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«Vai su, non avere paura» come se fosse semplice «Facile per te dirlo» sbuffo mettendomi una mano tra i capelli ribelli, li strapperei in questo momento, giuro. «È solo il tuo subconscio a farti credere di avere paura, tu un po' te ne intendi di queste cose, dovresti saperlo meglio di me» ribatte Luca con tono dolce e pacato.

È vero questi comportamenti e queste situazioni le ho lette in diversi forum e libri, e le capisco. Ma questo non vuol dire che io riesca a metterle in pratica su me stressa. Non so proprio come faccia lui a stare ancora qui dopo un'ora di lamentele da parte mia.
«Devi farcela Bea, fallo per me» continua a dire con gli occhi nei miei, e io non resisto proprio a quella sua richiesta, così giro le chiavi dell'auto e l'accendo.
Un piccolo sorriso di vittoria spunta sulle sue labbra morbidi e invitanti, quelle di colui che pur di non farmi andare più a lavoro a piedi per colpa del coglione di Fabio, si sta sorbendo tutte le mie paure della guida e dei pensieri strambi, tipo quello di ritrovarmi schiantata a un albero. Per non parlare del fatto che ha messo a disposizione per le lezioni di guida la sua macchina, e tutti sanno quanto lui tenga alla sua BMW. Il suo gioiellino, la sua bambina. Spero davvero di non combinare guai, non credo mi perdonerebbe mai. «Ora piano accelera» comanda con tono calmo ma autoritario «guarda la strada però» mi ammonisce subito dopo visto che lo stavo guardando.
È vero lo guardavo, ma solo per contemplare il fatto che in tuta è super sexy, mi distrae. Dopo un sonoro sbuffo da parte mia per il suo sguardo insistente mi volto a malincuore e guardo la strada avanti a me.
Abbiamo scelto un posto poco movimentato per iniziare, almeno le figure di merda nel caso, le faccio solo con lui e pochi passanti, non che sia poco, ma meglio di niente, no?

Attraverso quelle stradine che in realtà mi sembra di conoscere come le tasche dei miei pantaloni con disinvoltura, senza l'ansia che mi aspettavo di avere non appena mi fossi avviata. «Hai visto che c'è l'hai fatta?» Domanda entusiasta Luca appena mi fermo e parcheggio.

Non me lo aspettavo nemmeno io a essere sincera. «Perché ci sei tu» ribatto triste dal pensiero che da sola non riuscirei nemmeno a mettere le marce «e poi questa zona è quasi deserta, nessuna macchina circola, soprattutto a quest'ora del pomeriggio. Quando mi ritroverò un camion davanti cosa faccio?» Lo guardo come una bambina imbronciata facendo sparire dal mio volto il sollievo di esserci riuscita, ma si sa, io sono così, mi creo problemi probabilmente inesistenti mentre lui affianco a me sorride comprensivo «Hai appena cominciato, questo è già tanto per te, un passo per volta» suggerisce lui accarezzandomi la guancia delicatamente con il pollice un po' ruvido della sua mano «Non ti merito» dico e lo penso sinceramente.

È un ragazzo sempre presente nella mia vita e lo dimostra il fatto che ha passato un'altra notte con me, tra baci e parole dette all'orecchio, quelle che ti fanno venire i brividi al primo sussurro. Poi lo dimostra il fatto che oggi ha passato la mattinata con me nonostante le mille chiamate di sua mamma, che poverina, giustamente preoccupata, chiedeva dove fosse stato tutta la notte. Ho dovuto quasi cacciarlo via per farlo pranzare a casa sua, ma è tornato nemmeno un'ora dopo con una barretta di cioccolato e con la pazza idea di farmi guidare.

«Sono io che non merito te» risponde lui con fare ovvio come se io avessi detto una cazzata micidiale pronunciando quelle parole. «Non dirlo nemmeno per scherzo» non so per quale motivo dica un'assurdità del genere, ma se c'è una persona che merita ogni parte di me e della mia essenza è lui. «Ora andiamo?» Continua frettoloso cambiando discorso, segno che non mi dirà nulla nemmeno se io mi impuntassi. Così annuisco e scendo dal lato del guidatore per far sì che sia lui a riportarmi a casa.

Alle otto in punto sono al Keep Calm, accompagnata da Alessandro. A quanto pare è diventato così amico dei miei compagni che gli hanno raccontato tutto prima di me. E pensare che inizialmente non lo potevano nemmeno vedere.
Ricordo ancora quando Giulio mi ha messo in guardia dai tre ragazzi, e nemmeno lì conosceva personalmente come ora. Anche se per carità, Alessandro aveva davvero la fama del seduttore come i suoi amici, e le canne i primi mesi che l'ho conosciuto anche lui le faceva, ho visto i suoi occhi rossi più volte, quindi non voglio difendere nessuno. Posso solo affermare che il fatto che io sia qui con lui, mandato da chissà quale dei miei amici, mi rende felice.

«Perché non mi dici chi ti ha detto di Fabio?» Chiedo prima di scendere «Forse perché è la prima volta che me lo chiedi?» Scuote la testa rassegnato, e in realtà nonostante la sorpresa di vederlo fuori casa mia la domanda, mi è nata solo ora. Mi aveva detto solo "oggi ti porto a lavoro Bea" ed ero stata felice perché almeno avrei passato con lui qualche minuto per parlare. Poi mi ha chiesto se avevo novità da parte del coglione e con disattenzione ho risposto di no. Solo pochi secondi fa mi sono resa conto che io non avevo detto a lui ancora nulla e quindi era stato qualcun altro a parlare per me. «Hai ragione, ora me lo dici?» Chiedo scrutando le sue iridi verdi «Luca» sentenzia lui guardandomi «me lo ha detto lui» continua come se non avessi afferrato. E io se non fosse lui a dirmelo che è una persona di cui mi fido, non ci crederei.

Credevo fosse stato Giulio, o magari Claudio ma non lui. Non so bene perché, ma sarebbe stata l'ultima persona a nominare nel caso in cui avrei dovuto provare.

«Ti ha detto anche di venire e portarmi a lavoro?» Domando curiosa «In realtà mi ha chiesto inizialmente solo quello, poi io volendo sapere il motivo di tanta premura ho insistito sul perché, e mi ha raccontato del messaggio» si ferma un secondo «e del resto, che però io sapevo già» ovviamente si, lui sapeva del precedente e anche Dylan.

Ah Dylan, oggi inevitabilmente lo vedrò. Non gli ho mai dato false speranze, però il fatto di sapere che in realtà ci avesse visto lungo su me e Luca un po' mi fa sentire in colpa. Come se avessi mentito ogni volta che ho risposto "No" alla domanda "Tra voi due c'è qualcosa?". Ma per quanto ambigua possa sembrare la situazione, era la verità.

Saluto Alessandro con un abbraccio, con la promessa che più tardi sarebbe passato con Alan e Derek e scendo dall'auto, portandomi con me tutto il calore e il senso di tranquillità che lui riesce a trasmettermi ogni volta.


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