Apprendista

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Non avrebbe mai creduto che sarebbe stato così su di giri all'idea di tornare a lavorare. Per carità, il suo mestiere gli è piaciuto fin da quando era un semplice apprendista, ha sempre provato quella soddisfazione che fa fregare le mani, guardando nello specchio un cliente che si ammira compiaciuto. Ma stamattina è decisamente carico, entusiasta, si sente addosso energia sufficiente a preparare permanenti per ore.

Quando parcheggia proprio davanti, lungo la strada deserta, la bottega di Johnny è ancora chiusa. Jim resta in attesa in macchina, evitando di uscire nell'aria gelida che promette neve entro la sera stessa, felice di potersi crogiolare ancora un po' nelle note di The Golden Boy che suona nel lettore. Canticchia tra sé a volume bassissimo, mugugnando, più che pronunciando, le parole, per scongiurare il rischio di sovrapporre la propria alla voce meravigliosa e amata. Il riscaldamento non funziona a motore spento, ma lui non ci bada mentre si dondola a tempo sul sedile. È allora che si accorge di non aver allacciato le cinture di sicurezza. Non l'ha mai fatto da due giorni che va in giro in macchina per le strade di questo mondo.

Mi è andata di lusso esagerato a non aver mai incontrato sbirri finora. Pensa Jim ridendo tra sé, per poi portare istintivamente indietro la mano destra, benché l'auto sia parcheggiata.

E non trova niente.

Si gira a guardare e gli occhi confermano l'informazione ricevuta dalle mani: le cinture di sicurezza sono sparite.

"Che diavolo..." Bofonchia a bassa voce, ma non ha tempo di completare la frase: nella cornice del lunotto compare Johnny, che ha appena svoltato l'angolo della strada e tiene già in mano le chiavi della saracinesca. Jim si affretta a scendere e tendergli la mano.

"Buona giornata signor McCarthy!" Lo saluta con educata cordialità e un ampio e sincero sorriso, accorrendo per aiutarlo a sollevarla: non è elettrificata e oppone una certa resistenza, mentre protesta a suon di cigolii.

"Dammi del tu, ragazzo!" Risponde lui bofonchiando allegramente. "Non mi piace tenere le distanze con la gente che lavora con me."

Jim annuisce sorridendo, felice che il suo nuovo datore di lavoro lo metta così a suo agio; è consapevole che impiegherà un po' di tempo per lasciarsi andare, però.

"È peggio ogni mattina che passa!" Sbuffa il proprietario della barberia riferendosi alla saracinesca, che ora è sollevata appena all'altezza sufficiente per consentire di entrare ad una persona di statura comune. "Avrebbe bisogno di essere ingrassata, ma non sono pratico di queste cose... ed è ridicolo chiamare qualcuno per così poco. Dovrò aspettare che sia ora di qualche lavoro più importante e in quell'occasione chiederò..."

"Non ci vuole niente a ingrassare le molle di una saracinesca!" Lo interrompe Jim ridendo. "Ed è meglio non aspettare troppo, altrimenti potrebbero rompersi... e sostituirle sì, che è una scocciatura!"

Maledetta la sua linguaccia senza padrone. Cosa gli è saltato in mente di interrompere così il suo superiore... e dargli sostanzialmente dell'incapace?! Smetterà di lavorare prima ancora di aver cominciato...

Si morde il labbro inferiore e abbassa gli occhi, restando in attesa della reazione di Johnny. Lui si volta repentinamente a guardarlo, con gli occhi un po' più aperti e accesi di positiva sorpresa:

"Sai farlo?"

"Beh, sì..." Risponde Jim, senza rendersi conto che si sta grattando la nuca, come sempre quando è nervoso. Dice a se stesso che le nozioni di carpenteria che possiede dovrebbero essere un punto a suo favore, ma non è mai stato bravo a camminare in equilibrio tra l'autopromozione e la vanteria. Il risultato è una voce insicura, che stride in modo ridicolo con il contenuto che esprime:

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