𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚜𝚎𝚟𝚎𝚗

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Midoriya's POV

Questa sera il mio umore pare differente rispetto a quello delle intere giornate trascorse in precedenza. Infatti, a differenza di queste, dopo cena, piuttosto che isolarmi come sempre faccio, mentre quasi tutti dormono, ho deciso di aiutare a sparecchiare la tavola, insieme a Kirishima, che per tutto il tempo non fa che parlare, facendo battute o raccontando aneddoti della sua vita.

Come al solito non ho ascoltato tantissimo i suoi discorsi, né tanto meno riso alle sue battute, ma la sua compagnia si è comunque rivelata piacevole.

Anche Ashido e Jiro sono rimaste con noi, ma hanno, rispettivamente, lavato e asciugato le stoviglie sporche.

Pur non essendo stanco al termine della giornata appena passata, una volta giunto in camera e posata la testa sul cuscino, in breve tempo mi addormento, abbandonandomi alla comodità del mio letto.

La mattina seguente, la sveglia non tarda a uonare, tanto che alle sette sono già in piedi, ma avendo in compenso tutto il tempo necessario per prepararmi, durante il quale mi lavo, mi vesto e faccio colazione.

Esco dal dormitorio con quindici minuti di anticipo rispetto al suono della campanella e, quando ne mancano appena cinque prima di quest'ultimo, giungo a destinazione e prendo posto, sistemando nel modo più ordinato possibile il mio materiale. 

Le ore di lezione oggi passano in fretta, malgrado le ore di matematica siano parse eterne; Present Mic e Midnight, la quale abbiamo conosciuto oggi e sarà la nostra professoressa di spagnolo, invece, hanno reso la loro lezione così piacevole che il tempo è volato. Esco dalla classe con il solito scopo di andare in mensa ma, in un primo momento, resta solo uno scopo, in quanto qualcosa, o meglio qualcuno, mi ferma.

"Nerd" mi richiama la sua voce dura, che non sentivo da un po'.

Lo guardo, puntando le mie iridi nelle sue, implorandolo con esse di lasciarmi stare, ma a quanto pare è inutile. Quando mi guarda, infatti, il suo sguardo è così spaventoso, che basta a farmi capire che, assecondare le mie preghiere, non è tra le sue intenzioni.

Non dice niente, se non il suo "tsk" abitudinario e mi lascia lì a fissarlo, in attesa che faccia o dica qualcosa, per poi andarsene, uscendo dall'aula. Per un momento, in me qualcosa è scattata:ho sperato in qualcosa, anche se non so dire esattamente cosa; poi ho pensato volesse spaccarmi la faccia, ma sbagliavo in entrambi i casi.

Esco anch'io e vado in mensa, come avevo prestabilito, e, come d'abitudine mi avvicino al bancone, dove incontro inaspettatamente il bicolore insieme ad altri compagni che, proprio come me, stanno ordinando il pranzo.

"A che ore oggi?" rompe il ghiaccio tra noi, prendendo il suo vassoio, mentre si volta per andare a sedersi.

"Quindici" rispondo secco, compiendo il suo stesso gesto.

Istintivamente lo seguo, e finisco per sedermi al suo fianco. Accanto a noi, dopo poco, si accomodano altri membri della classe, che cominciano a commentare il riso, che oggi non è buono come i giorni passati.

skip time

Quattro colpi secchi alla porta, alla quale mi avvicino con una lentezza paragonabile a quella di un bradipo e, una volta raggiunta, la apro, trovandomi davanti Todoroki, come mi aspettavo, che non ha fatto un attimo di ritardo, stupendomi a causa della sua puntualità, pari a quella di un orologio svizzero.

Lo lascio entrare, aspettando che l'atmosfera che si respira tra noi cambi, anche solo grazie ad un'insignificante e breve frase. Si guarda intorno, nonostante la mia stanza non abbia nulla di speciale e non sia particolare e ordinata come la sua.

"Ti piace All Might?" chiede, avendo, forse, guardato tutto ciò che si riferisce a lui e che è presente qui dentro.

