Insegnamenti

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"Bentornato, figliolo, bentornato! Sai, è quasi strano rivederti così presto!"

Freddie ricambia l'abbraccio del padre e sta per sottolineare che è stato via tre settimane appena, rispetto agli anni interi a cui Bomi si sta abituando quando è in tour. Cambia idea quando le parole sono già praticamente sulle labbra e si ferma, lasciandole leggermente socchiuse in un'espressione che tradisce il suo stupore.

Non è abituato a quest'accoglienza.

Certo, suo padre lo va a trovare sempre, quando torna a Londra dopo un periodo di assenza, ma di solito dopo che si è riassestato a casa, che ha disfatto le valigie e smaltito il jet-lag. Che aspetti di veder comparire la vecchia Mercedes dalla finestra per scendere in giardino è eventualità più unica che rara, forse è la prima volta in assoluto.

Il sole è alto sopra i tetti di Kensington e si infila tra le fronde degli alberi di Logan Place; le nuvole che sul finire della notte hanno scaricato un temporale breve e impetuoso si stanno allontanando, ma la grandine scricchiola sotto le scarpe e fa brillare le superfici. Si potrà fare pranzo accanto al laghetto delle carpe, se qualcuno dei giardinieri a giornata si prenderà il disturbo di asciugare la mobilia. Il profumo invitante è inconfondibilmente di khoresh gheimeh e Freddie non vede l'ora di tornare a godere delle abilità culinarie di Joe: quasi un mese in America è davvero lungo per il palato.

"Come hai ritrovato il tuo amico dopo il passaggio?" Sembra una domanda di cortesia, ma Freddie sa che non lo è. I passati non sono, non possono essere quelli che erano dall'altra parte e ritrovare un amico significa in realtà conoscere una persona nuova, che solo per certi aspetti assomiglia a chi avevamo lasciato. Freddie si prende qualche momento per pensarci sul serio: che Michael conosceva e che Michael ha conosciuto?

"L'ho trovato... sereno." Risponde infine, dopo aver riflettuto e quell'aggettivo gli pesa sulla lingua: c'è dentro così tanto di difficile da dire.

Bomi l'ha capito e annuisce gravemente.

"Non lo è ancora, non del tutto, e tu lo sai. Da quanto è passato, un anno? E quanto tempo hai impiegato tu, per rasserenarti?"

Freddie sente una fitta dolorosa nello stomaco e posa nel piatto la forchetta: improvvisamente, la porzione che si è servita nel piatto gli sembra eccessiva.

"È un confronto che non regge, papà!!" Vorrebbe alzare la voce e al contempo non vuole farsi sentire da eventuali passanti oltre il muro. "Lo sai perfettamente, non abbiamo bisogno di parlarne: io non potrò mai rasserenarmi. Ma Michael... lui non ha fatto nulla di male, lui è innocente, lui semmai si potrebbe paragonare a..."

Si ferma all'improvviso. Ha fatto un errore, se ne è accorto subito, ma un istante troppo tardi. Lo ha colto nel guizzo di luce cupa negli occhi di Bomi, che ora lo fissano, spietati, feroci, due abissi profondi al fondo dei quali c'è qualcosa di condannato a non riemergere.

"Il problema coi paragoni lo poni tu, non lui." La voce accompagna lo sguardo: fredda, tagliente, scava la carne. "Sei tu che costituisci un caso unico, Farroukh, non ha senso confrontarti con gli altri. Né confrontare gli altri fra loro: la sorte altrui non ti riguarda."

Freddie sente il gelo dentro, come se le parole di suo padre fossero aghi di ghiaccio che si insinuano nelle fibre dell'essere per spezzarle. Perché ha ragione, ha ragione, ha ragione. Nessuno potrà mai negarlo: quello che è successo, che sta succedendo a lui non è normale.

"Vorrei conoscerlo di persona, questo Michael." Continua Bomi e Freddie per la sorpresa osa alzare la testa che ha nascosto nei capelli: coerentemente da passato come da vivo, suo padre ha sempre manifestato la ferma intenzione di mantenersi lontano dal jet-set nel quale aveva dovuto accettare obtorto collo che il figlio si fosse inserito.

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