Capitolo 5

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Due giorni dopo mi trovo nella macchina di mio padre, a sua insaputa, per spiare quella psicopatica di Anita

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Due giorni dopo mi trovo nella macchina di mio padre, a sua insaputa, per spiare quella psicopatica di Anita. Ashton non ne sa niente, quando volevo dirgli di come mi ha trattato la sua sorellastra ha ammesso di avere una cotta per lei, perciò ho lasciato perdere. Voglio prima portargli delle prove, e poi spiattellargli in faccia che quella tipa è da manicomio.

Sono sicura che inizialmente si arrabbierà perché ho spiato una persona senza di lui, ma almeno è per una buona causa. Aggrotto le sopracciglia non appena vedo Anita uscire da un negozio di vestiti con cinque buste grandi quanto la mia camera da letto. Non sono il tipo che giudica le persone, soprattutto se ci ha parlato mezza volta in tutta la sua vita, però in questo caso non posso farci a meno. E non posso non pensare che sia una ragazzina viziata che ottiene tutto quello che vuole.

Mi mordo il labbro e accendo la macchina quando lei sale sulla sua. Magari Violet ha ragione e dovrei andarle contro con la macchina, ma sarebbe complicato spiegare perché sono in macchina senza neanche avere il foglio rosa.

E in realtà Anita è una noiosa da pedinare. Va persino dall'estetista e la aspetto un'ora e mezza. Perciò decido di rendere le cose più interessanti ed esco dalla macchina, appoggiandomi ad un muretto fuori l'estetista.
Il nostro è un bel paese. Quasi tutti gli edifici sono antichi, in pietra o in legno. A Natale è uno spettacolo con le luci. «Ciao.» Dico alla sorellastra aka cotta del mio migliore amico, una volta che è nella mia traiettoria visiva.

Mi dà le spalle, ma sobbalza non appena sente la mia voce. Si gira con un sopracciglio inarcato. «Mi stai pedinando? Mio padre mi ha avvertito su questo tuo hobby...» Quasi scoppio a ridere. Come se non fosse pure quello di Ashton.

«Non so proprio di che cosa tu stia parlando, Anita cara.» Faccio spallucce ed infilo le mani nella tasca. Poi prendo un pacchetto di sigarette, sempre rubato a mio padre, e glielo porto. «Ne vuoi una?» Scuote lentamente la testa e mi dice che non fuma. Peccato. Un punto per lei. «Neanche io. Era un test.» Le faccio un occhiolino e Anita alza gli occhi al cielo.

Sembra voler essere ovunque se non qui. Beh, come biasimarla. Io sono qui solo per il mio dovere da migliore amica. «Senti, c'é qualcosa che vuoi da me?»

«In realtà sì.» Inclino leggermente la testa, lasciando scivolare il pacchetto di sigarette nella tasca del giubbotto. «Vedi, stavo pensando se dire ad Ashton che sei una totale stronza o aspettare che se ne accorga lui. Ma possiamo fare un patto mentre aspettiamo.» La noia porta a fare brutti scherzi se scendo a fare un patto con il diavolo travestito da angelo. Anita mi fa segno di continuare. «Dovrai lasciare che io scriva un articolo su di te. E farti intervistare. Non travisare le mie parole: non me ne frega niente della tua vita, ma per mia sfortuna sei la nuova arrivata e sei la novità del momento. Un po' come quando esce il nuovo album dei Coldplay, anche se non siete paragonabili.»

Anita sospira. «Va bene.»

«Davvero?» Mi aspettavo che avrebbe ceduto, ma non così facilmente. Sorrido. «Bene. Domani ti cercherò io per l'intervista. La faremo per ora di pranzo, perciò cerca di mangiare veloce. Io scrivo l'articolo su di te, e tu sarai libera di provarci con il mio migliore amico senza che io sia tra i piedi.» Le faccio un ultimo sorriso e me ne vado mezza saltellando verso la macchina. Ho risolto un problema, che è quello del giornalino. Ashton è grosso e vaccinato, ed è una delle persone più intelligenti che conosca, perciò sono sicura che tra meno di due settimane la cotta per Anita gli sarà bella che passata.

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