Perché gli è scappata l'inflessione di una domanda?
Freddie sa che suo padre gli vuol bene, che gliene ha sempre voluto: sa che si è sacrificato per lui, che ha assecondato i suoi talenti, che, benché malvolentieri, non ha ostacolato le sue scelte; sa che è orgoglioso di quello che ha ottenuto e dei traguardi che continua a raggiungere.
Ma è sufficiente per dire che lo ha amato?
Non si precipita a correggere l'impressione che ha indubbiamente suscitato, perché una risposta non l'ha e non potrebbe fingere di averla. Non vuole ricorrere a stereotipi, a frasi fatte, appellarsi a presunte "leggi di natura" che il più delle volte sono solo costruzioni della mente. Le risposte possono venire solo dall'esperienza, che a lui manca.
Non può comprendere quel genere di amore, quindi non può definirlo.
E lui, ha voluto bene a suo padre?
A questa domanda Freddie può rispondere: sì, immensamente. A lui, a sua madre, a sua sorella: l'anima non ha mai reciso i legami di sangue né mai lo ha desiderato e sa, nel suo nucleo più profondo, che lui non sarebbe mai diventato Freddie Mercury se fosse nato altri che Farroukh Bulsara.
Bomi inspira lungamente e poi butta fuori l'aria in fretta, sempre dal naso. Freddie si era preparato a un discorso lungo, invece sembra che non abbia più niente da dire. E' quasi sorpreso quando lo sente riprendere:
"Di certo ho voluto bene al figlio che volevo. Non so quanto bene ho voluto al figlio che ho avuto.
Volevo un figlio di successo, rampante, ricco e rispettato. Un figlio stimato dai suoi clienti e dall'opinione pubblica, uno che si prendesse a cuore il suo mestiere. Uno che tramite la professionalità e il lavoro duro si costruisse un nome e un patrimonio."
"E invece hai avuto un figlio squinternato e nomade e —"
"Ho avuto esattamente il figlio che volevo e quel figlio l'ho apprezzato e rispettato. E, a dirla tutta, ne ho anche approfittato." Soggiunge in tono amaro, aggrottando la fronte e scuotendo la testa come se tremasse. "E continuo a farlo. Abito in una bella casa, ho la servitù, porto vestiti di classe e guido una macchina di lusso. Posso farlo perché mio figlio guadagna incalcolabilmente di più di quanto avrebbe fatto se avesse seguito le mie orme, come pretendevo da lui."
Freddie aspetta in silenzio, sorreggendosi la guancia con la mano e il gomito sul bracciolo della sedia. Intuisce dove sta andando a parare il discorso e deve trattenersi davvero tanto per evitare un sorriso sornione: non vuole prendersi gioco di suo padre.
"Al figlio che non ha seguito le mie orme per superarle ho voluto bene e ne sono orgoglioso. Ma ho avuto anche un figlio che non ha percorso la mia stessa strada perché ha voluto cambiare rotta, che l'ha scelta e seguita pervicacemente a dispetto di tutti i tentativi fatti da me e da altri per riportarlo indietro."
"Per riportarlo sulla retta via... letteralmente." Freddie ridacchia a bocca ben chiusa, guardando Bomi in tralice.
"E invece tu hai preso un'altra piega." È rarissimo che Bomi risponda ai giochi di parole del figlio, ma in questo contesto è assolutamente inedito e di norma inammissibile. Freddie è sorpreso e spiazzato: si aspettava il rimprovero aspro, le orecchie tappate, l'ammonimento sibilato e ringhioso che "di quella storia noi non parliamo neanche dietro i muri".
Per la prima volta da quando suo figlio era adolescente, Bomi prosegue, apparentemente deciso a prendere di petto l'argomento che sfugge come la peste da almeno cinquant'anni. Freddie ha comunque una buona idea di cosa aspettarsi: espressioni più disgustate che scandalizzate, disperate e spaventate, dell'ira repressa del giudizio insindacabile.
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Round The Corner
FanfictionCapodanno 2010. Dopo 18 anni, Jim è sicuro di ritrovare Freddie, ma l'aldilà si rivela parecchio diverso da come gliel'avevano descritto in seminario da ragazzo. Grafica del frontespizio by @AnnaChierici9