"Cosa ci resta?
Cosa ci resta?
Cosa ci resta?
Di quello che abbiamo
veduto e vissuto
cosa ci resta?
Se fossero soltanto
sogni
le immagini che ho nella testa".
Azzurra stava compilando alcune schede nell'ufficio della comunità per adolescenti in difficoltà. Non amava molto la burocrazia: preferiva il lavoro sul campo. Purtroppo, però, aveva accumulato scartoffie in eccesso, quindi non avrebbe più potuto esimersi.
Avere a che fare con i ragazzi, in generale, è impegnativo e complesso, figurarsi se i medesimi hanno problemi di tossicodipendenza o abusi.
Tuttavia, lei riteneva che questo settore le fosse congeniale, ed era decisa a proseguire pure dopo l'esame di Stato.
Thomas la stava aiutando parecchio con il ripasso, il che la faceva sentire maggiormente sicura, anche se lui continuava a ripetere che non ne avrebbe avuto bisogno.
Ogni tanto si fermava, e le veniva in mente il chitarrista: erano stati fortunati a conoscersi, e tra di loro le cose andavano a gonfie vele.
Mentre era immersa nei suoi pensieri udì qualcuno bussare.
Si presentò una ragazzina molto magra, pallida, dall'aspetto trascurato. Aveva un'espressione stanca, come se i suoi anni pesassero il doppio.
Era una delle ultime arrivate.
"Vieni pure avanti!", la esortò Azzurra.
"Grazie dottoressa!", replicò lei.
"Non sono ancora dottoressa, ma conto di diventarlo tra un paio di settimane. Dai, accomodati", affermò la donna.
La ragazza si sedette. Iniziò a strofinare le mani una contro l'altra. Fissava il vuoto. Pareva le facesse difetto il coraggio di guardare in faccia la sua interlocutrice.
"Allora, sei riuscita a socializzare con qualcuno?", le domandò la tirocinante con atteggiamento comprensivo.
"A dire il vero no", rispose la giovane.
"Il tempo non ti mancherà. E' importante: stabilire un rapporto con i compagni ospiti fa parte del processo di guarigione...".
Seguì il silenzio.
Azzurra era consapevole che non bisognasse forzare l' andatura.
La creatura di fronte a lei aveva una storia complicata alle spalle.
Era entrata in contatto con le sostanze stupefacenti molto presto, alle scuole medie.
Pareva un caso da manuale: un ragazzo già nel giro le aveva offerto le prime dosi, sino a che il consumo non era divenuto un'abitudine.
Piccoli furti per procurarsi la droga, coinvolgimento di nuovi avventori, situazioni pericolose erano la routine.
I suoi genitori avevano fatto di tutto per allontanarla da quel mondo, ma dopo ogni progresso seguiva puntualmente una sconfitta.
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One more Chance - Sh*t Boulevard
FanficSecondo capitolo del racconto "One more Chance". I Maneskin, nati come gruppo Rock, sono ormai dei professionisti affermati anche in altri campi. Conoscono i valori del sacrificio e della dedizione, ma soprattutto l'importanza dell'amicizia e degli...