"Sei sveglio, amore mio? Hai dormito bene?"
La voce sorridente di sua madre, la luce attutita che filtra dalle persiane, il profumo goloso di pancetta e uova fritte che arriva dalla cucina. Non si svegliava così da quando era bambino e non c'è modo migliore di sciogliersi dalle braccia di Morfeo.
Non nella presente situazione, almeno.
Si stiracchia e si strofina gli occhi prima di aprirli a metà. Si sente leggermente indolenzito e si rende conto di aver dormito appallottolato: una posizione insolita per lui, a maggior ragione da quando i muscoli si sono indeboliti e le ossa anchilosate. Il bordo del letto è troppo vicino e Jim si sorprende di non essere caduto durante la notte. D'istinto, si tira indietro, verso il centro e sbatte dolorosamente le scapole contro un solido muro. Sibila tra i denti una parolaccia e si guarda intorno, con abbastanza confusione da vincere la sonnolenza.
Dal colore celeste dei mobili e della carta da parati, riconosce la stanza di Phoebe. Non sente il fastidio dei tubi del respiratore, né, a dire la verità, ha affatto la sensazione di respirare. Non prova dolore né fatica, i compagni inseparabili degli ultimi mesi. Anzi, si sente pieno di energia.
E allora ricorda.
Quello che è successo ieri è decisamente tanto, troppo per essere rapidamente sintetizzato in poche immagini mentali. Jim scuote la testa, rinunciando a farlo. Si abbandona al momento, mettendo seduto sul letto quel corpo di ventenne e lasciando che una madre coetanea, appena entrata nella sua stanza, lo stringa a sé come un bambino bisognoso di rassicurazioni. Del resto, è esattamente ciò che gli sembra di essere.
"No, non mi pare." Continua Bridget, guardando il figlio in viso da sotto in su e rispondendo alla propria domanda in tono un po' preoccupato, ma stranamente meno di quanto lui si aspetterebbe. "Come mai, tesoro? Hai sognato brutto?" Gli prende il viso tra le mani e gli accarezza dolcemente le guance con i pollici; Jim chiude gli occhi, sorride e mormora appena un suono inarticolato, godendosi quel tocco rilassante.
"Non so, mamma." Risponde con sincerità dopo un po'. "Non proprio. Ho sognato, ma non ti saprei dire se bello o brutto." Pur se impastata di sonno, la sua voce è ancora quella giovane e pulita di ieri e Jim non vede l'ora di alzarsi e dedicarsi a qualcosa. A cosa, non ne ha idea, ma non gli sembra poi un gran problema. Si ricorda di aver sognato, in effetti, ma non ricorda assolutamente le immagini apparse in sogno; gli hanno lasciato soltanto un senso di malinconia agrodolce. Un sentimento noto a tal punto che uno e uno solo può essere stato l'oggetto del sogno; e quell'ovvia deduzione spalanca un altro vortice di ricordi del giorno precedente che rischia di svuotarlo immediatamente.
Non può permetterselo.
Strofinandosi il viso, butta i piedi giù dal letto dentro le pantofole, infila sopra il pigiama un vecchio maglione che sua madre deve aver preso chissà dove e si dirige verso la cucina con passo un po' troppo sicuro per essere spontaneo.
Suo padre è già a tavola nonostante sopra non ci sia nulla e tenta di leggere il giornale, con scarso successo a causa delle proteste dei gatti, che pretendono con insistenza la loro colazione cercando di arrampicarglisi in grembo.
"Buona giornata, figlio mio!" lo saluta con un sorriso burbero, ma senza rimprovero. "Ti alzi sempre così tardi, al mattino, o avevi particolarmente sonno?"
"La seconda, papà." risponde Jim con lo stesso tono "Di solito sono decisamente mattiniero... ma credo di dover riprendere un po' il ritmo."
"Puoi cominciare dando da mangiare a quei diavoletti a forma di spugna, allora!" Bofonchia lui, con la sfumatura divertita che sta prendendo il sopravvento su quella di pretesa severità. "E' un pezzo che miagolano e grattano!"
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Round The Corner
FanfictionCapodanno 2010. Dopo 18 anni, Jim è sicuro di ritrovare Freddie, ma l'aldilà si rivela parecchio diverso da come gliel'avevano descritto in seminario da ragazzo. Grafica del frontespizio by @AnnaChierici9