"La risposta è davanti ai tuoi occhi" rispondo a testa bassa, con tono cupo, pensando si stia prendendo gioco di me.

Non dice niente, mentre io continuo a guardare un punto fisso sul pavimento e ascolto il suono dei suoi passi, camminare da un'estremità delle pareti all'altra.

"Iniziamo?" 

"Si"

Il suo sguardo, inizialmente, si posa sulla scrivania, dove c'è il mio quaderno di matematica aperto, che lascia intravedere degli esercizi svolti a metà.

"Ti serve una mano?" domanda indicandolo, puntando poi i suoi occhi eterocromatici nei miei.

"No, tranquillo" rispondo gesticolando nervoso, per poi chiudere il quaderno con un movimento rapido.

Si siede sul pavimento, seguito da me che faccio lo stesso, accomodandomi di fronte a lui, dopo aver tirato fuori da un cassetto il materiale di italiano, due penne, due matite e una gomma.

L'empatia, eh?

"Hai già pensato a qualcosa?" domando.

"Non molto, tu?"

"Si" affermo, poi, posizionando il mio quaderno davanti ai suoi occhi.

"Ho scritto a matita, così se-"

"Ho capito" dice per poi cominciare a leggere.

"Non male" commenta una volta finito, porgendomi nuovamente il quaderno.

"Cosa potremmo aggiungere?"

Alza lo sguardo e comincia a osservare il cielo, così come faccio anch'io quando quell'ispirazione che occorre manca.

"Ci sono" esclama d'improvviso, quasi facendomi sobbalzare, per poi prendermi nuovamente il quaderno dalle mani.

Afferra la matita e comincia a scrivere qualcosa. Passano lunghi e lenti minuti e, quando finisce, me lo porge, incitandomi con lo sguardo a leggere. Principalmente mi soffermo sulla sua scrittura, ordinata, bella e a dir poco perfetta, se messa a confronto con la mia che, pur non essendo male, è comunque differente, in senso negativo.

Non ci sono cancellature sulla mia parte, ma solo delle virgole che non avevo inserito, e la parte scritta da lui, unita alla mia, danno vita a qualcosa che, per una volta, mi rende fiero di me.

"Mi piace" affermo, soddisfatto.

Fino alle diciotto e trenta, non facciamo che correggere, revisionare, cambiare parole e sostituirle con altre, e leggere in continuazione il nostro ricco ma breve testo.

Il risultato finale mi rende pienamente soddisfatto e, dopo aver dato gli ultimi ed essenziali ritocchi, lo ricopiamo in bella copia.

Quando finisco poso la mia penna sul pavimento, poiché siamo rimasti seduti sulla sua superficie fresca per diverse ore e, quando Todoroki si alza, prendendo le sue cose per uscire, lo richiamo balbettando.

"T-todoroki" 

Solleva un sopracciglio, come per chiedermi cosa voglia da lui.

"P-per matematica, q-quindi, potresti a-aiutarmi?" domando incerto, senza guardarlo.

"Certo" risponde con tono rassicurante, posando nuovamente le sue robe.

Ci risediamo sul pavimento, e posiziono quaderno e libro di matematica davanti a noi. Mostro al bicolore i punti in cui mi sono bloccato, e lui, senza esitare, mi spiega ogni passaggio, facendomi così capire gli esercizi.

Quando guardo l'orologio sgrano gli occhi: sono le ventuno e abbiamo saltato la cena, per giunta a causa mia.

"S-scusami" dico con voce tremante.

"Non preoccuparti, non avevo fame"

"Dimmi un po' - esordisce puntando i suoi occhi su di me -. Tu e quel tipo, Bakugo, siete amici?" chiede indicando la foto raffigurante me e Kacchan.

"N-no, non più, c-credo"

Annuisce, senza chiedere ulteriori spiegazioni, il che è un bene per me, che probabilmente non ne avrei date.

"Adesso vado - apre la porta. - Buonanotte, Midoriya"

"Buonanotte, Todoroki"

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora