Capitolo XL-Giustizia

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A fine lettura, leggete lo spazio autrice per saperne di più
_______________________________ Quel piccolo passero non aveva intenzione di volare via dalla tomba.
Era già lì quando arrivai e notai subito il suo bel colore verde foresta sulle penne.
Quel verde che non passa inosservato e che ti ipnotizza dal solo pensiero alla natura.

Il verde..
Il colore preferito di nonna Silver.

Se ne stava su quel marmo accovacciato e con molta tranquillità,nonostante fossi davanti a lui.

Era lì fermo da mezz'ora che godeva del venticello leggero che gli solleticava il pelo, mentre a me passava tra i capelli, talmente dolcemente che, se chiudevo gli occhi, immaginavo di volare.

Ma quel passero non aveva paura.
Lui guardava me, io guardavo lui.

Prima di partire per Lyon, decisi di passare al cimitero per una lunga e calma visita a nonna Silver.

Yaser insistette nel venire in quanto considerava me 'ancora emotivamente instabile' per andare in determinati luoghi da sola ma rispettò comunque i miei spazi decidendo di rimanere in macchina.

Oltre a mio fratello, qualsiasi mio familiare era divenuto più premuroso nei miei confronti.
Tendevano a chiedere, almeno quattro volte al giorno, se stessi bene e se volessi qualcosa in particolare.

Sto bene, ripetevo sempre ma la verità era un'altra. Non era affatto così ma provavo comunque ad andare avanti. Dovevo farlo per forza.
«Ti stai godendo il vento vero?» Chiesi al passero.

Egli mi guardò ed emanò un piccolo cinguettio che mi fece pensare di aver appena ricevuto una risposta.

«Anche a me piace sai? Rilassa parecchio e per un attimo fa sembrare tutto così calmo»
Un altro cinguettio.
«Ma immagino tu lo sappia già»

Respirai a fondo allungandomi nella soffice e fresca erba e chiusi gli occhi per inalare aria pulita.
In quel posto c'era tanto silenzio. Nessuno che parlava o strillava, nessun rumore di auto o camion, nessun suono di campane, clacson o qualsiasi rumore metropolitano.

Si udivano solo gli alberi,o meglio, le foglie degli alberi che danzavano a ritmo con il vento e qualche cinguettio di uccelli nascosti fra i rami.

Quella mattina mi alzai con tanti pensieri e dubbi per la testa.
Uno di questi riguardava la sentenza finale, l'esecuzione.

Restai tutta la mattinata a chiedermi se fossi riuscita a farlo.
Se, al momento della procedura, fossi riuscita a ucciderlo.
Continuavo a pensare che,in questo modo, mi sarei solo sporcata le mani ma furono i capi stessi delle comunità a chiedere questo.

Non sono un'assassina.
Non lo ero e non lo sarei mai stata. La mia era solo vendetta, la mia era solo giustizia.

«Tornerai a Berna domani?»la voce di mio fratello mi fece aprire gli occhi disturbando la mia momentaneamente quiete.
Feci per alzarmi ma vidi,subito dopo, Yaser allungarsi vicino a me.

«Si, voglio riprendere in mano la mia vita. Voglio fare quello che fa una ragazza universitaria comune. Poi vorrei recuperare un paio di esami. Mi manca un solo anno per laurearmi e non voglio prolungare la cosa»

«Ci riuscirai, ne sono sicuro»
Mi prese la mano e la strinse forte. Nascosi un sorriso per quel suo piccolo gesto inaspettato ma l'affetto che riuscivano a darmi i miei fratelli era davvero grande.
«Hazel non sei costretta a farlo se non te la senti»
Sapevo di cosa stava parlando poiché, tutti, non facevano altro che ripetermelo.

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