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CAPITOLO TRE
NON SIAMO ANIMALI, QUI (18+)

"Parker, ti presento Nifa, è lei la donna di cui hai sentito parlare

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"Parker, ti presento Nifa, è lei la donna di cui hai sentito parlare." disse Pixis, dopo aver oltre passato l'entrata della cella dove si trovava la prigioniera.

Abigail si avvicinó a lei, ma subito notò come la donna si allontanava sempre di più. Dal suo sguardo, capì che stava crollando psicologicamente ed emotivamente, facendo un veloce resoconto della situazione in cui si era cacciata.

Era una ragazza alta, con i capelli crespi e rossicci, e gli occhi grandi, verdi e spaventati. Davvero molto bella, anche se si trovava in condizioni pessime, i suoi vestiti erano sporchi.

"Perché è così?" domandó Abigail, "Non l'avete fatta lavare?"

"No, ti ricordo che questa donna ha commesso un omicidio ed è in carcere, non in una spa."

"Non ha alcuna importanza, ha il diritto di avere dei vestiti puliti."

"Parker ti ho fatta venire qui per un motivo, non discutere adesso di come devo fare io il mio lavoro." rispose Pixis, quasi innervosito, mentre tirava fuori dalla tasca del suo giubbotto una boccetta di whiskey.

"Comandante, non inizierò l'interrogatorio finché questa donna non avrà la possibilità di lavarsi e avere dei vestiti puliti e decenti. Non siamo animali, qui."

Abigail si sedette sul letto della cella, il quale dondoló leggermente col suo peso. Poi portó le mani sulle sue ginocchia e guardó l'orologio che aveva al polso, come per dire che stava aspettando.

Pixis sbuffó, conosceva la mora e sapeva che non si sarebbe mai arresa, così acconsentì: "E va bene, Nifa, seguimi."

La donna guardó Abigail spaventata, ma con un accenno di speranza negli occhi. La voleva ringraziare, ma era difficile trovare le parole: nessuno aveva mai fatto qualcosa di gentile per lei.

Poi si alzó e seguì il comandante senza dire niente. La mora capì tutto dal suo sguardo: aveva paura di spiccicare parola. Evidentemente qualcuno l'aveva costretta a stare in silenzio.

Questo dava l'idea di quanto le faccende fossero considerate serie laggiù, sicuramente le attività illegali erano più di quanto si pensava.

Le attività criminali erano purtroppo presenti in tutto il mondo. C'era chi agiva da solo, causando danni e sofferenze agli altri. Ma la storia evolutiva dell'uomo ci insegnó che organizzarsi porta a risultati più grandi, e questo valeva nel bene, ma anche nel male.

Infatti, Levi Ackerman lo sapeva bene. Era riuscito ad ottenere un'organizzazione criminale con giri di affari incredibilmente estesi, gerarchie interne e codici di onore. I loro ricavi sarebbero stati impossibili da determinare.

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