𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚒𝚏𝚝𝚢

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Midoriya's POV

"Com'era il film?" domanda il mio ragazzo una volta fuori dal cinema.

"Niente di entusiasmante" rispondo quasi apaticamente.

La verità è che, nella mia testa, per tutta la durata del film, era impressa una chioma bicolore, ma è stato tempo perso, poiché la mia mente non ha ricordato altro riguardo a quel ragazzo.

Cammino davanti al viola, che si limita a seguirmi in silenzio. Dovrei dirgli di quanto accaduto?

No. Forse, almeno per un po', dovrei cercare di capire da solo ciò che è successo e potrebbe succedere.

Chiamare il dottore sarebbe senza dubbio la soluzione migliore, eppure qualcosa mi dice di non farlo, o di aspettare ancora un po'.

Improvvisamente mi torna in mente la reazione avuta da Todoroki nel momento in cui non sono stato in grado di riconoscerlo. Perché reagire in quel modo? Sono davvero così importante per lui? E lui lo è per me?

"Mh, Hitoshi - mi fermo in mezzo alla strada, seguito dal viola -, per caso, sai dirmi qualcosa su Todoroki?" domando guardandolo fisso negli occhi.

"No, perché?"

Il suo tono è freddo, ma allo stesso tempo titubante. O è solo una mia impressione?

Ignoro la sua risposta con un'ulteriore domanda alla mia domanda, e riprendo a percorrere il percorso davanti a me. Perché, d'un tratto, quel ragazzo è insistentemente nella mia testa?

Una mano afferra la mia e mi fa voltare. Il mio sguardo incontra quello del ragazzo dalla chioma viola, ma non so dire cosa trasmette: è indecifrabile. Questo, un attimo dopo, fa scontrare i nostri busti, e stessa sorte spetta alle nostre labbra, che restano a contatto per poco. Ci stacchiamo, e ci limitiamo entrambi ad un sorriso. È tutto così strano. Cosa dovrebbe trasmettere un bacio?

Giunti ai dormitori, ognuno raggiunge il proprio. Le domande continuano a sorgere, e quelle vecchie mi incuriosiscono sempre più.

E se fossi pazzo? Se quella scenetta che si è proiettata nella mia mente, fosse solamente un breve e banale film?

Mi butto sul divano con le mani tra i capelli, che prendo scompigliare con fare fin troppo nervoso. Nella stanza c'è un certo via vai tra la cucina e i tavoli; probabilmente è quasi ora di cena, perciò qualcuno si sta dando da fare.

Il mio sguardo cerca quello eterocromatico del ragazzo che, da qualche ora, domina la mia testa, ma non lo riesce a trovare. Resto steso sul divano, con gli occhi fissi sul soffitto. E se l'ideale fosse passare del tempo con lui? Sarebbe d'accordo o sarei solo respinto?

Mi scompiglio nuovamente i capelli, mi volto da una parte all'altra del divano e, infine, finisco in terra, provocando un tonfo che attira l'attenzione di tutti.

"È-è tutto a-apposto" affermo imbarazzato, massaggiandomi il fondo schiena, mentre lentamente cerco di rialzarmi.

"Sempre il solito, eh?" domanda retoricamente una voce alle mie spalle.

La sua voce.

Volgo lo sguardo a lui, e gli occhi mi si illuminano appena incrociano i suoi. Il calore pervade il mio corpo, giungendo fino alle mie guance, che si tingono di una tonalità di rosso.

Una sua mano si allunga, facendomi ricordare del giorno in ospedale in cui per la 'prima volta' lo vidi. Questa volta la afferro, e la sua mi tira, facendomi rialzare completamente.

"Grazie" affermo timidamente, mentre lascio andare la sua mano. In quel tocco c'era un filo di malinconia, tristezza e calma allo stesso tempo.

"Ti va di fare due passi?" domando, tappandomi immediatamente la bocca.

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora