Capitolo 29

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Sono trascorsi giorni. Aprile ha fatto il suo ingresso, portando con sè giornate calde e soleggiate, che lasciano sognare un'estate ancora molto lontana.

Eden non è dell'umore.
Negli ultimi giorni siede all'ultimo posto del tavolo dei Grifondoro, isolata da tutti, china sui suoi libri.
Ha delle grosse occhiaie, ed effettivamente non dorme da quasi tre notti.
I suoi capelli sono confusionari, tenuti sù da una matita.
Dinanzi alla sua colonna storta di libri, c'è una tazza fumante di tè alla menta, il suo preferito.

Gli appunti di Astronomia, di Antiche Rune e di Artimanzia, il libro di Pozioni e il tema di Difesa contro Le Arti Oscure, che sta terminando proprio in quel momento, fanno da tovaglia alla sua solita colazione triste.

In quel momento, una mano le solletica la spalla, facendola sobbalzare.
« Oh, per Godric! April! » borbotta, portandosi una mano sul petto.

La Tassorosso siede al suo fianco, spostandole gli appunti e raggruppandoli in un unico fascicolo.
« Avevo detto che dovevi metterti sotto con lo studio, ma non in questo modo! Hai un aspetto terribile , tesoro. » le dice, spostandole una ciocca di capelli dietro l'orecchio.

Eden socchiude gli occhi, abbandonandosi per un attimo a quel gesto di dolcezza.
« Preferisco impazzire qui sopra, piuttosto che affrontare lo schifo che ho intorno! » ammette Eden, riacciuffando il tema di Difesa, lasciando scorrere gli occhi ormai stanchi sulle righe trascritte da sè stessa.

April le sfila di mano la pergamena, meritandosi un'occhiata di stizza da parte dell'amica.
« Lo sai che non mi piace vederti cosi. » le dice, e capisce che Eden non farà nulla per ribellarsi, anzi, porta le mani tra i capelli, chinando la testa.

« Sono stanca. Stanca di tutto, April. » afferma, con tono lagnoso.
In quel momento, Rose entra in Sala Grande. Lo sguardo fiero e altezzoso come sempre.
Cammina decisa verso il suo solito posto, salutando April con un sorriso enorme.

Eden solleva piano il capo, guardandola allontanarsi.
Non l'ha neanche minimamente osservata. Era come se fosse diventata tutto ad un tratto invisibile.

April sospira pesantemente.
« Dovrete chiarirvi, voi due! » ammette, rigirando la tazza di caffè latte tra le mani.

« Le ho chiesto scusa decine di volte! Non mi risponde neanche. È come se fossi parte delle tende al baldacchino. Non mi guarda, mi evita come la peste! »

April solleva un sopracciglio.
« Le hai mollato un ceffone, Eden.. »

« E lei mi ha dato della cagna in calore e.. non farmi ripetere tutto quello che mi ha detto quella sera, perchè lo sai. Io avrò anche reagito male, ma lei ha esagerato. Sono, anzi, ero, la sua migliore amica! Avrebbe dovuto capirmi come fai tu! » Eden sbotta, per poi lasciar scorrere lo sguardo su Babs Nott, che appena entrata in Sala Grande, la prima cosa che fà, è guardare verso il tavolo dei Grifondoro.

Eden abbassa lo sguardo, ignorandola, come sempre nell'ultimo periodo.
April se ne accorge, ma fa finta di nulla.
« Io ti capisco... non mi è difficile farlo. » risponde, guardando fisso la bevanda bollente tra le dita.

Eden in un primo momento sospira, ma poi, rendendosi conto della risposta dell'amica, aggrotta la fronte.
« Perchè non ti è difficile? »

April arrossisce sulle gote.
E Eden, in un breve momento, ci rivede sè stessa.
La luce dei suoi occhi, il tremolio alle mani, le guance rosse.
« C'è qualcosa che devi dirmi? » le domanda, con tono velato.

April scuote la testa, per poi carezzarsi le punte dei capelli.
« No, assolutamente. Dico solo che ti capisco. Se ti piace... »

« Non mi piace. » afferma Eden, nuovamente irritata.
Porta alle labbra la sua tazza di tè sorseggiandola.
Ma per poco non si brucia la lingua; Babs Nott è seduta di fronte a lei, al tavolo dei Serpeverde.
I suoi occhi sono spenti, privi di qualsiasi emozione, ma fissi sulla sua immagine.

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