Capitolo 57

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Non ho mai programmato il mio futuro nei minimi dettagli, non mi sono mai imposta una data di scadenza per determinate cose, come i matrimoni, oppure i figli. Non ho mai programmato a che età dovessi andare a convincere con il mio ragazzo.
Ho sempre pensato di volere figli si, li ho sempre voluti; ho sempre voluto sposarmi, vivere per sempre con l'amore della mia vita e magari avere anche qualche animale domestico.

Quando ho conosciuto Harry qualcosa dentro di me è scattato: non ho mai conosciuto il vero amore, ma quei splendidi occhi quella sera, mi hanno magnetizzata e sono sempre stati parte integrante dei miei sogni, e dei miei incubi.
Conoscendo il carattere di Harry ho sempre cercato di fare le cose con calma, non ho mai avuto fretta: non ho avuto fretta quando volevo che mi chiedesse di sposarmi, e non ce l'ho avuta quando desideravo andare e vivere con lui. Tantomeno quando gli ho confessato che avrei voluto avere figli. Sono sempre stata rispettosa nei suoi confronti e ho sempre aspettato che lui fosse pronto ad ogni singolo passo che volevo fare.

Oggi mi ritrovo qui, sdraiata sul lettino della mia ginecologa, in lacrime insieme a Sofia.

"Com'è possibile dottoressa? Sono sempre stata attenta!", le dico.

Come farò a dire ad Harry che stiamo aspettando un bambino?

"Ci sono poche probabilità che questo succeda, però ci sono. La pillola non ti ha coperto perfettamente, i tuoi ovuli sono svegli e recettivi".

Cerco di assimilare quanto la dottoressa mi ha appena detto. Io sono contenta, le mie lacrime, oltre ad essere lacrime di smarrimento, paura e insicurezza, sono anche lacrime di felicità. Soprattutto di felicità.

Io e Sofia usciamo dall'ospedale con i mano le prime foto del mio bambino. Non si vede quasi nulla ancora, è tanto piccolo quanto una noce, ma io lo amo già alla follia.
Mentre torniamo a casa non riesco a staccarmi la mano dalla pancia, l'emozione è troppa, e i dubbi su come dire ad Harry che sono incinta ancora di più.

Sofia, esaltata quanto me, già programma quando andare a fare shopping per questo nuovo arrivo.

"Io spero sia un maschio", le dico.

"Lo spero anch'io, le femmine sono insopportabili", mi risponde divertita.

"Come farò a dirlo ad Harry?".

L'ansia mi sta mandando viva, non posso aspettare qualche giorno di più, lui deve saperlo.

"Innanzitutto quando glielo dirai devi essere tranquilla, non agitata, nervosa come lo sei ora. Sicuramente, conoscendoti almeno un po', piangerai".

Ha ragione, finirò in lacrime per la milionesima volta nell'arco di quella giornata.

"Portami in un negozio di vestiti per bambini", dico senza pensarci.

"Cosa vuoi fare?" mi chiede preoccupata.

"Farò in modo che sia un vestito a dire ad Harry che aspettiamo un figlio".

"Tu sei tutta matta amica mia!", mi risponde.

Arriviamo in questo negozio e mi perdo ad ammirare i vestitini mini per i neonati. La felicità esplode dentro me, ho appena scoperto di essere incinta e già non vedo l'ora di tenerlo tra le mie braccia.

Scarpine, tutine, pantaloncini di tutti i tipi, pannolini, biberon e ciucci: sto iniziando ad amare questo mondo. Tutti colorati si presentano all'interno del negozio e mi perdo in continui pianti di gioia.

"Smettila un po' di piangere! Mi hai rotto, sei troppo sensibile!", la mia amica, indelicata come sempre, mi strappa un sorriso.

"Cosa hai intenzione di prendere per Harry?", mi chiede.

All'inizio ero convinta che un piccolo body con scritto "sto arrivando", fosse perfetto, ma entrando e ammirando tutte queste cose, penso che opterò per un ciuccio.

"Un ciuccio, bianco, semplice. Dato che non so ancora se sia maschio o femmina meglio restare classici", le rispondo.

