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QUARANTADUE
UN TERRORE FOLLE, CIECO E PERICOLOSO (18+)
⚠︎ ︎ǫᴜᴇsᴛᴏ ᴄᴀᴘɪᴛᴏʟᴏ sᴀʀᴀ̀ ᴘɪᴇɴᴏ ᴅɪ ᴄᴏɴᴛᴇɴᴜᴛɪ ʙᴅsᴍ (ᴜᴍɪʟɪᴀᴢɪᴏɴɪ, ᴅᴇɢʀᴀᴅᴀᴢɪᴏɴᴇ, sᴀᴅɪsᴍᴏ/ᴍᴀsᴏᴄʜɪsᴍᴏ, ᴅɪʀᴛʏ ᴛᴀʟᴋɪɴɢ, sᴘᴀɴᴋɪɴɢ, ᴋɴɪғᴇ ᴘʟᴀʏ). sᴇ ᴠɪ sᴇɴᴛɪᴛᴇ ᴀ ᴅɪsᴀɢɪᴏ, ɴᴏɴ ʟᴇɢɢᴇᴛᴇ. ⚠︎︎

Luci e ombre giocavano nella stanza

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Luci e ombre giocavano nella stanza. Disegnavano sul corpo forme di Levi che percorrevano la linea dritta del suo naso, l'angolo perfetto della mascella. Quando si accostava, le luci si mettevano a danzare sul suo petto, sul torso segnato, sul cuoio che rivestiva i fianchi fino a raggiungere le gambe, lasciando libera la sua erezione palpitante.

La frusta rimbalzava di nuovo sulle natiche di Abigail, mentre lei spalancava gli occhi, piena di eccitazione. Con calma la accarezzava, la faceva impazzire.

"Per favore..." lo implorava.

Levi coglieva le sue parole perché muoveva la mano così velocemente che non vedeva il cuoio schioccare in aria, sentiva solo il colpo su di lei. Curvava la schiena, allontanandosi quel tanto che le permettevano le manette che la tenevano appesa con le mani sopra la testa.

Sempre con quella calma meticolosa aveva sovrapposto i polsi di lei, uno sopra l'altro, e li aveva avvolti, una, due, tre volte con la seta frusciante della fascia.

"Per favore." ripetè.

"Stai zitta."

La sua voce era un'altra frustata che la colpiva dentro.

"Per f-"

"Ti ho detto di stare zitta."

Incolló i loro corpi. Le prese la mascella per coprirle la bocca con le sue mani grandi. Abigail vedeva il suo sguardo spaventato, implorante, riflesso nelle luci e nelle ombre che si annidavano negli occhi color ghiaccio di Levi.

Spinse il gomito nella parte bassa della sua schiena, piegandola mentre le teneva la bocca tappata. Un nuovo colpo di frusta, più in basso, sfiorava la sua intimità. Un dolore elettrico e eccitante le attraversava tutto il corpo. Abigail respirava l'odore pungente del suo sudore e quando Levi tornava a colpirla, soffocava un gemito contro il palmo della sua mano.

Con la mano premuta sulla sua bocca, la costrinse a girarsi. La obbligó a osservare il riflesso scuro di lui, di noi, vedere il calore monocromatico, sentire la febbre dell'ombra dei loro corpi sulla parete.

Le gambe le tremavano. Faceva fatica a restare in equilibrio, sorretta solo dalle manette, il petto imperlato di sudore, la schiena piegata, sempre esposta a lui. Il corvino uscì dalla tasca della sua giacca un oggetto che mai aveva usato prima d'ora.

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