Capitolo 42

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Io, Sofia e Niall rimaniamo diverse ore a chiacchierare per quanto siamo felici, ognuno per i propri motivi; mi rendo conto che il tempo con loro passa troppo veloce perché quando guardo l'orologio noto che é mezzanotte passata, e io domattina, alle sette, devo aver aperto il BookBar. Saluto i miei amici e vado a dormire.
Domani sarà una giornata molto stancate, sia perché mi devo svegliare all'alba per andare al lavoro, sia perché inizierò a buttare giù qualche idea per la "festa d'addio" della mia coinquilina e per ultimo, ma non meno importante, arriverà il tecnico delle telecamere per impiantarle in tutto il perimetro di casa, così da poter stare più tranquilla, specialmente ora che rimarrò da sola.

Il sonno non tarda ad arrivare e pian piano mi addormento.
É una nottata movimentata la mia, perché i sogni che faccio sembrano proprio essere realtà...

L'ultima cosa che mi ricordo é che mi sono addormentata nel letto, la finestra chiusa e le coperte tirate fin sopra la testa; un uomo alto, muscoloso e con il viso coperto dal buio della notte si avvicina a me con fare lento e tranquillo. Non riesco a capire chi sia, mi é molto difficile mettere a fuoco i suoi lineamenti. Sarà per il buio o per il vino bevuto poco fa, penso tra me e me.
Non comprendo il mio comportamento, perché nonostante ci sia un uomo in casa mia non mi sento minimamente minacciata, anzi. Mi sento al sicuro, protetta, a casa. Quando il ragazzo in questione si siede nel bordo del letto sento il materasso sprofondare dato il suo peso: ancora una volta non riesco a conferirgli un'identità, ma quando alza il braccio e posa la mano sul mio viso ottengo una conferma. Non importa se non riesco a vederlo in faccia, non importa se non riesco a capire chi sia, importa invece il momento. Le emozioni, le sensazioni.
La nonna mi ha sempre detto che le persone che ti vengono a trovare nel sonno e non tentano subito di farti del male allora sono persone buone, angeli scesi sulla terra per starti accanto, accompagnarti nella vita e proteggerti. Ecco perché non ho paura di questa figura; ho pochi ricordi della nonna, ma tutti con un insegnamento importante.
Se lo diceva lei allora é vero.

L'ombra inizia ad accarezzarmi il volto, con dolcezza, con amore. "Chi sei?" domando tra uno sbadiglio e l'altro senza ottenere una risposta.
"Lo so che non vuoi farmi del male chiunque tu sia".

Non ottengo risposte dall'altra parte, nessuno parla, tutto tace; l'uomo continua ad accarezzarmi il viso per in tempo indefinito fin quando si alza dal letto staccandosi da me e provocandomi brividi di freddo per tutto il corpo. Il suo tocco caldo crea una voragine nel mio petto, un vuoto che da tempo non sentivo e con la stessa calma con la quale é entrato nella mia stanza, se ne va...

Mi sveglio di soprassalto, i brividi di freddo hanno preso possesso di tutto il mio corpo, il sogno mi ha destabilizzato troppo, talmente sembrava reale. Mi guardo intorno per assicurarmi che non ci sia nessuno nella mia stanza quando noto la maniglia della finestra girata in orizzontale: ho di nuovo lasciato la finestra aperta oppure é entrato di nuovo qualcuno in casa? Il suo tocco era caldo, vivo; il sangue gli scorreva nelle vene me lo sento.
Lo conosco io quel tocco, l'ho già sentito sulla mia pelle anche se dubito che sia di Harry. Da quello che ho capito non si trova nemmeno più qui a Londra, e poi non avrebbe motivo di comportarsi così con me.

Mi alzo dal letto pronta ad iniziare una nuova giornata anche se rimango frastornata dalla nottata. Finalmente oggi verranno ad installarci le telecamere e potrò stare più tranquilla.
La giornata al lavoro procede come ogni giornata, a tratti tranquilla e a tratti più movimentata; oggi sto di turno alla caffetteria del locale e nell'ora di punta, ora in cui tutti gli studenti escono dall'università l'affollamento é talmente tanto che rischio diverse volte di rompere tutti i bicchieri per la fretta nel servire le persone. Stacco il turno nelle prime ore del pomeriggio: sono esausta. Mi cambio in fretta e corro in palestra: l'allenamento dura solo un'ora perché mi sono organizzata con le mie amiche, tutte tranne Sofia, per organizzarle la famosa "festa d'addio".
Ci ritroviamo tutte a casa mia, fogli volanti in giro per i tavoli, penne buttate in terra, cartacce accartocciate e lanciate sul piano cottura della cucina, mentre il tavolo da pranzo é pieno di fogli. C'é chi prepara la lista degli invitati, chi pensa alle canzoni, chi alle decorazioni mentre io penso alla grafica degli inviti insieme al mio amatissimo portatile.

Tre esatte ore dopo siamo pronte: inizieremo a distribuire gli inviti domattina.
La playlist scelta é un mix di tutti i generi, reggaeton, pop, trap, rap, le decorazioni invece sono tutte oro e bianche. La location dove si terrà la festa é proprio questa casa, abbiamo affittato una console per la musica con un dj apposta e un barman per preparare i drink. Il giorno dopo la festa questa casa sarà un disastro e io non sono minimamente pronta.

Arriva il momento di distribuire gli inviti, ne lascio una buona quantità a Niall che distribuirà a tutti i suoi amici, mentre noi ragazze li distribuiamo ad alcune ragazze che vanno all'università con Sofia.
Vorrei dire che la parte più complicata é passata, anche se in realtà deve ancora arrivare: la nostra casa piena, stra colma di gente. Mi dovrò assicurare di aver chiuso tutte le camere del piano di sopra a chiave.

Il giorno della festa arriva in un batter di ciglia; in queste settimane Noah si é tolto il gesso ed é potuto tornare ad una vita più regolare, ha iniziato a fare fisioterapia, ha riniziato ad invitarmi a pranzi e cene fuori e adesso é qui, alla festa per la mia migliore amica.
Sofia scende le scale avvolta in un vestito nero lungo, di raso e un paio di tacchi vertiginosi dello stesso colore. Il suo trucco impeccabile sul viso le dona l'aria aggressiva ed é semplicemente stupenda.
Io invece stasera ho optato per il solito trucco, eye-liner, mascara e rossetto rosso. A fasciarmi il corpo invece ho un vestito nero senza maniche, con lo spacco in mezzo al seno e un paio di tacchi non troppo alti.

La gente inizia ad arrivare a gruppi di un numero indefinito di persone e in pochissimo tempo la casa é gremita di gente; la musica inizia ad alzarsi e bicchieri pieni di alcol iniziano a girare per le stanze. Noah e Niall sono in cucina a gustarsi il loro drink quando bussano nuovamente alla porta. Corro ad aprire, chi altro ancora deve arrivare a questa maledetta festa? Domani sarà un disastro, me lo sento e io dovrò ripulire tutto quanto.

Spalanco la porta.

"Ciao! Vieni, ent.."

Le parole mi muoiono in bocca, possibile che tutte le volte che apro la porta io debba rimanerci così?
Ancora una volta l'aria pian piano inizia a mancare, il respiro diventa irregolare. Mi sudano le mani, la fronte, il mio corpo inizia a tremare.

Ma non doveva essere fuori Londra? Da quanto tempo é tornato?
Come faccio adesso che è qui pure Noah?

Cerco di nascondere tutte queste emozioni anche se é difficile; é passato troppo tempo, il dolore che non passava mai torna a farsi vivo dentro me. Le domande,
i dubbi a cui non ho trovato risposta riaffiorano nella mia testa.

Per la prima volta dopo mesi interi ho rivisto i suoi occhi: magnetici, tristi, delusi, ma con una forza e una determinazione unica.

Un colpo al cuore, il battito rallenta.

"Harry.." dico quasi senza fiato, "entra".

Niente impedirà al sole di sorgere di nuovo, neppure la notte più oscura. Poiché oltre la nera cortina della notte c'é sempre un'alba che ci aspetta.

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