𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚒𝚏𝚝𝚢 𝚝𝚑𝚛𝚎𝚎

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Midoriya's POV

"Dici che abbiamo fatto un buon lavoro?" domando al bicolore, mentre osservo il pavimento ormai lucido, nel quale a breve potrei specchiarmi.

"Suppongo di sì" mi sorride, per poi buttarsi all'indietro sulla prima sedia libera che trova, ormai esausto. È comprensibile, dal momento che siamo stati più di un'ora e mezza a pulire senza mai fermarci.

"Hai deciso, quindi, con chi verrai al ballo?" domando all'improvviso senza neanche rendermene conto. Quelle parole sono uscite da sole dalla mia bocca, mentre in cuor mio spero che la sua risposta possa essere un'ulteriore domanda alla mia. Forse sbaglio a pensare così tanto a lui, eppure non posso farne a meno.

"Penso che ci andrò da solo"

La mia espressione si tramuta improvvisamente in una più triste e malinconica all'udir di quelle sei parole, pronunciate con una nota di nostalgia nel tono, accompagnate infine da un flebile sospiro.

"T-todorki ma-"

"Va bene così, Midoriya - mi interrompe sorridendomi in seguito -. Va bene così"

Un attimo dopo, in seguito a quella frase per niente rassicurante, si alza e comincia a camminare, recandosi verso la stessa porta da cui è entrato. Io non posso che osservarlo mentre pian piano si allontana da me, lasciandomi accanto a quella sedia, rimasta adesso vuota.

Ma una figura gli sbarra la strada e due mani si posano sul suo petto e lo spingono all'indietro, mentre io non perdo tempo ad identificare la persona che si cela dall'altro lato come il mio ragazzo.

Deglutisco alla sua vista, in preda alla paura per ciò che potrebbe succedere a distanza di pochi secondi a partire da ora, ma decido di restare in disparte, almeno in un primo momento.

"Caro, carissimo Shoto, che piacere vederti" esordisce con un tono di voce piuttosto alto, attirando l'attenzione di buona parte dei presenti, mentre aumenta il terrore che ho in corpo.

In seguito sussurra qualcosa di impercettibile alle mie orecchie a pochi centimetri dal viso di Todoroki, scatenando una reazione fisica da parte di quest'ultimo, che si fionda su di lui ma lo lascia immediatamente per non aggravare le cose, nonostante glielo si legga in viso che vorrebbe andare avanti.

Hitoshi ride beffardo, facendosi sentire in ogni angolo di quella palestra, mentre l'ira del bicolore sembra salire a dismisura. Tuttavia, però, questo evita di rispondere, probabilmente a causa del quirk dell'altro.

"Dai, Shoto, parlami! Dì qualcosa, sfoga la tua rabbia, non vorrai mica tenerti tutto dentro?" comincia a provocarlo, senza alcun risultato.

Lo afferra per il colletto della maglia, sollevandolo di poco dal pavimento, mentre il contatto visivo che li lega non viene distolto per un solo attimo da nessuna delle due parti. I miei occhi, invece, si spostano da una figura all'altra, sperando che tutto ciò termini con la stessa velocità con cui è iniziato. Guardandomi intorno, tutti osservano la scena incuriositi, ma nessuno sembra avere intenzione di fermarli o di chiamare qualcuno. Potrei farlo io, eppure le mie gambe sembrano impossibilitate dal muoversi.

Le provocazioni continuano, ma nessuna riesce a far uscire una sola parola dalla bocca del ragazzo tenuto a mezz'aria. Un pugno, seguito da un altro, tocca ferocemente la sua faccia fino a che la sua schiena aderisce al pavimento.

Una chiazza rossa, che dopo un po' assume un colore violaceo, si forma sulla guancia del bicolore, che la tocca in un primo momento e poi cerca di rialzarsi come se nulla fosse, come se quel dolore non l'avesse provato.

