Capitolo XXXIX- Riposa in pace

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Lyon
09:23

Lo sparo.
Il proiettile.
Il vento.
Il sangue.
Le urla.

Avevo ancora impressa l'immagine del suo corpo a terra, il suo corpo che cadeva morente.
E le mie urla.
Le mie urla strazianti.

Erano giorni che non parlavo, giorni che non mangiavo e che non provavo emozioni.

Quella mattina in particolare, non riuscivo a trovare serenità. Mi svegliai con un nodo alla gola e con le lacrime agli occhi e dopo l'ennesimo controllo, uscii dall'ospedale con una dimissione.

'Non sforzarti troppo signorina Le Blanc' disse il dottore.
I miei genitori vennero a prendermi all'ospedale La Coix-Rousse a Lyon, il più vicino alla cattedrale, dove era presente un portale che ti trasferiva al cimitero, dove si sarebbe svolta la cerimonia funebre.

Ero ancora indolenzita e un movimento sbagliato riportava alla mente il dolore provato nella stazione, ma mai paragonato al dolore che persisteva ogni secondo,minuto e ora della giornata.
Che provavo da tre giorni ormai.

L'immagine tornava sempre alla luce e più speravo di non vederla più, più ritornava come se volesse rimarcare che fosse tutta mia la colpa.

Ora ero lì, seduta su una panchina al di fuori della cattedrale ad aspettare il momento in cui avrei detto addio.
«I funerali iniziano tra qualche minuto» Yaser venne a sedersi vicino a me, passando il suo braccio dietro alla mia nuca «Come va la gamba? Meglio?»

Annuii con il capo e prese a guardarmi per bene anche le braccia. Lo facevano sempre ultimamente, per vedere se stessi bene per davvero.
«Hai fame o sete? Dovresti mangiare qualcosa per riprendere energie»

Non c'era più.
Non c'era più.
Era tutta colpa mia.
Aveva salvato me.
Non c'era più.

Iniziai a piangere accasciandomi a terra mentre mia madre correva verso di me.
«Hazel guardarmi» prese ad accarezzarmi il capo ma io non riuscivo a reagire. Non riuscivo a dire nulla in quanto sconvolta.

Mia madre mi rivolse un dolce sorriso ma le lacrime caddero anche a lei. Le asciugò subito ma afferrai le sue mani per permetterle di sfogarsi.
Stava soffrendo.

Non doveva finire così.
Quel sogno non era un semplice sogno. Era un avviso, una premonizione ed io lo sentivo. Sentivo che era così, eppure non feci nulla per non permetterlo.

Lasciai tutto al fato, alla fortuna e al pensiero che,magari,era solo un sogno, era solo un incubo fatto da una persona rinchiusa in una cella e in attesa del suo turno. Una persona che stava passando un episodio della sua vita mai provato prima.

Non capita tutti i giorni di essere rinchiusa in una cella.
Di essere torturata.
Sfruttata.

Non doveva finire così.
Continuai a piangere abbracciando mia madre. Ero davvero sconvolta.
«Non volevo finisse così, non volevo che qualcuno morisse per me, mi dispiace tanto» dissi tra un singhiozzo e un altro.

«Non dartene una colpa, perché avrebbe davvero fatto di tutto per te e tu lo sai. Tua nonna ti amava tanto Hazel e ti amerà per sempre. È stata lei a dirci tutto, lei sapeva quello che stavi passando e ci ha permesso di aiutarti da lontano. Sapeva la tua natura -»

Improvvisamente mi tornò in mente la strana conversazione tra me e nonna Silver.
'Lo riconosco sai? L'odore del sangue'
E poi quel sorriso. Quel suo strano sorriso comprensivo e fatto da chi,in realtà, sapeva.

«L'ultima cosa che ci ha detto prima di partire per Berna, è stata 'non odiate Hazel, anzi continuatela ad amare proprio come faccio io'. Non potevamo mai odiarti. Sei mia figlia Hazel ed io ti proteggerò sempre da qualsiasi cosa, proprio come ha fatto lei ma questo solo perché ti amiamo e tu, non puoi dartene una colpa»

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