Capitolo XXXV-Sacche di sangue

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«Ti ha drogato con la verbena. Quando abbiamo visto che non tornavi più,siamo corsi subito da te ma lui era già andato via. Mi dispiace Brayden»

Ero fermo e seduto su un letto,in una delle tante stanze della villa del clan.
Stephan aspettò per tutto il tempo il mio risveglio e fu lui stesso a raccontarmi il fatto accaduto.
Poi andò via,lasciandomi solo per qualche minuto.

Veniva,di tanto in tanto, a controllare se stessi bene ma anche lui sapeva come mi sentivo.
Per questo non provava a dirmi nulla. Mi lasciava libero e solo a combattere contro me stesso. Ne avevo bisogno.

Era fermo dietro la porta.

Non riuscivo a dire nulla.
Pensavo a una sola cosa: avevo perso. Continuavo a perdere.
Di continuo,una battaglia dopo l'altra.
E quando pensavo di essere vicino, mi rendevo subito conto che,in realtà, ero lontano anni luce.

Ero sempre stato lontano.
Qualcuno, fino adesso, ci aveva spiato, sapeva ogni nostro passo e non perdeva tempo a riferirlo a Javier.
Ed io non me ne resi mai conto.

'Non sapevo che la tua ragazza fosse uno yokai'
Quella frase non riuscivo a togliermela dalla mente. Per la prima volta, provai paura nel sentire un qualcosa.
Era il nostro segreto e doveva restare tale ma ora, oltre a noi, lo sapeva anche Javier.

Questo voleva dire che si era trasformata o magari no. Magari Javier lo aveva solo intuito dal suo sangue strano ma per farlo, aveva ferito in qualche modo Hazel ed era quel pensiero fisso che mi faceva perdere la calma.

Yaser e Luan continuavano a scrivermi per sapere nuovi aggiornamenti.
Cosa avrei dovuto dire loro?
Non ne avevo di nuovi e la mia testa prese a farmi male ancora di più.

Una nullità.
Era esattamente così che mi sentivo, che continuavo a ripetermi in quella stanza buia e silenziosa.
Ero deluso, stranito, arrabbiato..
Presi il cuscino e lo gettai a terra, mi alzai per camminare avanti e indietro per la casa.

Poi,mi fermai dinanzi a uno specchio lì presente. Notai subito che il contorno dei miei occhi era rosso e che le mie labbra stavano diventando secche.
Con la verbena ancora in circolazione, dovevo riprendere le forze.
Avevo bisogno di sangue.

Per mia fortuna, mi trovavo nel posto giusto al momento giusto.
La villa era ben fornita in caso di necessità e non.
Uscii dalla stanza e Stephan si rialzò da terra iniziando a squadrarmi dalla testa ai piedi per vedere se stessi bene.

«Puoi smetterla di seguirmi o controllarmi? Manco fossi un bambino di cinque anni»
«Brayden, lo sai che mi preoccupo per te. Sei il mio migliore amico e se il mio migliore amico sta male, io gli sto vicino»

«Ho bisogno di sangue» dissi schietto a Stephan che,notando il mio pessimo aspetto, si limitò ad annuire con il capo.
«Ti accompagno ma dammi due minuti. Kyle deve chiedermi una cosa»

Nel momento in cui Stephan pronunciò quelle parole, lungo il corridoio, sbucò Kyle da una delle stanze lì presenti.

«Stephan ti ho disturbato?»
«Nono, dimmi pure»

«Ciao Brayden» Kyle fece per dire altro ma cessò subito, rimando al semplice saluto. Probabilmente non sapevano nemmeno loro cosa dirmi.
In queste situazione, per come la vedevo io, era meglio tacere.

«Volevo solo sapere se tornavi a casa stasera»
«Non lo so Kyle, poi ti scrivo e ti faccio sapere. Sono un po' indaffarato»
«Dovete fare qualcosa? Avete trovato qualche ind-»
«Nulla ancora ma ci stiamo lavorando»
«Va bene» fece un debole sorriso a Stephan. Un sorriso a tratti deluso, poi, quando sorpassò anche me, mi diede una piccola pacca sulla spalla.

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