Nuovi Antenati

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Ha sempre detestato questo genere di celebrazioni.

I tavoli rotondi dal diametro infinito, abbastanza lungo da rendere impossibile parlare con chi è seduto di fronte; la sala immensa, chiassosa, stipata di gente; un centinaio e più di persone che a quanto pare sono tutte parenti, ma delle quali sei fortunato se conosci — inutile illudersi di riconoscerne — una ventina; le imbarazzanti presentazioni a chi pretende che ti ricordi di lui, pur consapevole che l'hai visto l'ultima volta il giorno della cresima; il menu di dodici portate che causa allo stomaco il rifiuto anche del dolce preferito.

Oggi probabilmente non sarà molto diverso.

Quando Jim e i suoi arrivano al ristorante, il parcheggio antistante è già gremito di macchine. Un nutrito gruppo di persone gironzola e chiacchiera animatamente, formando e sciogliendo continuamente capannelli; qualcuno si abbraccia con calore, magari attraversando il piazzale a grandi passi per raggiungersi, tra esclamazioni di "Quanto tempo!" e "Chi si vede!"; tutti sono in abiti eleganti, gli uomini in giacca e cravatta e le donne in tailleur o in lungo.

Ci vogliono alcuni secondi prima che i parenti più lontani dalla porta notino l'arrivo del festeggiato e allora il cortile esplode in una gioiosa cacofonia di applausi, fischi e urrà.

"Jim! Jim! — Benvenuto, ragazzo mio, benvenuto! — Fatti vedere! Caspita che bel ragazzo! — Quanto tempo! Siamo così felici di rivederti!"

Un po' frastornato, lui si lascia spingere da un abbraccio all'altro, tra zigomi che sbattono ripetutamente contro i suoi, sorridendo a tutti con tale necessaria rapidità che di sicuro ha assunto un'espressione davvero ebete. In effetti, è più o meno così che si sente.

Non conosce quasi nessuno.

Più che a una cerimonia di famiglia, sembra di essere ad una festa di fine ciclo senior — di un'altra classe, però: come se fosse capitato per caso in mezzo a una compagnia di sconosciuti.
Poi guarda meglio e riconosce alcune facce. Facce, ad ogni modo, che non ha mai visto dal vivo, ma solo in fotografia ed esclusivamente in bianco e nero e piuttosto sfocate.

Dopo il suo abbraccio, una ragazza con i capelli nerissimi raccolti in una lunga treccia arrotolata dietro la nuca lo afferra saldamente per le spalle e lo scosta leggermente da sé per guardarlo meglio:

"Jim! Oh, Jim, come sei cresciuto!"

Il viso un po' squadrato e le guance piene non gli dicono niente, ma gli occhi verdissimi sono inconfondibili:

"Nonna Mughain" sussurra sorridendo nell'abbraccio.

La donna gli posa un bacio sulla fronte e una lacrima le appare all'angolo di un occhio.

"Ti ricordi di me, bambino mio?" Chiede con la voce incrinata. "Hai conservato qualche foto che ci siamo fatta insieme?"

Jim annuisce, confermando con entusiasmo. Certo, è passata quando lui aveva cinque anni e i ricordi che ne ha sono pochi e sbiaditi, ma a colori: non si tratta di foto. Ricorda le sue carezze, la voce che gli raccontava lunghe storie nel tentativo, spesso vano, di farlo addormentare per il pisolino pomeridiano... e soprattutto ricorda il sapore della torta al cioccolato liquorosa di cui a merenda gli serviva una fetta di nascosto dai genitori. Non ne mangia una così buona da allora.

"Te la preparo nei prossimi giorni, quando mi verrai a trovare!" Promette lei e il nipote non vede l'ora che arrivi quel pomeriggio e di scoprire quali altre storie ha da raccontare.

Neanche nonno Piaras è cambiato granché. Con lui ha trascorso qualche anno di più, era molto anziano quando è passato. Lui gli ha insegnato a giocare a carte e a bocce, lui gli ha fatto assaggiare la sua prima birra e lo ha messo a letto subito dopo per fargliela smaltire. A Jim sembra ancora di sentire le discussioni accese con il figlio, negli anni in cui frequentava il ciclo iunior: non voleva assolutamente che suo nipote entrasse in seminario. All'epoca, nonno Piaras era l'unico a sapere che gli piacevano i ragazzi: l'unico con cui aveva un rapporto abbastanza complice da dargli il coraggio di confidarsi senza temere di essere giudicato. A lui ha raccontato la sua prima cotta e il suo primo bacio, certo, un po' preoccupato per come avrebbe reagito: e con lui ha brindato per festeggiare, ridendo e arrossendo alle battutine maliziose. Chissà se questa consapevolezza ha influenzato l'opinione del nonno sulla carriera ecclesiastica: Jim non ha fatto in tempo a chiederglielo, né era in grado, a quell'età, di essere sicuro del motivo per cui, eventualmente, la riteneva inopportuna.

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