Capitolo 30

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Harry

Vuoi giocare col fuoco bimba? Allora giochiamo, ma sta attenta a non scottarti.

Noemi non sa contro chi si sta mettendo; non sono ingenuo, so cos'ha provato quando l'ho cacciata di casa dopo il suo ritorno oppure dopo che mi ha visto con Diana, all'ultima festa a cui si è presentata. Le conosco le ragazze, per fortuna o per sfortuna e so che la bimba ancora mi pensa, ma se pensa di essere in grado di far cadere la mia maschera giocando così non mi conosce abbastanza bene.

Pensa davvero che un drink con un ragazzo a caso possa farmi cedere di nuovo a lei?

Ingenua.

Mentre si allontana con il suo amichetto biondo io rimango qui al bar con la rossa dalla quale finalmente adesso posso staccare il mio braccio; beviamo qualche drink di troppo e ci spostiamo sulla pista da ballo dove per mia sfortuna in lunghezza d'area ho Noemi accanto. Jakie, la rossa accanto a me, sembra che si senta troppo coinvolta nel nostro rapporto tanto che cerca di baciarmi.

"Jakie sta calma, non è questo ciò che voglio da te" le intimo all'orecchio.

Riprendiamo a ballare mentre lei muove i suoi fianchi su di me come se volesse essere presa lì in mezzo a tutti, quando con la coda dell'occhio noto il ragazzo che era con Noemi fino a poco fa accarezzarle la coscia interna della gamba mentre lei continua a ballare su di lui. La rabbia che piano piano sale dentro me potrebbe farmi commettere passi di cui potrei pentirmene subito dopo, ma quando scorgo la sua mano che palpeggia il sedere di Noemi e la bocca sulle sue labbra perdo il controllo: inizio a toccare Jakie ovunque, il seno, il sedere, la sua intimità fino a che lei non geme e mi chiede di portarla via in una camera per fotterla come si deve.

Mi allontano con la mano nel sedere della rossa mentre lo sguardo di Noemi ci segue fino all'uscita.

Conclusa la serata passata nella camera di una delle ragazze scelte per la festa di Halloween me ne torno a casa con un nodo nel petto: perchè Noemi è ancora in grado di farmi questo effetto? Nonostante tutto il tempo passato e nonostante le ragazze che sono passate sotto di me sento che il legame che ci univa una volta e la possessione esagerata che provo nei suoi confronti non sono svaniti. Ho odiato vedere il tocco di quel figlio di puttana su di lei senza poter fare niente, avrei voluto picchiarlo a sangue, fargli capire che Noemi è stata mia, lo è e lo sarà per sempre, almeno una parte di lei ma non posso cedere, non posso far vincere a lei anche questa battaglia.

Con i mille pensieri incasinati mi butto nel letto cercando di dormire per prepararmi alla nuova giornata che domani mi aspetta.


Noemi

Poteva andare peggio, poteva andare meglio, ma poteva andare anche peggio. Torno a casa con mezza vittoria in tasca; so che Harry si é innervosito per il mio comportamento con Noah, glielo leggevo negli occhi come penso lui leggeva nei miei la delusione nel vederlo strusciarsi addosso ad un'altra: ecco perché dico mezza vittoria.

E se fosse andato avanti sul serio?
Se davvero non gliene importasse nulla di me?
Se tutto questo fosse frutto della mia immaginazione e fosse una perdita di tempo cercare di farlo ingelosire?

La parte più insicura di me riempie la mia testa di domande alle quali purtroppo non troverò mai una risposta se non glielo chiederò io direttamente.
Cerco di spegnere i miei pensieri e di cullarmi in un sonno profondo, é quasi mattina e ancora non ho percepito un accenno di stanchezza. Quando dopo un po' riesco ad addormentarmi la mia mente vaga lontana, in un posto nuovo, bello, tranquillo; un posto dove non piove quasi mai, con l'Oceano, la sabbia e tanti uccelli che volano: le Galapagos.

Mi sveglio nella camera della nostra bellissima casa sull'Isola cercando Harry. Dove sarà finito alle 10 di mattina? Possibile che già si sia svegliato?
Mi alzo dal letto e con il sonno ancora in faccia e tanta fatica vado in cucina a prepararmi un caffè e della frutta fresca; quando esco in veranda scorgo non troppo lontano da me il mio ricciolo che si é tuffato nell'Oceano per farsi un bagno.

"Amore ma che fai! É prestissimo!"

Harry trattiene una risata.

"Piccola forza dai, vieni qua con me! Si sta da dio qui."

"No amore non posso ancora, devo preparare la colazione per il piccolo che scommetto tra poco si sveglierà!"

La faccia di Harry contrariata dalla mia risposta mi fa soffocare una risata, finisco di fare colazione e torno in cucina a preparare il biberon di latte per Colin.

Non appena il microonde segna l'arrivo della giusta temperatura tolgo il biberon e lo appoggio sul tavolo; sto per andare a svegliare il mio bambino quando sento dei passettini scalzi correre verso la mia direzione:

"Buongiorno amore della mamma"

"Buongiorno amore del papà".

A quanto pare Harry ha finito di farsi il suo bagno mattutino perché prende in braccio Colin dandogli da mangiare.
Mentre osservo la scena lacrime di gioia mi scendono sulle guance, convinta che non potessi avere tutto questo fin da bambina non ci ho mai creduto davvero, ma adesso ho qui la mia bellissima famiglia, Colin in braccio al papà e qui, nel mio grembo la nostra piccola principessa Tamika.

Come le lacrime di gioia che mi scendevano osservando la scena noto svegliandomi di colpo che ho bagnato le lenzuola di lacrime vere, pure e sincere mentre mi rendevo conto che il sogno era soltanto un sogno.

Forse quello lo sarebbe sempre rimasto, un sogno.
Forse avrei dovuto smettere di combattere per un amore non corrisposto, o forse avrei dovuto smettere di combattere per Harry.
Non solo ero convinta nel sogno che non avrei mai avuto una famiglia tutta mia dove avrebbe regnato l'amore e la spensieratezza, ne ero convinta anche nella mia vita reale.

Come può una persona che si é vista distrutta la propria di famiglia, riuscire a crearne una sua?
Come può una persona non avere paura di commettere gli stessi errori dei genitori? E se di mezzo ci fossero anche i figli? Sarebbe un disastro irreparabile.

Forse quello lo rimarrà per sempre, un sogno.
Forse sarò io che mi vorrò conservare questo piccolo attimo di felicità incondizionata.

Non sarò mai la ragazza che tutti desiderano: non chiederò scusa ogni volta che penserai che la colpa sia mia, non riuscirò a dimostrarti tutti i giorni che ti amo, non riuscirò a dirti "mi manchi" tanto spesso e di certo non riuscirò a mettere da parte il mio fottuto orgoglio ma di una cosa sono certa.

Non ti chiederò scusa ogni volta che penserai che la colpa sarà mia ma cercherò in tutti i modi di dimostrarti che ti ho capito.
Non riuscirò a dimostrarti tutti i giorni che ti amo, ma credimi che lo farò incondizionatamente.
Non riuscirò a dirti che mi manchi molto spesso, ma ogni volta che non sarai accanto a me io non respirerò.
Non riuscirò a mettere da parte il mio fottuto orgoglio ma ti penserò costantemente e incondizionatamente e forse mi vedrai gironzolarti attorno più del dovuto, ma sarà il mio modo di dirti "Ehi sono una scema, mi dispiace".

Questo sarebbe ciò che avrei detto ad Harry, se soltanto non mi avesse sbattuto le porte del suo cuore in faccia.

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