Atto di Dolore e di Coraggio

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"Ah!"

La fitta è intensa, pervasiva, ma non inaspettata. Parte dalle tempie, come al solito, stringendole in un cerchio d'acciaio; poi scende giù, più veloce della coscienza, si biforca, si irradia, si spande e alla fine raggiunge ogni singola caloria di quel grumo concentrato di energia che lui, come tutti i passati, chiama corpo.

Le conosce bene, ormai, e sa che dureranno finché si ostinerà su quei pensieri. Dovrebbe cacciarli via, distrarsi, ma stasera non ci riesce. Se non altro, il ricordo è meno doloroso della lettura diretta.

La sua Famiglia gli aveva consigliato di ignorarla, quella cartaccia da fuoco, ma ne era attratto irresistibilmente: voleva sapere, voleva vedere con i propri occhi, inconsciamente voleva, forse, pensare, per smettere più in fretta di essere razionale.

Erano state queste riflessioni ad insinuargli il dubbio di non avere diritto a scrivere quei testi. Aveva litigato ferocemente con la dirigenza della CBS per avere la possibilità di pubblicarli, innumerevoli volte li aveva minacciati di andarsene, più di una era stato sul punto di farlo... ma il dubbio, la paura e il rimorso sono esseri striscianti.

Se solo Easton, o qualcuno del suo staff, l'avesse capito, se l'avesse supportato...

No. Non è colpa di nessuno se non la sua: Freddie sa, oggi, di essere stato semplicemente un debole.

Se non ne conoscesse l'intimo motivo, se osservasse un altro artista dall'esterno, lo definirebbe un pennivendolo. Su questo, solo su questo, lui invece è stato almeno coerente. Qualche altro giornalista ben informato ha scritto che Freddie Mercury ha cambiato stile per venire incontro ai gusti del pubblico e vita perché, da vero artista, non può scrivere se non di ciò che prova sulla propria pelle. Gli ascoltatori gli hanno chiesto di cantare l'esistenza della rockstar e lui ha ripreso a esistere l'esistenza della rockstar, per sentirla più in profondità e scrivere testi sinceri.

Che peccato che i passati non possano riconoscere un'affermazione falsa, quando è dovuta a ignoranza della verità.

Il motivo per cui non ha più scritto di Jim si può sintetizzare in una sola parola: rispetto.

Ha impiegato fin troppo tempo per capire che quelle canzoni, affettuose, innamorate, appassionate nelle intenzioni, erano in realtà irridenti nei suoi confronti, crudeli perfino: una brutale presa in giro, un coltello rigirato nella piaga che lui stesso aveva inferto per prima, sale sparsoci sopra.

L'unico modo in cui poteva perpetrare la memoria di Jim era, forse è, ricordare l'inganno atroce che ha giocato ai suoi danni.

È impossibile descrivere le lunghe serate davanti alla TV omettendo quelle passate intrappolati in casa, sotto l'assedio della stampa; raccontare il viaggio in Giappone tacendo del primo a Monaco e dell'ultimo a Montreaux; velare con una metafora il riferimento a una lunga notte d'amore e ignorare il sicario silenzioso che aveva usato il suo corpo per colpire alle spalle.

E Freddie è stato troppo vigliacco per ammettere di essere stato complice.

È più facile nascondersi dietro un testo trasgressivo, o dietro la colonna sonora di un film di fantascienza, ottenebrare la mente in pubblico e in privato, descrivere quadri e commentare opere letterarie altrui.

Dove non si può mentire, ci si rifugia nel glissare, nell'ignorare verità scomode. Ci ha provato, perlomeno, facendo ostinatamente orecchie da mercante alla consapevolezza che il pubblico se ne accorge. Certo, non è durato a lungo, non poteva. Se una canzone scritta in prima persona racconta una notte di sesso sfrenato ed egoista che l'autore non ha mai vissuto, chi l'ascolta saprà che si tratta solo di un'invenzione; se si parla di fiumi d'alcol e coca offerta ai party, si metterà semplicemente a ridere, visto che si tratta di sostanze inesistenti da questo lato dell'angolo o inefficaci sui passati.

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