𝚌𝚑𝚊𝚙𝚝𝚎𝚛 𝚏𝚘𝚛𝚝𝚢 𝚜𝚎𝚟𝚎𝚗

196 14 10
                                    

Todoroki's POV

Osservo per qualche secondo le figure davanti a me, cercando di capire se sia un'allucinazione oppure no e, quando la più possente tra le tre si accorge di me, mi si avvicina.

Quei centimetri che ci separavano si azzerano, unendo i nostri copri in un abbraccio. Mai mi sarei aspettato qualcosa del genere da mio padre che, in tutti questi anni, non mi ha mai toccato in questo modo.

"Figlio mio, ho temuto di perderti" afferma con la voce rauca, mentre mi stringe forte al sé.

Siamo sicuri che questo sia mio padre?

"Todoroki, diamine. Che spavento ci avete fatto prendere!" esclama il rosso con un tono di voce alto abbastanza da farsi sentire.

Mi allontano da mio padre per guardare in faccia i miei due compagni, e le espressioni dipinte sui loro volti suscitano preoccupazione, rabbia, tristezza e tante altre sensazioni di cui ora sarebbe inutile parlare.

"Che è successo? Insomma, parla!" sbrocca Bakugo, afferrandomi per le spalle e scuotendomi.

"Non mi sono fatto niente - serro i pugni lungo i fianchi -, ma Izuku.."

Cerco di spiegare quanto accaduto, ma calde e salate lacrime fuoriescono dai miei occhi e percorrono le mie guance, bagnandole. Giungono al mento e cadono in terra, una dopo l'altra, quasi formando un piccolo lago invisibile ai miei occhi.

"Forse ha perso la memoria. Non lo so, non voglio capirci niente, sto pregando qualsiasi persona possa ascoltarmi che non sia realmente così. Non voglio si dimentichi di me, di noi. Non lo sopporterei" racconto tutto d'un fiato, mentre quelle goccioline scorrono ininterrottamente.

Un altro abbraccio, quello di Bakugo, un altro che mai mi sarei aspettato in vita mia.

Ma metto da parte questi pensieri banali e ricambio la sua stretta, finendo per piangere sulla sua spalla e bagnando quella porzione di camicia, mentre spero di essere in un sogno e di potermi svegliare da un momento all'altro.

"Todoroki Shoto, sei tu?" mi richiama una voce femminile.

Lascio stare anche il biondo e mi volto, trovando di fronte a me una donna giovane che sicuramente lavora qui, vista l'uniforme che indossa, quasi identica alla mia.

Non le dò tempo di dire altro, ed esaudisco la mia unica richiesta, quasi sul punto di inginocchiarmi pur di venire accontentato.

"Voglio vederlo" affermo con la voce rotta dal pianto.

Abbasso il capo, mentre l'attesa di una risposta è paragonabile al tempo che i professori impiegano per correggere dei semplici compiti in classe. La donna sospira, un suono perfettamente udibile in questo momento, che riecheggia nella silenziosa ed enorme stanza.

"Per favore, ne ho bisogno.."sussurro con quella poca forza che mi è rimasta. Le mie ginocchia cedono, e nel giro di pochi secondi mi ritrovo in terra, in preda ad una crisi di pianto, circondato dai quattro, aventi lo sguardo fisso su di me.

Una mano mi accarezza dolcemente i capelli. Un tocco sconosciuto e a me nuovo, che mi viene spontaneo associare all'infermiera. La sua piccola mano mi si posiziona davanti agli occhi, come se mi stesse chiedendo di afferrarla. Lo faccio, e la donna mi trascina con sé, conducendomi verso una meta a me ignota. Il braccio rimastomi libero lo uso per asciugarmi le lacrime. La bocca non si apre e non riesce a dire niente rispetto a quanto vorrebbe.

Il braccio mi copre la visuale, poiché preso dallo strofinarmi gli occhi ancora umidi.

"Solo cinque minuti" afferma improvvisamente la sua voce, mentre io non sono ancora a conoscenza del posto in cui mi trovo.

Quando il braccio torna nuovamente lungo il fianco, mi ritrovo davanti ad una vetrata, sempre che si chiami così. Al di là di essa giace Izuku, steso su un lettino, ricoperto di bende e accerchiato da medici e strani macchinari, diversi da quelli presenti nella stanza in cui mi sono svegliato.

I capelli gli ricadono sugli occhi e, anche se a distanza, le sue lentiggini sono ben evidenti. Sorrido debolmente, nonostante dentro sia colmo di negatività. D'altro canto, però, unita ad essa c'è la speranza, ed io non smetterò, neanche per un attimo, di sperare che tutto vada per il meglio.

Poso una mano sulla superficie di vetro, cominciando a bisbigliare ripetutamente il suo nome, come se potesse servire a qualcosa. Sorrido per la seconda volta, anche se è non è neanche l'ultima cosa che in questo momento vorrei fare.

"Si sveglierà?" domando alla donna al mio fianco, che si limita ad un cenno del capo e mi accarezza la schiena.

Torno addolorato nella mia stanza, dentro la quale mi aspettano mio padre e l'altra coppia. Mi butto sul letto, che sarà 'mio' finché non mi permetteranno di uscire da qui.

"Senti, Shoto.." esordisce nuovamente mio padre, restando sullo stipite della porta.

"Immagino non sia il momento adatto per dirlo, ma ho riflettuto su quella cena, su quanto accaduto" continua, alternando lo sguardo tra me e il pavimento.

"Sei mio figlio, l'amore non si sceglie, e tu sei libero di amare chi vuoi, a patto che ti renda felice. Volevo dirti, semplicemente, che accetto la tua relazione con quel ragazzo e-"

"Papà, ti ringrazio" lo interrompo.

"Ma non so se tra me e lui continuerà ad esserci qualcosa. Dopotutto, chi ha detto che si ricorderà di me?" pronuncio amaramente quelle parole, tentennando prima che fuoriescano dalla mia bocca, e rendendomi conto della mia incoerenza. Sbaglio, o qualche minuto fa ho detto che non avrei smesso di sperare?

"Ma sei scemo? Idiota, andrà tutto bene. E anche se dovesse andar male, sistemeremo tutto. Siamo amici o no?" sbotta Bakugo.

"Sicuro di essere in te? Hai appena ammesso di avere degli amici" lo stuzzica il rosso, facendomi ridacchiare alla sua sorta di provocazione.

Il biondo gli sorride, affermando successivamente: "Si, hai capito bene, e non lo ripeterò una seconda volta".

Restano con me fino a tarda notte, e per un po' riesco a distrarmi, anche se non del tutto. In un modo o nell'altro, la mia mente finisce sempre al ragazzo steso nel lettino.

Ora sono solo nella mia stanza, ad osservare l'oscurità del cielo mentre unisco le stelle tra loro come fossero puntini.

Tuttavia, quella quiete svanisce dopo poco.

Un medico apre la porta, ma non entra nella stanza. La sua mano resta sulla maniglia, e le sue gambe salde sull'ingresso. Mi guarda incerto per pochi istanti, ma dopo un attimo dalla sua bocca fuoriescono quelle tre parole che accendono in me un ulteriore briciolo di speranza.

"Si è svegliato"

ANGOLO DI UNA PERSONA BASSA

[1068 parole]

𝐆𝐥𝐢 𝐨𝐩𝐩𝐨𝐬𝐭𝐢 𝐬𝐢 𝐚𝐭𝐭𝐫𝐚𝐠𝐠𝐨𝐧𝐨 | 𝖳𝗈𝖽𝗈𝖽𝖾𝗄𝗎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora