Il camino è acceso e crepita fin troppo allegramente: un vero paradiso dopo il freddo in strada. La debole luce invernale non ha difficoltà ad entrare dalle ampie finestre e si lascia riflettere e scaldare dalle stoffe delle tende e dei divani, coordinati in una delicata fantasia sui toni del giallo. Freddie adorava quel colore. Ed aveva davvero il gusto di un esperto d'arte. Jim attraversa il salotto a passi lenti, assorbendo ogni dettaglio, come se fossero passati anni dall'ultima volta che ha camminato su quel tappeto, invece di alcune settimane. Tutto è stranamente pulito, ordinato e la razionalità fa una certa fatica a ricordargli che ormai da parecchio tempo non può più badare alla casa in maniera decente. Guardando con maggiore attenzione, riconosce la cura di sua madre, il suo modo di disporre i soprammobili, le piante in vaso che piacciono a lei, i quadri e gli specchi appesi secondo il suo gusto. Migliore di quello del figlio, deve ammettere. E' evidente che si occupa di questa casa da diversi anni, probabilmente da quel lontano giorno del 1996 in cui è passata. Jim crede di capire, ma ha ancora bisogno di conferme.
"Questa casa è... un doppione? Voglio dire... è identica a quella dove abitavamo prima, ma... insomma..." Ancora una volta lascia cadere la frase: gli è successo spesso nelle ultime ore. Il suo lessico sembra esteso quanto quello di un bambino dell'asilo e lo fa sentire irritato con se stesso: sei anni di vita condivisa con un poeta avevano migliorato enormemente le sue capacità espressive e ora, a quanto pare, è regredito a molto tempo prima. Ma, proprio come poco fa all'ospedale, la cosa non sembra infastidire Bridget.
"Tutto il mondo è un doppione, Jim. Un riflesso di quello che hai lasciato, per quanto imperfetto. O viceversa, se vuoi. Puoi riprendere la tua esistenza a partire dall'istante in cui sei passato, senza interruzioni. La tua casa è la stessa e così il giardino: vieni pure a vedere con i tuoi occhi."
Jim annuisce e accetta che sua madre lo porti a fare il giro delle stanze, come si usa con un ospite.
Tutto è identico. Le pareti dipinte di giallo vivo, le portefinestre ad arco, gli alberelli che circondano l'area ricoperta di ghiaia in cortile, nudi, ma chiaramente solo addormentati in attesa del primo sole per mettere le nuove gemme. Addossata all'esterno della parete di fondo, la piccola serra è calda e satura di vapore: le piante sono potate alla perfezione, verdi e rigogliose e non c'è traccia di erbacce, né un singolo parassita osa zampettare tra le foglie. Jim si frega le mani al pensiero di lavorarci di nuovo.
"Che ne dici, figlio mio, l'ho tenuta bene, finora?"
La voce di Donovan alle sue spalle lo fa trasalire. Resiste all'impulso di girarsi e si morde il labbro per non rispondere d'istinto. Se lo facesse, dovrebbe essere un "sì"; ma non vuole dare al padre la soddisfazione di ricevere un complimento. Non prima di aver chiarito come stanno le cose. In silenzio, con gli occhi bassi per evitare di incrociare i suoi, rientra dalla porta sul retro e segue Bridget verso il reparto notte.
E qui comincia a notare qualcosa di diverso.
Nella camera matrimoniale, nel vecchio letto di Stafford Terrace che lui e suo marito non hanno mai usato e nel quale, anzi, Freddie ha ceduto a qualche scappatella prima che la loro relazione diventasse seria, ora dormono i suoi genitori. Le sue cose sono state portate in una delle due stanze singole, quella arredata sui toni del celeste dove, secondo i progetti fatti al momento dell'acquisto, avrebbe dovuto dormire Phoebe e che è stata invece la camera da letto di sua madre negli ultimi anni prima di passare. Lì, sul comò, fanno bella mostra di sé alcune foto incorniciate d'argento. In una, Jim e Freddie, impeccabili in jeans e giacche di pelle, ridono insieme nel backstage di Budapest; di lato, troppo vicino all'obiettivo per essere bene a fuoco, si intravede qualcuno dei ricci castani di Brian. Un paio sono state scattate durante il viaggio di nozze, rispettivamente nei giardini del Palazzo d'Oro e dentro un vagone dello Shin Kan Sen: non sono in posa e gli occhi di Freddie si guardano intorno, visibilmente estasiati dai panorami. In un'altra, Jim è sdraiato con una comodità scomposta sul divano di Garden Lodge, con indosso una tuta di felpa sformata, la testa in grembo a Freddie seduto e Goliath pigramente arrotolato sopra la pancia. Immagini che si sfocano quando istigano le lacrime a salire di nuovo, calde e brucianti. Nel tentativo di trattenerle, Jim esce di corsa dalla stanza, ma, fatti pochi passi nel corridoio, si blocca.
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Round The Corner
FanfictionCapodanno 2010. Dopo 18 anni, Jim è sicuro di ritrovare Freddie, ma l'aldilà si rivela parecchio diverso da come gliel'avevano descritto in seminario da ragazzo. Grafica del frontespizio by @AnnaChierici9