Capitolo XLI- Brayden e Hazel

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Ultimo capitolo.
Berna quel giorno era più chiassosa del solito. Nella piazza dietro il mio appartamento continuavano a costruire un piccolo palco per uno spettacolo serale che avrebbero realizzato a breve.

Gli operai si affrettavano a montare i soppalchi, alzando grosse travi di metallo e recintando la zona con un nastro rosso.
Il bar di fronte ad essa godeva di un'ottima clientela e, soprattutto in quel periodo dell'anno, gli incassi salivano.

La primavera era finalmente arrivata e alcuni alberi sparsi sui marciapiedi, iniziavano a far mostrare i propri fiori. Bianchi, rosa, rossi, blu... con quell'ammasso floreale, le strade diventarono decisamente più carine.

L'odore di cornetti appena sfornati riuscivi a sentirlo in qualsiasi ora della giornata ma, a differenza dello scorso anno, i miei gusti alimentari iniziavano a cambiare.
Quello che prima mangiavo con voglia, la trasformazione me lo faceva odiare.

Andavo avanti con sacchetti di plasma ma sapevo che, prima o poi, il sangue sarebbe finito e, a tavola, cercavo di mandare giù bocconi pesanti. Bocconi che non gustavano le mie papille.

Iniziai ad allenare l'istinto e l'autocontrollo trovando, all'inizio, una serie di difficoltà. Una di queste comprendeva la sete in quanto non riuscivo a stare in compagnia o in vicinanza di un essere umano.

Sentire i suoi battiti non faceva che aumentare la mia sete e, la maggior parte delle volte, paralizzavano ogni mio arto per impedirmi di fare cavolate.

Accarezzai la collana che portavo al collo, l'ametista, che mi trasmise un forte senso di sicurezza e serenità.
Passò esattamente un mese dalla morte di nonna Silver e un mese in cui sporcai le mani per uccidere il mostro che l'aveva uccisa.

Iris iniziò a mordermi i lacci delle scarpe e la guardai giocare sul tappeto morbido, presente al centro della stanza.
Cresceva a dismisura e ogni sua zampava arrivava a pesare diversi chili.
«Mi rovinerai tutti i lacci» scodinzolò portandomi la pallina «vuoi giocare?»

Il citofono prese a suonare insistentemente e quando aprii il portone Hunter, Rachel e Steve entrarono con delle buste della spesa in mano.
«Abbiamo comprato le patatine, naturalmente quelle con la paprika che ti piacciono tanto» disse Rachel saltandomi addosso.

«Non riuscirei a mangiarle comunque»
«Ma almeno provaci! Considerando che ci aspetta un pomeriggio intero a studiare storia della magia, le patatine possono risollevare l'umore»
«Stai imparando a controllare la trasformazione?» chiese Hunter.
«Si, va sempre meglio ma c'è ancora tanto da fare. La magia non sembra andare d'accordo con il mio vampiro interiore»
Andammo in camera dove, Steve e Hunter si fiondarono su Iris mentre io e Rachel ci sedemmo sul letto.

«Brayden non è tornato ancora?» scossi la testa come risposta e, a quel punto, anche gli altri due, vennero da me.
«Da quanto non lo vedi?» chiese Steve accarezzando la pancia di Iris.
«Dal giorno dell'esecuzione»
«Vuole tornare direttamente il giorno prima della laurea? Coglione...e immagino non ti abbia detto cosa sta facendo a Medwegya e, conoscendoti, non glielo hai nemmeno chiesto»

«Riguarda il clan e sai meglio di me che le faccende di esso, restano nel clan stesso. Non sono nessuno e pertanto non ho l'obbligo di saperlo»
«Si ma sei la sua ragazza ed è passato un mese! Gli spacco la faccia non appena lo vedo» Steve tirò un pugno all'aria.

Dal mio salvataggio alla stazione, il rapporto tra Brayden e Steve migliorò ma restò comunque quella competizione che li caratterizzava, come se fossero entrambi gelosi di me.
Steve dovuto ad una forte amicizia che ci legava e Brayden per amore.

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