Capitolo 24

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Quando ritorniamo a scuola sono divisa a metà: da un lato sono felicissima per stare con Ashton, dall'altro ho l'ansia per le lettere d'ammissione al college

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Quando ritorniamo a scuola sono divisa a metà: da un lato sono felicissima per stare con Ashton, dall'altro ho l'ansia per le lettere d'ammissione al college. Harvard dovrebbe darci una risposta in questa settimana. C'è una frenesia strana in tutta la scuola, gli studenti dell'ultimo anno non fanno altro che bisbigliare e controllare i messaggi dei genitori per vedere se è arrivato qualcosa alla posta.

Secondo Ashton le università dovrebbero aggiornarsi e mandare la lettera d'ammissione via email, ma a me piace il metodo tradizionale. Lo rende più vero. «Se il professore di geografia non mi mette un bel voto per il dio di compito che gli ho fatto giuro che mando mia madre con un forcone sotto casa sua.» Si sta sfogando Violet, con i libri per le prossime tre ore di lezione strette al petto.

Genesis ridacchia, continuando a camminare a braccetto con me. Oggi pomeriggio c'è una partita di basket e sono nervosa per questo. Anche se la prima partita del campionato l'hanno persa poi hanno sempre recuperato. Ma ora non c'è Ash che gioca con i suoi amici. Deve stare ancora un mese o due a riposo per l'incidente, per sua sfortuna. Mio padre lo ha messo comunque in campo a fare qualche palleggio, ma non può correre o fare altro. Papà, invece, tra un paio di mesi dovrà essere operato alla schiena e quindi non potrà lavorare per qualche settimana. Spero che i ragazzi non sentano troppo la sua assenza, soprattutto nel pieno del campionato.

Una volta svolto il corridoio, vedo proprio mio padre parlare e ridere con Ashton. Lui ha un sorriso timido, ma sembra felice. Ha i jeans addosso, ma ancora la canottiera del basket e una bottiglietta d'acqua frizzante in una mano. Mi devo mordere il labbro per non pensare a quanto sia attraente con i capelli lunghi e portati all'indietro, ancora umidi. «Voi iniziate ad andare, io vi raggiungo tra poco.» Dico alle ragazze, che fanno qualche commento a cui non dò troppo peso e si avviano ridendo verso il parcheggio.

Mi appoggio con una spalla all'armadietto, osservandoli finché Ashton non si accorge della mia presenza, saluta mio padre e si dirige da me. «Di che stavate parlando?» Iniziamo a camminare verso l'uscita di scuola e lui mi circonda le spalle con un braccio.

«Niente.» Fa un sorriso malizioso, dandomi un buffetto sul naso. «Gli stavo solo chiedendo la benedizione per portarti a letto.»

«Sei un imbecille.» Alzo gli occhi al cielo, facendolo ridere. Mi chiedo come gli venga in mente di rispondermi davvero così. «Davvero, di che parlavate? Sono curiosa.» È da giorni che lui evita di stare solo con papà perché ha paura di farsi scappare qualcosa, mentre ora stavano ridendo e scherzando come se nulla fosse.

Ash continua a sorridere. «Gli ho fatto i complimenti perché ha una figlia davvero figa.» Devo maledirmi mentalmente perché sento le guance accaldarsi. «A parte gli scherzi, gli ho detto che mi piaci, che lo sai e che spero che questo non interferisca nel rapporto che ho con i tuoi e nel basket quando tornerò a giocare.»

È una delle cose più dolci che abbiano mai fatto per me, in particolare lui. Credo che sia dolcissimo da parte sua andarsi ad assicurare che con i miei genitori non cambierà niente perché ora è il mio ragazzo e non più il mio migliore amico. Lo fermo proprio all'ingresso di scuola, alzandomi sulle punte per lasciargli un bacio a stampo sulle labbra. «Sei tenero.»

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