"Dovevate stare lontani, Shoto. Eppure non è successo, quindi, questa volta, sarai tu a non farla franca"

"Pensi davvero che colpirmi in questo modo possa essere vantaggioso per te? Fammi male quanto vuoi, ma sappi che nessun dolore sarà mai paragonabile a quello che mi hai fatto provare quando mi hai portato via tutto ciò che avevo"

Quelle parole, fuoriuscite tutte d'un fiato dalla bocca del bicolore, hanno fatto drizzare in un istante i peli sulla mia pelle. La scena si fa più tesa, eppure le mosse di colui che è in terra non sembrano essere controllate.

"Tutto ciò che avevi?" domanda Hitoshi al ragazzo, fingendo di non capire ciò di cui quest'ultimo stia parlando.

"Midoriya - si volta verso di me Todoroki - cosa ricordi di me?" domanda lasciandomi totalmente spiazzato. Improvvisamente la mente sembra offuscarsi del tutto, non riuscendo a scavare alla ricerca di qualche memoria. Senza neanche rendermene conto, il mio sedere finisce a contatto col pavimento, mentre io mi rannicchio su me stesso cominciando a versare qualche lacrima.

"Cosa dovrebbe ricordare di te? Tu non eri nulla per lui, se non un semplice conoscente. Sei tu che stai cercando di portarmi via tutto" contrabbatte il viola avvicinandosi a me, fino a raggiungere la mia altezza. La sua mano destra mi tocca la spalla, ma i singhiozzi si fanno sempre più forti, e strozzarli diventa sempre più complesso.

"Izuku, alzati. Andiamo via da qui.." - sussurra a pochi millimetri da me -. "Questa gente è pazza, non farti influenzare da ciò che dicono. Vieni con me, ti porto a casa"

"Lasciami stare" rispondo a quella frase, che sembra esser stata pronunciata con tutta la falsità possibile.

"Non sai cosa stai dicendo. Dai, vieni" insiste cominciandomi a tirare il braccio con una delicatezza che non gli è mai appartenuta.

"Ho detto che devi lasciarmi, lo vuoi capire o no con che non voglio stare con te?" sbraito sollevando il capo, portando il mio sguardo arrabbiato sulla figura presente alla mia sinistra.

"Credi a loro e non a me? Izuku, ragiona, ti prego" continua, senza smuovermi minimamente.

"Razza di idiota - strilla di colpo la voce di Kacchan dall'altro lato della palestra, facendomi sobbalzare, come sempre, dallo spavento e attirando l'attenzione di tutti su di sé - come puoi dire tali fesserie? Lui - indica il bicolore - non era niente per il nerd? Come fai a dire certe stronzate così facilmente?"

I suoi passi avanzano lenti verso di noi, mentre il suo sguardo è fisso sul pavimento. Il tono di voce è alto, e ogni parola riecheggia più volte nell'intera stanza.

"Quel ragazzo ha sofferto troppo in passato, anche a causa mia. Non vorrei mai che qualcuno gli faccia ancora del male!" continua il biondo. Con quella affermazione, altre lacrime si sono fatte strada lungo le mie guance, mentre un sorriso è nato sul mio volto. Mai avrei pensato che quel ragazzo, apparentemente scontroso ma con in fondo un gran cuore, avrebbe mai detto qualcosa di simile.

"Persino le pareti sono a conoscenza del rapporto che c'era tra loro, e se potessero parlare di sicuro mi darebbero ragione. Perciò smettila, smettila di tenere a lui per gioco, o per motivi di cui non vogliamo saperne nulla. Un vero uomo non si comporta così" si accoda il rosso, continuando il discorso cominciato dal porcospino.

"Voi siete pazzi, un branco di matti." commenta il viola prima di alzarsi e uscire da quell'immensa stanza a passo svelto, ma con il suo solito sorrisetto in volto.

Lui non era niente per il nerd? Come fai a dire certe stronzate così facilmente?

Persino le pareti sono a conoscenza del rapporto che c'era tra loro.

Ora tutti quei ricordi hanno più senso.

ANGOLO DI UNA PERSONA BASSA

[1180 parole]

la storia è quasi giunta al termine. non so dire con esattezza quanti capitoli restano, ma manca davvero poco. mi dispiace perché mi ci sono affezionata, ma sicuramente me scriverò altre che spero apprezzerete :3

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora