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QUARANTATRÉ
QUESTO ERA IL VERO AMORE (18+)

Quando Abigail raggiunse finalmente casa, il sole stava già tramontando: senza accorgersene, aveva passato la maggior parte della giornata a vagare nei boschi senza meta

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Quando Abigail raggiunse finalmente casa, il sole stava già tramontando: senza accorgersene, aveva passato la maggior parte della giornata a vagare nei boschi senza meta. Hobart era una città meravigliosa.

Se ripensava alla sua breve vita, si rendeva conto di aver preso molte decisioni avventate. Eppure, se a sedici anni non avesse deciso di diventare una poliziotta militare, non avrebbe mai accettato il caso di Levi. Non si sarebbe innamorata di lui, non l'avrebbe neanche conosciuto.

In un certo senso, ringraziava infinitamente la sua mamma adottiva per averle concesso questa possibilità. Per essersi innamorata, per aver iniziato una nuova vita insieme all'uomo dei suoi sogni.

Quella sera la luna splendeva, offuscata di tanto in tanto da una nuvola innocua. Le strade erano deserte, ma lei le percorse con estrema cautela: non voleva seccature, non era dell'umore.

Null'altro si muoveva in quella quieta notte, nella penombra crepuscolare di strade umide di pioggia, in quel tipico odore di asfalto fradicio e sporco mescolato al quotidiano smog. Solo un'auto sfrecciava. Prima di rendersi conto di dove stava andando, si ritrovó davanti a casa sua.

Prima di entrare, sentì dei passi venire verso di lei. Il cuore inizió a batterle velocemente. Si sentì spaventata, aveva quasi la certezza che un altro proiettile l'avrebbe colpita e uccisa.

Quando si prese di coraggio e aprì la porta d'ingresso, per sua fortuna, vide Levi con addosso un giubbotto, pronto per uscire. Lui prese un sospiro di sollievo quando vide Abigail sana e salva davanti ai suoi occhi. Non perse tempo, la tiró dal polso e la strinse forte a sè.

"Stai bene? Qualcuno ti ha seguita?" le domandó.

"Sto bene, no nessuno mi ha seguita. Perché?"

"Vieni."

La portó al soggiorno, dove Hanji ed Erwin erano seduti sul divano. Quando vide lo sguardo preoccupato dell'amica, guardó subito il biondo, che aveva la faccia gonfia e un occhio nero.

Erwin teneva una borsa di ghiaccio sulla sua guancia, aveva i capelli spettinati, sembrava stanco e affaticato. Qualcuno l'aveva picchiato. Abigail avrebbe dovuto chiedersi il perché, invece entró senza indugiare un secondo, sedendosi accanto a lui.

"È stata Hitch, vero?"

Lui rimase in silenzio. Lo guardó. I capelli biondo oro erano scompigliati come cespugli dopo una tempesta. Il volto rigato da silenziose lacrime e quegli occhi azzurri erano diventati tristi, feriti. Stava soffrendo davvero tanto.

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