Settantotto Giri

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"Aspetta, aspetta, aspetta! Non prendere quella, oggi!"

Jim è chino sul cruscotto della macchina quando la voce di Johnny lo raggiunge alle spalle, più allegra del solito. Un tuono esplode sopra le loro teste e lui si tira su e alza sconsolato gli occhi al cielo denso di nuvoloni color ferro.

"Perché verrà giù un temporale? Musica o non musica, se dovesse saltare la corrente bisognerà correre a riallacciarla per i phon..."

Lascia cadere la frase, perché Johnny sembra non averlo sentito. Lo prende per un braccio e lo letteralmente trascina dentro il negozio, dove le luci sono ancora prevalentemente spente: anche lui dev'essere appena arrivato. Attraversano la stanza quasi correndo e raggiungono lo strettissimo vano in fondo che ospita un attaccapanni con pochi pomelli e una corta mensola per appoggiare cappelli.

Se continua così, bisognerà allungarli, quelli... Jim si limita a pensare la frase, ma resta zitto per scaramanzia: negli ultimi mesi, i clienti sono leggermente aumentati, ma è ancora troppo presto per parlare di una tendenza stabile.

"Guarda cos'ho trovato ieri rovistando in cantina! L'avevo comprato decenni fa, ma poi è passato di moda e..."

Solo allora Jim nota l'oggetto illuminato parzialmente dalle lampade accese nella stanza principale.

Un imbuto di ottone riflette la luce, rimandandola indietro in lievi bagliori dorati. La cassa è di legno lucido, ottagonale, con colonnine decorative sugli spigoli e sulla faccia frontale il logo di un cane disegnato in foglia oro; la manovella ha l'impugnatura in avorio, o più probabilmente in osso, pensa Jim, anche se non riesce a dirlo con certezza. Sopra la cassa, il piatto, liscio e nero, è immobile e lo strumento resta silenzioso.

"Funziona ancora perfettamente, l'ho provato!" Johnny si frega le mani, euforico come un bambino a cui hanno regalato un nuovo giocattolo. "Ecco qua, c'erano anche i dischi e si sentono alla perfezione!"

Espone orgoglioso davanti a Jim una serie di custodie, presumibilmente contenenti i loro dischi; riportano alcuni nomi che lui ricorda vagamente di aver sentito sulla bocca di nonno Piaras e altri totalmente ignoti: Josephine Baker, Ducks Ellington, Scott Joplin. Jim sorride quando incrocia su una copertina lo sguardo di Fred Astaire e osa prenderla in mano con estrema cautela. È così piccola, rispetto ai vinili di quando era giovane lui, che immagina sia leggerissimo e per poco non se lo lascia sfuggire. L'imprecazione, invece, gli sfugge, eccome: non devono essere gingilli economici, quelli.

"Accidenti, quanto pesa!! Ma di che è fatto?! Non può essere vinile, è un mattone!"

"Non chiedermelo, non ne ho idea!" Risponde Johnny ridacchiando. Non sembra particolarmente preoccupato per il pericolo corso dal disco. "Quello che ti so dire è che la qualità è molto migliore di questa tua roba moderna... parlo di qualità del suono, non di stile musicale: piace molto anche a me quello che ascolti."

Non può non essere sincero e gli occhi di Jim brillano letteralmente: non ha mai osato nemmeno accennare a Johnny il vero motivo della sua passione per quel "quartetto di giovinastri", come lo definisce lui, ma gli è grato per aver imparato ad apprezzarli e consentirgli di ascoltarli. E Jim non sente di doverlo ricambiare, accettando di ascoltare la musica che gli propone: ad altri potrà sembrare antiquata, ma suo nonno gli ha insegnato ad amarla.

"Dovremo cambiarli spesso, se vogliamo avere musica per tutto il tempo, ma che importa? Siamo in due, non avremo entrambi ininterrottamente le mani intorno a una testa, presumo! Vuoi sentire quello? Dai, mettilo su!"

Jim scuote vigorosamente la testa, usando entrambe le mani per reggere la custodia per i bordi e restituire il disco al proprietario.

"Combinerei qualche danno... non ho mai usato dischi come questi. Ce li aveva mio nonno quando ero bambino, ma ovviamente non potevo toccarli..."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 17 ⏰

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