/////

Sofia mi lascia a casa in attesa del rientro di Harry. L'ansia che provo é estenuante e nel frattempo decido di chiudere il ciuccio dentro ad una scatola rossa.

Quando sento la serratura della porta scattare capisco che é arrivato il momento di non temporeggiare più. Mi alzo dal divano e vado incontro al mio ragazzo per salutarlo.

"Come stai bimba?" mi chiede.

Le mani mi tremano, l'ansia mi fa sudare freddo. Non so come muovermi, ne come iniziare il discorso. Non so un emerito cazzo e non posso temporeggiare oltre.

"Stai tremando, tutto bene?" mi chiede.

"Harry io... devo parlarti", dico infine, con voce tremante.

"Devo parlarti e tu dovrai ascoltarmi finché non avrò finito", gli dico rassegnata.

L'idea che possa reagire in modo brusco o esagerato mi tormenta, l'idea che possa lasciarmi, arrabbiarsi e andarsene di casa per chissà quanto tempo, pure.

Non so come iniziare il discorso, non so quali parole usare, non so nemmeno se esistano quelle giuste o sbagliate. L'unica cosa che so per certo é che ha diritto di sapere che sto aspettando suo figlio, ha tutto il diritto di farlo, quanto quello che ho io nel dirglielo e nell'essere felice e spensierata.

"Noemi cosa sta succedendo?" mi chiede.

"Mi fai preoccupare ed innervosire, non temporeggiare, voglio sapere subito".

Ha ragione. Ha pienamente ragione.

"Stiamo insieme da un anno", comincio così il mio discorso, "e nonostante le volte in cui ci siamo allontanati e "traditi", il primo giorno in cui ti ho visto ho subito sentito che qualcosa dentro me é scattato, anche se non so bene cosa fosse, tutt'oggi. Le cose tra di noi non sono subito andate per il verso giusto, abbiamo sofferto, lottato con tutte le forze, anche quando non ci riuscivamo e stavamo chiusi in casa, magari sdraiati nel letto, con alcool e quel poco cibo che ci rimaneva, senza sapere che giorno o che ora fosse". Faccio l'esempio di come é stato lui quando ho deciso di partire.

"Come fai a sapere di cosa stessi facendo quando te ne sei andata?" mi chiede adesso curioso.

"Non é questo l'importante, adesso".

"Mi ricordo di quando mi avvertisti subito, che il tuo modo di trasmettere amore e di condividere l'intimità era diverso da ciò che tu ritenevi normale e giusto, e io lo accettai senza repliche, dicendoti che avrei aspettato e accettato ogni tuo lato, e che non ci sarebbero state bisogno di precauzioni nella nostra intimità perché ero ormai coperta dalla pillola già da tempo".

Il suo sguardo puntato sui miei occhi, confuso, mi fa tenerezza e mi fa sperare in una reazione positiva da parte sua.

"Cosa c'entra tutto questo adesso? Hai deciso di non sposarmi più?"

"Io ti voglio sposare Harry, voglio sposarti e vivere per sempre accanto a te, ma prima di essere convinto che sei tu, quello che mi vuole sposare a tutti i costi, devi sapere una cosa".

Ancora con lo sguardo perplesso memorizza tutti i movimenti che compio in quel breve attimo in cui mi avvicino al divano per afferrare la fatidica scatolina rossa.

"Che c'é lì dentro? Un plug anale per caso? Stai cercando di farmi conoscere qualcuna delle tue fantasie?", ironizza, forse per smorzare la tensione.

Il suo tentativo va a buon fine perché sorrido, sinceramente.

"No Harry, non é lontanamente simile a ciò che stai pensando, anche se la funzione é comunque quella di tappare un buco", gli rispondo.

Gli porgo la scatola che si rigira tra le mani, che la scuote, per cercare di intuire cosa ci possa essere all'interno.

"Aprila", lo intimo.

Non se lo fa ripetere due volte, forse per la curiosità o forse per tutta la noia del mio discorso.

Dalla scatola escono due cose: un ciuccio, e un test di gravidanza.

"Cosa diavolo...", tenta di dire.

"Aspettiamo un bambino". Lo precedo.

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