Il letto è immenso. Rispetto alle proporzioni della stanza ingombra di altri mobili quasi scompare, ma è alto, fin troppo fornito di cuscini e di un materasso altissimo e morbido che gli risulta scomodo. Freddie si gira e si rigira, incapace di prendere sonno. In passato, avrebbe dato la colpa al letto insolito o al jet-lag, ma sapeva e sa perfettamente che non ne hanno, proprio come lo sa adesso.
Quello che gli impedisce di dormire è il freddo.
Non vuole chiudere la finestra: sarebbe davvero un peccato non godersi la brezza leggera che porta il profumo dell'oceano e teme che non apporterebbe nessun beneficio. Il letto sarebbe gelido comunque, anche se chiedesse un piumone: non è quello il genere di calore che gli manca.
Gli manca da diciannove anni.
Ha avuto un'occasione, certo. Se avesse detto di sì a quel ragazzo, stasera, se, anziché tornare a Neverland, avessero trascorso la notte in un albergo a ore... non ci sarebbe stato bisogno di particolare lusso: anche il più infimo sarebbe stato incommensurabilmente meno freddo.
Sulla pelle, almeno.
Il nocciolo dell'anima, quello è un grumo di ghiaccio che nessun calore in qualsivoglia universo basterebbe a fondere.
È ghiaccio affilato, tagliente, spesso. Ogni notte di solitudine, un nuovo strato si aggiunge e dal novembre del '91 le notti sono state tante.
La speranza è sempre più debole. È onesto con se stesso, su questo punto: per i primi anni, ci ha sperato. Una fitta dolorosa lo attraversa, quando si pone per l'ennesima volta la domanda: è stato egoismo, il suo, e del più cinico e bieco? Quando è passato, la vergogna lo tortura ancora, ha fatto i calcoli: a lui dev'essere successo intorno al 1979 o 1980, ha cominciato a frequentare Jim nel 1985, perciò...
"Ah!!"
Non adesso, non qui! Non può trattenere il gemito di dolore e lo soffoca a fatica, affondando i denti nel labbro, il viso nel cuscino e piegandolo con le braccia intorno alle guance, così stretto che soffocherebbe, se potesse morire di nuovo. Deve allontanare quel pensiero, ora più che mai.
Un giorno o l'altro, lascerà correre la mente in quella direzione: un giorno non troppo lontano, forse. Vuole prima realizzare il progetto del quale ha ancora solo un'idea confusa: sarebbe il perfetto atto finale e l'inizio di un'esistenza definitiva... quella che merita.
Il disprezzo verso se stesso lo attanaglia, se ripensa a quell'attesa: si è mantenuto fedele a suo marito per anni, almeno fino alla fine del secolo, e per quale motivo?
Perché pensavi di rivederlo presto. Stupido, stupido, stupido: come hai potuto credere anche solo per un momento che lui volesse rivederti, risentire la tua voce, avere in qualunque modo a che fare con te?! Rivederlo presto... l'avverbio gli suscita un conato di vomito e stavolta deve correre in men che non si dica nel bagno privato: un'impresa non semplice da compiere discretamente, quando il dolore gli stritola i visceri e gli comprime i polmoni e la trachea. È la sensazione consueta, ogni volta che osa abbandonarsi a questi pensieri, la più atroce: un vuoto che lo risucchia da dentro, tirando e minacciando di spezzare ogni fibra, la sensazione di affogare o di essere stritolato da implacabili ruote dentate e l'istinto di sopravvivenza che lo costringe ad annaspare, mentre non vorrebbe altro che lasciarsi andare e disintegrarsi... nell'oblio, ma non sarebbe possibile. E allora nella memoria perenne, ossessiva, ottenebrante.
Perché tanto succederà, prima o poi. E allora sarà per sempre.
Non lo rivedrai mai, mai, mai più.
Fino a qualche mese fa, credeva di aver trovato un modo per scacciare questo pensiero e accelerare, magari, il momento in cui ne sarebbe rimasto uno solo.
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Round The Corner
FanfictionCapodanno 2010. Dopo 18 anni, Jim è sicuro di ritrovare Freddie, ma l'aldilà si rivela parecchio diverso da come gliel'avevano descritto in seminario da ragazzo. Grafica del frontespizio by @AnnaChierici9