Capitolo XXX- Il mio migliore amico, mio fratello

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BRAYDEN'S POV.

Lo stesso incubo per la seconda notte consecutiva.
Svegliarsi nel cuore della notte era,per me,un appuntamento fisso.

Un appuntamento straziante,dove il silenzio che mi circondava, riusciva a farmi sentire la sua voce nella mia mente.

Mi supplicava di aiutarla.
Urlava aiuto.
Eppure,sebbene volessi farlo, mi ritrovavo sempre immobile, sorpreso o con le catene addosso che non mi permettevano di andare verso di lei.

Sebbene avessi provato a romperle, loro risultarono più strette, più resistenti e più forti di me che,giorno dopo giorni cadevo nello sconforto.

Provai a reagire ma finii per scaricare la rabbia su me stesso.
Eppure quel giorno,quando scoprii il biglietto, corsi fuori a cercarla.

Interrottamente.
Incessantemente.
Sperai di trovarla.
Seduta su una panchina o,magari, sotto casa sua a dirmi che era tutto uno scherzo.

La cercai ovunque.
Al parco.
All'università.
Al parcheggio del locale.
Al vecchio magazzino abbandonato.
Davanti alla torre dell'orologio.
Nei pressi del fiume, dove disputai la gara.

Ovunque.
E tornai a casa senza di lei.
Senza Hazel.

Tre giorni.
Erano passati tre giorni dall'ultima volta che riuscii a vederla.

Tre giorni in cui caddi in un vuoto profondo.
Continuavo a pensare di non essere riuscito a compiere uno dei miei doveri più grandi.
Quello di proteggerla.

E lei era lì, da qualche parte, in compagnia di Javier mentre io restavo segregato in camera a rovesciare a terra tutto quello che sembrava noioso e fastidioso ai miei occhi.

Perché erano tre giorni che provavo odio anche per le cose più insignificanti.

Sto andando da Javier.
Qualunque cosa succeda, ti amo.

Presi a pugni il cuscino sul quale,prima, era disteso.
«Che senso ha dirmi di amarmi se poi scappa via. Che senso ha?»

Stupida.
Mi alzai dal letto andando vicino alla finestra.
Iniziai a camminare avanti e indietro sentendo il desiderio di esplodere.

Fuori, la città, sembrava essere diventata grigia.
Nessun colore.
Nessun veicolo in circolazione.
Come se esistessi soltanto io.

E mentre la nebbia offuscava la vista delle strade, io ripensavo a come sarebbe stata la sua vita se il primo giorno all'università non mi fossi imbattuto in lei.

Eppure io la risposta la conoscevo già.
Diedi un'occhiata veloce a Iris che dormiva a pancia in su su un mucchio di panni lasciati a terra ed entrai in bagno per sciacquarmi il viso.

Odiavo anche vedermi allo specchio.
Consideravo quella persona riflessa come una nullità, un abominio.

Provai paura nel pensare a Hazel che, in preda al panico, avrebbe potuto trasformarsi.
Javier era l'ultima persona che doveva sapere di lei.

Le mascelle si serrarono e,prima che potessi spaccare anche lo specchio, tornai a distendermi nel letto.

«Non dovrei essere qui»
Coprii il viso con le mani e subito dopo presi il telefono.
Sognavo ancora di poter ricevere un suo messaggio.

~~~~~~~~~
«Avanti, esci da questa fottuta stanza»
La porta della camera si spalancò all'improvviso, tanto che Iris scappò sotto al letto per lo spavento. Uno Stephan infuriato entrò dirigendosi in una sola ed unica direzione.

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