Capitolo 12

1K 83 107
                                    

Sto ridendo per qualcosa che ha detto Aubrey, così come tutti quelli del gruppo

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.

Sto ridendo per qualcosa che ha detto Aubrey, così come tutti quelli del gruppo. Ashton si è allontanato, ma quello che mi allarma è che non vedo neanche Anita. Sento una punta di gelosia del mio stomaco, anche se non dovrei. Ancora non gli ho detto quello che provo e, comunque, anche se fosse non mi dà il diritto di sentire Ashton come il mio ragazzo.

«Vado a controllare dov'è Ash.» Dico agli altri, che annuiscono. Genesis e Violet fanno in contemporanea un occhiolino e io devo trattenere un sorriso. Pensavo che dopo la torta ce ne saremmo andati tutti a casa, invece è quasi il tramonto e siamo ancora qui. Persino Martin e gli altri sono rimasti, anche se ci mettono circa un'ora per tornare casa.

Mi alzo, lasciando il posto della sedia a sdraio ad Alvin, che mi manda un bacio volante facendomi ridere. Il lago è circondato da cespugli e alberi, alcuni anche grandi. Perciò ci metto un po' a trovare Ashton e Anita, che stanno parlando vicino le macchine. Ash è appoggiato con la schiena alla sua, e sembra annoiato. Alza anche gli occhi al cielo mentre Anita gli punta un dito contro il petto. «Hey.» Martin arriva alle mie spalle, così mi giro per sorridergli. Inarca un sopracciglio. «Pensavo di raggiungerti nel caso non lo trovavi, ma mi sono sbagliato.»

«Grazie per il pensiero.» Accenno un sorriso, distraendomi da Ash e Anita. Ma quando ritorno a guardarli, sento il mondo cadermi a pezzi. Anita sta baciando il mio migliore amico, e lui sta ricambiando. È tutto così dolce e passionale tra loro che mi si chiude lo stomaco in una morsa. Non posso credere di essermi illusa che Ashton provasse qualcosa per me, solo perché mi ha baciato. Era evidente che fosse solo per pratica, per questo momento. Credo di avere le lacrime agli occhi, perché inizio a vedere sfocato. «Possiamo andarcene?» Dico a Martin, approfittando del fatto che i due ancora non mi hanno visto.

Lui annuisce e mi conduce da un'altra parte del lago, che non è né vicino al parcheggio né dove sono tutti gli altri. Mi siedo a terra, sotto un albero che sta perdendo le foglie per l'autunno, e tiro su con il naso nel tentativo di non iniziare a piangere. Martin si siede davanti a me, allungando le gambe. «Stai bene?»

Mi stringo nelle spalle. Non era proprio il compleanno che mi aspettavo, questo, e ogni giorno odio sempre di più Anita. Forse dovrei iniziare ad odiare anche Ash, ma proprio non ci riesco. «Mi hanno preso alla sprovvista, tutto qui.» È una bugia, e Martin lo sa. Ma non me lo fa notare.

«Mi dispiace. Proprio tu non te lo meriti.» Accenna un sorriso triste, come se sapesse come mi sento. Forse sì, ma non siamo così intimi da raccontarci cose del genere.

Eppure vorrei che lo fossimo. «Hai da fare domani pomeriggio?» Gli chiedo, quindi, con un moto di coraggio che non mi appartiene. Martin sorride e mi chiede perché, come se volesse che glielo chiedessi ad alta voce. Lo guardo male, ma cedo lo stesso. «Pensavo che potremmo uscire, per conoscerci meglio magari.»

Stand by me Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora