𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚝𝚑𝚒𝚛𝚝𝚎𝚎𝚗

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Midoriya's POV

È mattina, è tardi e ho passato un'intera mattinata a dormire. Questa volta, per fortuna, però, avevo disattivato la sveglia.

Mi alzo svogliatamente, mi stiracchio e alzo la tapparella, venendo accecato dalla forte luce del sole, che si trova nel bel mezzo di un cielo completamente azzurro, privo di nuvole.

Nonostante la sua presenza, però, fa freddo, ragione per cui indosso una delle mie solite felpe larghe. Più precisamente, ne scelgo una bordeaux, che non ho mai indossato prima d'ora. Il suo calore mi invade non appena la infilo, e quel senso di freddezza si fa via via più lontano.

Mi reco al piano terra, dove trovo quasi tutti i miei compagni apparecchiare la tavola. Guardo l'orologio, realizzando in questo modo che è mezzogiorno. Sapevo di aver dormito più del solito, ma non immaginavo così tanto.

Strofinandomi un occhio vado verso un divano, sul quale mi ci butto con la stessa delicatezza di un elefante, facendo quasi sobbalzare coloro che si erano accomodati prima di me.

"Buongiorno" afferma una voce conosciuta e femminile proveniente dalla mia destra, che mi porta a guardare in quella direzione, cercando in seguito di mettere a fuoco la figura di colei che mi ha rivolto la parola.

"Buongiorno, Uraraka" rispondo, dopo aver focalizzato la sua immagine.

Mi guardo intorno, cercando tra i miei compagni gli occhi etero cromatici e i capelli bicolore di Todoroki, senza risultato: non è ancora qui.

Quell'abbraccio, avvenuto qualche ora fa, comincia a riproiettarsi nella mia mente, riportando a galla quel ricordo non troppo lontano, e facendomi mettere ancora una volta alla ricerca di un modo per mandarlo via.

"Perché sei arrossito?" domanda Kirishima, sorridente.

"N-non me ne sono a-accorto" rispondo.

Dannazione, Todoroki.

"Buongiorno" esclama poi una voce, che riconosco immediatamente, la sua.

"Ragazzi, è pronto!"

Mi alzo da quel soffice materasso, andando verso un tavolo, e mi siedo, senza badare troppo a chi ho davanti. Ma, dopo un attimo, sono costretto a farlo, dato che la persona di fronte a me è il biondo.

"Un altro posto no?" sbotta, senza guardarmi.

Mi alzo nuovamente, intenzionato a cambiare posto, ma è lui stesso che mi ferma, pronunciando le seguenti parole:

"Lascia stare, resta"

Rimango stupito da quanto stato appena detto, e soprattutto dal tono calmo che ha usato, ma faccio come mi ha 'ordinato'.

Mentre mangio, cerco di non guardare troppo il ragazzo seduto davanti a me: la sua presenza mi mette a disagio, quasi in soggezione, che vorrei alzarmi in fretta da qui e coprirmi la faccia con un cuscino, così da non guardare più nessuno.

"Stavo pensando, qualcuno ha voglia di uscire?" propone, Ashido, euforica. "Potremmo andare al centro commerciale!"

"Se la risposta è sì, vi avverto. Io, le vostre buste, non le porto" afferma Kaminari, provocando una risata generale.

"Ci riuniamo qui alle diciassette, siate puntuali" dice, infine, Asui.

Ci alziamo da tavola, e ognuno di noi si reca verso la propria stanza, ma non prima di aver risistemato la tavola. Faccio lo stesso, ma mi si piazza davanti uno strano scenario. Kacchan si è avvicinato a Todoroki e hanno cominciato a parlare, salendo insieme insieme le scale. Cerco di origliare, ma è impossibile, date le urla dei miei compagni, provenienti dai piani superiori.

Sono le quindici, e il tempo per una doccia, che mi aiuti a non pensare a niente per un po', non manca. Prima di recarmi in bagno, per fare quanto deciso, prendo dal mio armadio dei vestiti per uscire.

Afferrati un paio di jeans nero, una maglietta bianca e una giacca, mi dirigo in bagno e, una volta lì, mi fiondo sotto la doccia dopo essermi levato gli indumenti di dosso.

L'acqua scorre lenta e calda su di me, facendomi rilassare. Lavo prima i capelli e successivamente il corpo e, una volta finito, esco da lì per asciugarmi.

Mi vesto in fretta, e mi piazzo davanti allo specchio, per sistemare i capelli. Stranamente, riesco ad ordinarli e, soddisfatto del mio lavoro, torno in camera per indossare un paio di scarpe.

Guardo l'orologio, sono le sedici e trenta.

Decido di andare da Todoroki senza una valida motivazione, perciò mi precipito sulle scale e, raggiunta la sua porta, busso. Mi apre in fretta ma, inaspettatamente, lo trovo indossante solo un jeans dello stesso colore del mio. Arrossisco, e me ne rendo conto grazie al calore in viso che si manifesta in un batter d'occhio.

"S-scusa" balbetto, senza smettere, come un idiota, di guardare la sua corporatura muscolosa. Ridacchia e mi invita ad entrare, cosa che faccio, per poi sedermi sul letto.

"Me la passi?" domanda, indicando una maglietta rossa presente sul letto.

La afferro, gliela lancio e lui la prende, ringraziandomi, per poi indossarla. Successivamente, prende una boccetta da uno scaffale, ne spruzza il contenuto, ed è allora che capisco che si tratta di profumo. L'aroma di ciliegia in questo momento sta invadendo le mie narici, cosa che non mi dispiace affatto.

Nessuno dei due proferisce parola, ma meglio così, perché non ho argomenti di cui parlare a disposizione, e ancora non mi spiego perché io sia venuto qui. 

"Andiamo?"

"Si"

Usciamo dalla sua stanza, e lo osservo attentamente come un bambino mentre chiude la porta a chiave. Posiziona queste ultime in tasca e poi scendiamo la rampe di scale, che ci conducono al piano terra.

Aspettiamo che tutti arrivino e usciamo, recandoci al centro commerciale, come stabilito in precedenza.

"Ho bisogno di vestiti. Taaaanti vestiti" afferma Uraraka, coinvolgendo in quel discorso Yaoyorozu, Asui e il resto delle ragazze.

"Voi dovete comprare qualcosa?" domanda Mineta, guardando me e il bicolore, un po' in disparte rispetto al gruppo. Quest'ultimo fa spallucce, mentre io mi limito a dire:

"Forse passo dal negozio di fumetti".

"Ti piacciono i fumetti?" domanda Kaminari, avvicinandosi a me.

"Ne vado matto" rispondo, imbarazzato, ma al contempo un po' felice, capendo dalla reazione avuta dal ragazzo l'interesse comune che ci lega.

"Anch'io, amico" risponde ancora, posizionando un braccio sulle mie spalle.

Amico.

"Se ti va, ci andiamo insieme" continua, poi.

"A questo punto, dividiamoci" proprone la rosa.

Non faccio tanto caso alle divisioni, se non a quella del mio gruppo, formato da me, Todoroki, Kirishima, Kaminari e Kacchan. La meta è il negozio dei fumetti, dato che io e Kaminari ne stavamo parlando pochi istanti fa.

"Ne hai davvero così tanti?" domanda sbalordito, mentre entriamo.

"Si, alcuni li ho qui. S-se ti va un giorno t-te li m-mostro" affermo, titubante.

"Sarebbe stupend- AAAAA QUEL FUMETTO! DEVO ASSOLUTAMENTE COMPRARLO" strilla improvvisamente, attirando l'attenzione di tutti i presenti, seppur completi sconosciuti, che per un attimo lo hanno guardato male.

Kacchan si sbatte una mano in faccia, mentre Todoroki si gode la scena nel suo angolino, ridacchiando.

Mi avvicino ad uno scaffale, allontanandomi dai ragazzi che, in questo momento, sono con me, prendendo un fumetto tra le mani e cominciandolo a sfogliare.

"Nerd" mi chiama inaspettatamente Kacchan.

"Guarda un po' qua"

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora