Capitolo 24

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Noemi

Siamo agli inizi di ottobre, non mi aspettavo di poter passare così tanto tempo lontano dalla mia amata Londra. Qui a Milano ho conosciuto delle persone bellissime, amici e amiche che mi porterò dentro per sempre, ho trovato un lavoro in una caffetteria, l'ho dovuto fare per potermi pagare l'affitto della piccola casa, che in quest'ultimo tempo è stato il mio rifugio.
Sono passati ormai quasi due mesi dalla mia partenza, quasi due mesi dall'ultima volta che ho visto Sofia, le ragazze, dall'ultima volta che ho visto Harry. Chissà se il mio ricciolo ha provato a chiamarmi, se mi ha cercata, se si è preoccupato, oppure se si è soltanto dimenticato di me: queste domande mi tormentano da un po' di giorni, non so perché, non so cosa sia.
Ci siamo detti di esserci innamorati l'un dell'altro, ma non abbiamo mai reso ufficiale ciò che c'era tra di noi... e se non mi avesse aspettata?
Forse è arrivato il momento di tornare a casa. Qui, nella bellissima città italiana ho scoperto nuove mentalità, nuove persone, caratteri, nuovi sogni: tutte cose che sicuramente mi porterò per sempre dentro; chissà se mia madre è andata a cercarmi, chissà cosa le avrà detto Sofia.
Adesso non ci voglio pensare, voglio godermi i miei ultimi giorni qui, a Milano, in compagnia delle mie avventure e delle persone che, fin da subito si sono dimostrate speciali.

Ho imparato tante cose in quest'ultimo tempo; ho imparato che gli errori si fanno per imparare da essi, ho imparato a perdonarmi per essere stata così stupida, ingenua. Ho imparato che una seconda possibilità tutti possono averla, che nessuno mai smetterà di cambiare, maturare e crescere. Ho imparato che il valore delle piccole cose è più importante di qualsiasi altro gesto, che il passato è passato e che non tornerà più come un demone a farsi vivo dentro di me. Ho imparato a guardare avanti a testa alta, perché io valgo, e nessuno potrà mai dirmi il contrario.
Io sono qualcosa per qualcuno, sono una persona, ho i miei valori e nessuno me li potrà mai togliere.
Nessuno potrà mai decretare la persona che sono io, se non io. Semplicemente io.
Mai.

Avrei desiderato fare tutto ciò con Harry, con la persona di cui ancora oggi e a distanza di due mesi sono innamorata. Con quel ragazzo che mi è entrato dentro senza chiedermi il permesso e che ancora vive in me come un fuoco che arde, al quale buttiamo benzina di continuo, giusto per riscaldarci e non farlo spegnere. Harry per me è questo, lo è e sempre lo sarà; voglio tornare a casa e correre tra le sue braccia, correre da lui e non lasciarlo andare più.
Forse sono stata egoista perché ho pensato solo a me stessa: non alle ragazze, non a colui che si era innamorato di me, non a colui che ha sempre avuto paura dell'abbandono.
Spero che tutti loro possano perdonarmi.
E se così non fosse? Se la mia decisione avesse deciso per me sul mio futuro? E magari su una mia prossima relazione con il bello e dannato Harry?
Ho paura, ma solo il tempo e il mio rientro a Londra potranno darmi risposte certe...

Come ultima serata qui a Milano mi aspetta una cena con i miei amici, Chiara, Mattia, Gabriele, Martina; quest'ultimi, da subito, non mi hanno abbandonata un momento se non quando avevo bisogno dei miei spazi. Mi hanno fatto conoscere questa bellissima città e mi hanno aiutato a scoprire una passione che non credevo di avere, l'amore per la scrittura: se oggi so cosa voglio fare è solo grazie a questa città e a queste persone.
Nessuno si era mai soffermato, con vero interesse, a chiedermi cosa davvero amassi fare, cos'è che avrei voluto fare con costanza, con amore, cos'è che mi risultasse tanto facile e poco faticoso, perché veniva così, da solo, a invadermi la mente e il cuore.

Adesso che so cosa voglio fare del mio futuro, non mi aspetta altro che tornare da quelle persone che, sbagliando, ho lasciato così, senza una reale spiegazione.

Forse in questi mesi mi sono chiusa in me stessa, ammetto di essere un po' cambiata: questo viaggio mi ha cambiata per sempre.
Ho fatto un tatuaggio sul costato con scritto "Amati Sempre", perché è ciò che ognuno di noi, ogni giorno, deve fare. Perché nonostante i nostri sbagli, nonostante non ci piacciamo, nonostante le offese, gli inganni, le parole dette senza senso, nonostante la voglia che manca di alzarci la mattina perché troppo tristi, nonostante lo stare male per amore e non mangiare, dobbiamo amarci, sempre.
Nonostante il passato, le ferite, gli sbagli.
Siamo noi a dover convivere con noi stessi per sempre, se per prima non ci amiamo da soli, chi altro potrà farlo?

Tutto ciò mi ha dato la forza di andare avanti nonostante la mia voluta solitudine. Ho tagliato un po' i capelli, adesso mi arrivano poco più giù delle spalle, ma sono sempre neri. Ho iniziato a truccarmi più pesantemente di prima, mi metto l'eye-liner, un rossetto rosa chiaro, fondotinta e un po' di terra sul viso. Ho ripreso qualche chilo perso in qualche strada sperduta di Londra e devo dire che mi sento a mio agio con me stessa.
Allontanarmi dalle sofferenze ha fatto uscire una parte di me che non sapevo esistesse.

Sono nuova e la nuova Noemi adesso è pronta per tornare a casa.

Preparo le ultime cose dato che domani mattina presto ho il volo per tornare nella mia amata città. In tarda serata mi metto nel letto cercando di addormentarmi.
L'ansia e l'agitazione per il mio arrivo a Londra ritardano il sonno, ma comunque verso mezzanotte già dormo come un ghiro.
La sveglia sul mio comò suona, segando le ore 06:00; è arrivato il momento di tornare a casa: Londra, sto arrivando!
Mi trucco, mi vesto, e metto le ultime cose in valigia; indosso una maglia corta a maniche lunghe che lascia scoperto il mio tatuaggio, un paio di jeans neri stretti e un giubbotto pesante rosa chiaro, anch'esso corto, mentre ai piedi le mie amatissime nike bianche.

Arrivo all'aeroporto verso le 07:30, alle 09:30 il volo partirà e mi porterà laddove ho lasciato tanto dolore. Sono pronta? Riuscirò a non farmi abbattere dai dolori passati?
Non ci resta che scoprirlo, voglio vivere la mia storia d'amore, voglio vivere le mie amicizie, voglio buttarmi nel mondo della scrittura; voglio fare tutto ciò che non avevo il coraggio di fare prima, ma per prima cosa, voglio vedere il mio Harry.

Mentre sono in aereo butto giù delle parole che, una volta scritte, comprendo il senso che hanno acquisito.

Come il mare che bagna la sabbia, come poggia per campi aridi, come sangue per il cuore, tu questo, sei per me.
Un sogno dal quale mai, mai vorrò svegliarmi; perché tu mi hai dato le ali, le ali per volare in alto come un Albatros, le ali per inseguire i miei sogni e tornare a giacere qui, accanto a te, che sempre mi hai aspettato.

Mi accorgo di essere atterrata quando le persone iniziano ad alzarsi. Il cuore inizia a battermi forte nel petto, ma cerco di controllarlo. Verso le 11:30 di mattina, sono davanti alla porta della mia vecchia casa e non so cosa fare, entro con le chiavi?
Suono il campanello?
Ci sarà Sofia a casa?
Con le mani tremanti cerco di suonare il campanello, non faccio in tempo a rassicurarmi che la porta davanti a me si apre rivelandomi quel viso che tanto mi era mancato, quegli occhi azzurro cielo, quei capelli neri come i miei, quegli abbracci.
La mia Sofia, davanti a me, incredula in ciò che vede: mi era mancata.

Mi si fionda addosso abbracciandomi e io faccio lo stesso con lei.
Mi ero dimenticata le sensazioni che si provavano tra le sue braccia, mi ero dimenticata tutto questo.

"Mi sei mancata, polpetta" dico tra le lacrime di felicità.

"Anche tu stronza". Ricevo in risposta.

L'ho fatta soffrire, preoccupare, ma il suo "stronza" so che non è una parola qualunque.
È la parola che ci ha unite e che mai ci separerà.

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