𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚠𝚎𝚗𝚝𝚢 𝚏𝚒𝚟𝚎

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Midoriya's POV

Qualcosa, alla destra del mio materasso, trema ininterrottamente; o sarebbe meglio dire qualcuno, così sbatto ripetutamente e involontariamente le palpebre, sbadiglio e apro gli occhi, notando una figura stesa di fianco a me.

Ti credo.

Todoroki.

Dopo quella conversazione, ieri sera, siamo entrambi crollati perché troppo stanchi, nonostante non fosse stata una giornata particolarmente impegnativa.

L'orologio, illuminato da un fascio di luce proveniente dalla finestra della mia stanza, segna le 4:39. Mancano pochi minuti alle cinque; probabilmente c'è l'alba e, se non mi riaddormenterò, sarò più che felice di ammirarne la bellezza, malgrado la stanchezza che mi avvolge.

La sua luce, seppur fioca, risalta lievemente il volto angelico del bicolore, che osservo quasi incantato, per una quantità di tempo a me impercepibile. I suoi capelli sono spettinati, i ciuffi bicolore mischiati tra loro e le labbra semi-aperte. Il lenzuolo lo copre per metà e, supponendo che il suo tremolio sia dovuto a questo, tiro verso l'alto quella distesa di stoffa, accertandomi che avvolga completamente il ragazzo.

L'unico rumore che si ode nella stanza è quello delle lancette dell'orologio che si muovono.

Distolgo lo sguardo e chiudo gli occhi, ma risulta difficile non distrarsi a causa del sole che sta sorgendo, e il non riuscire a prendere sonno mi porta a voltarmi ripetutamente da una parte all'altra. Comincio a sudare a causa dei troppi movimenti e, ormai stufo, mi alzo, cercando di non svegliare il ragazzo di fianco a me.

Apro la finestra, tanto quanto basta per potermi affacciare. Era da tanto che non osservavo le sfumature del cielo e del sole mescolarsi tra loro. È un panorama che mi ha sempre trasmesso serenità, e in questo momento sta facendo la medesima cosa.

I miei gomiti sono fermi sul davanzale, mentre la mia testa è tra le mie mani. La mente è piena di pensieri, e anche solo tentare di scacciarli è inutile. Che poi si sa. Tra di essi prevale una persona, e sappiamo tutti di chi parlo. Volgo lo sguardo a destra, notando il suo volto più illuminato di prima.

Che bello che è.

Scuoto la testa nervoso.

Resto così ancora un po', finché non decido di tentare ancora una volta di addormentarmi.

Chiudo la finestra, facendo sempre attenzione a non far rumore, e successivamente mi infilo sotto le coperte. Poso la testa sul cuscino, dò un ultimo sguardo al bicolore e chiudo gli occhi, addormentandomi all'istante.

skip time

Due mani mi scuotono ripetutamente, accompagnate da frasi che non riesco a metabolizzare per bene. Farfuglio qualcosa di incomprensibile e sbadiglio rumorosamente, senza aprire gli occhi.

"Dai, broccolo, alzati" afferma il ragazzo, seduto sul materasso.

"Non chiamarmi così" sbotto, sbadigliando una seconda volta.

"D'accordo, broccoletto"

Affondo la faccia nel cuscino, mentre lui se la ride di gusto.

La sua risata.

"Mi alzo" dico stiracchiandomi, dopo aver assunto la sua stessa posizione. Posa una sua mano sulla mia testa, per poi scompigliarmi i capelli più di quanto già siano. Lo fulmino con lo sguardo, provocando così una lieve risata da parte sua, che mi scalda il cuore.

Non deve farmi questo effetto.

Non sono in grado di amare, né tanto meno di essere amato.

"Che facciamo oggi?" domanda, poggiando una mano sulla maniglia della porta della mia stanza.

Faccio spallucce, e in quell'istante il mio sguardo finisce sui piedi della scrivania.

"Devi andare?" domando a mia volta.

Annuisce, facendomi alzare dal letto.

"Puoi restare? Solo cinque minuti"

Sorride e torna da me.

"Tutto il tempo che vuoi"

Prendo tra le mani ciò che c'era nel punto in cui era finito il mio sguardo.

"Non li abbiamo ancora aperti" affermo dandogli il regalo comprato per lui, con un filo di imbarazzo nel tono e le gote arrossate.

Si siede sul pavimento, seguito da me, che rabbrividisco al contatto con esso e sono rimasto con solo il suo pacchetto tra le mani. Lo osservo, mentre scioglie con cura il fiocco realizzato dalla commessa di quel negozio, per poi togliere la carta. Compio il suo stesso gesto, senza smettere di guardarlo, anche se con la coda dell'occhio.

"Ma sul serio?" domanda ridendo.

"Cosa c'è di strano?" domando, quasi deluso dalla sua reazione.

Il suo sguardo si sposta su ciò che ho tra le mani, ricordarmi così di aprire il suo pensiero. Tolta la carta, sollevo il coperchio della scatola, osservando così il contenuto. Mi sbatto una mano in faccia divertito, afferrando poi quel ciondolo.

"Abbiamo scelto la stessa cosa, da quanto vedo" esclama con lo stesso tono di prima.

"Dai su, sembra che tu abbia visto un fantasma. Non ti fa piacere?"

Non dò tanto ascolto a ciò che dice. Piuttosto, indosso la collana, ripetendomi mentalmente che potrebbe essere per noi una sorta di simbolo.

"Midoriya" mi richiama.

Sollevo lo sguardo, ritrovando il suo viso a pochi centimetri dal mio. Tutto ciò mi fa arrossire maggiormente, per non parlare di ciò che accade dopo. Il mio corpo, in una frazione di secondo, è steso sulla supercifice gelida, e il peso del ragazzo è distribuito su di me.

"Tre"

"Due"

"Uno"

"VIA"

Lo guardo interrogativo, ma la mia espressione si tramuta immediatamente. Scoppio in una fragorosa risata nell'esatto momento in cui comincia a solleticarmi.

"B-bas-ta" lo imploro tra una risata e l'altra, ma non sembra darmi ascolto, dato che continua.

"P-per fav-ore" continuo.

"Ok ok, hai vinto" risponde, staccandosi.

"Ma almeno ho visto il tuo sorriso"

Cosa?

Lo guardo incredulo, mentre la sua espressione è sorridente.

"Ho detto qualcosa di sbagliato?" domanda incerto, ma con la stessa espressione.

"Ho sorriso?"

Annuisce e mi guarda storto.

"Non succedeva da tanto" abbasso lo sguardo.

<Rimarrai solo, chi potrebbe mai volere una nullità come te?>

Ho gli occhi colmi di lacrime, che minacciano di voler uscire, ma non voglio che mi veda in uno stato del genere. Successivamente, però, sento un tocco delicato. Le sue mani toccano le mie guance e mi sorreggono il volto, "costringendomi" a guardarlo.

Una goccia d'acqua salata percorre la mia guancia, ma prima che possa cadere, viene asciugata dal polpastrello del bicolore.

"Sorridi più spesso - afferma -. Mi piace quando lo fai" commenta.

Non dico niente, ma lo guardo con aria felice. Sorrido ancora, e la cosa più bella è che un gesto sincero. Lo abbraccio, stringendolo a me più che posso. La mia testa aderisce perfettamente al suo petto, mentre lui ricambia la mia stretta.

Forse è arrivato il momento di ammetterlo, che provo qualcosa per te.

Che senso ha, ancora, soffocare i miei sentimenti?

"Grazie, davvero"

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora