiasmava per niente.

"Bellezza, possiamo parlare?", esordì lui.

"Dipende...", replicò lei.

"Dai, sali, ti porto a fare un giro", la esortò.

"Se devi dirmi qualcosa, puoi farlo anche qua", rispose la donna.

"Ma non hai freddo?", domandò Battisti.

"Ho il mio pellicciotto", Vic si strinse nella giacca mentre infilava le mani in tasca.

"Ah, mi scuserai per la postura poco elegante, ma ho dimenticato i guanti", affermò con un filo di sarcasmo.

"Ti prego, non trattarmi così. Sono venuto per chiederti scusa".

"Se il giorno della festa hai detto ciò che ritenevi opportuno, non hai nulla di cui farti perdonare. Mi basta sapere questo".

Battisti sospirò rumorosamente.

"Non pensavo una sola parola", disse lui tutto d'un fiato.

"Ed allora perché ti sei espresso in quel modo?", incalzò lei.

"Non riesco a capacitarmene, te lo giuro. Forse era l'amarezza data dal fatto che sembri appartenere di più ai tuoi amici che non a me".

"Rappresentano i miei affetti. Sono importanti e sempre lo saranno. Per il resto, io appartengo unicamente a me stessa".

L'uomo stette in silenzio.

"Ora, se non ti spiace, torno a casa. Sono stanca".

Victoria fece per salire in auto.

"Potrai mai perdonarmi?", chiese ancora lui.

La donna lo fissò per qualche istante senza proferire verbo. Battisti restò in attesa, ma la bassista non aggiunse nulla.

Entrò nella sua macchina, avviò il motore e non rivolse nemmeno più un'occhiata in direzione di Marco.

Mentre si muoveva nel traffico di Milano, una lacrima le solcò una guancia.

One more Chance  - Sh*t BoulevardDove le storie prendono vita. Scoprilo ora