Capitolo 9

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Quel lunedì sera sono stanca morta, ma almeno sono felice

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Quel lunedì sera sono stanca morta, ma almeno sono felice. Oggi è uscito il giornalino a Westminster e Martin mi ha mandato la foto. Ha anche detto che il mio articolo ha avuto un discreto successo e che ha sentito alcuni paesani parlarne. «Buonanotte, Mac.» Mamma viene a darmi un bacio sulla fronte mentre io sono al computer, vedendo una serie su Netflix. «Non fare troppo tardi.»

«Ovviamente.» Ridacchio, augurando una buonanotte anche a lei. Sappiamo tutte e due che farò le tre di notte per finire almeno questa stagione. Mamma annuisce e chiude la porta alle spalle.

Come pigiama ho una felpa di Ashton che gli andava stretta e un paio di pantaloncini. So che non dovrei mettere un suo indumento quando sono ancora mezza arrabbiata con lui, ma non posso farne a meno. Oggi a stento ci siamo parlati: io ero troppo impegnata ad evitare Anita e lui troppo impegnato a seguirla stile cagnolino. Mi manca il mio migliore amico.

Alla fine mi arrendo per la serie e spengo il computer, stendendomi e lasciando solo un lumino come luce. Violet e Genesis si sono anche offerte di uccidere entrambi, mentre Alvin ancora non rivolge la parola a Ashton. Mi dispiace per loro, soprattutto considerando quanto siano uniti, ma non posso cercare di risolvere le cose se sono io la prima nel casino.

Mi sto per addormentare quando un rumore di pioggia sulla finestra mi fa aprire gli occhi. Ma non ci sono nuvole, prima riuscivo a distinguere bene le stelle nel cielo. Perciò mi alzo, spostando la tendina e vedendo un Ashton in giardino che tira sassi contro la mia finestra. «Imbecille.» Dico, aprendo la finestra. Lui alza la mano in segno di saluto e si arrampica fino ad essere ad un palmo dal mio viso.

«Ciao, Giulietta.» Mi tocca il naso con l'indice. «Posso entrare?» Annuisco e gli faccio spazio, tornandomene a letto.

Non voglio essere antipatica, ma in questo momento siamo sul filo del rasoio. O almeno, finché non si stende di fianco a me e mi abbraccia da dietro. «Grazie.» Ha la voce rotta, come se stesse per piangere. Anche se spesso credo che sia sul punto di farlo, non gli esce mai neanche una lacrima. È forte, ha pianto davanti a me una sola volta a tredici anni perché si era rotto il braccio. Io piango letteralmente per tutto.

Mi giro verso di lui, con i volti così vicini che per un attimo mi chiedo che diavolo di problemi ho per trattenere il respiro. «Che cos'è successo?»

Fa un sospiro profondo e chiude gli occhi. «Mio padre ha scoperto che mamma ha un altro. Si è arrabbiato con me che non gliel'ho detto e non vuole più parlarmi.»

«Mi dispiace, Ash.» Lo abbraccio, poggiando la testa sul suo petto. Il mio migliore amico mi lascia un bacio tra i capelli. «Vedrai che ha solo bisogno di un po' di tempo per metabolizzare la cosa, ma non era tuo dovere avvisarlo su Peter, e lui lo sa.»

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