Capitolo 26

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Harry

Quando apro la porta e vedo Noemi appostata davanti casa mia ad aspettare che io le andassi ad aprire il mio cuore perde un battito.
È tornata a Londra?
Vorrei correre addosso a lei e abbracciarla, baciarla e rimproverarla per il suo gesto e per quanto mi è mancata, ma il dolore che in questi mesi mi ha spezzato me lo impedisce.
La mia corazza è caduta grazie al tocco caldo e familiare di questa ragazza, lei è riuscita a tirare fuori una parte di me che già avevo soffocato tanto tempo fa. Lei sapeva, sapeva tutto di me, quasi; e nonostante questo è stata un grado di ferirmi mentre io nonostante tutti i calci che mi sono preso ci sono ricascato: ho provato a fidarmi di una persona che non fossero i miei amici, ho provato ad aprirmi con lei, a farmi conoscere, le ho raccontato del mio passato, e tutto questo lei lo ha sentito senza averlo ascoltato.
Ma adesso le cose non saranno più come prima e se lei se n'è andata per rinascere e cambiare, non ha la minima idea di quanto le cose siano invece cambiate qui tra di noi e di quanto sia cambiato io.
Ha quasi sempre visto la parte bella di me, più o meno gentile e si è condannata da sola quando ha deciso di lasciarci tutti.
Da oggi conoscerà il vero Harry, quello che ho soffocato per lei, quello che ero prima di conoscerlo.
Quello che si divertiva con Diana e con tante altre ragazze che non vedevano l'ora di toccare il suo corpo.
Adesso vedrà chi sono veramente e starà male, talmente tanto da pentirsi ogni giorno della sua scelta di lasciarmi mentre io invece godrò nel vederla così sofferente e godrò mentre andrò avanti con la mia vita, come ho sempre fatto.

Dopo averla cacciata riprendo da dove avevo lasciato prima di sentire suonare il campanello: torno in cantina ad allenarmi con il sacco da boxe.
L'allenamento dura più del previsto, la sua visita mi ha un po' scombussolato ma non tanto da farmi cadere di nuovo ai suoi piedi come un fottuto coglione.
Mi preparo per andare in doccia e vestirmi perché tra non molto i ragazzi mi verranno a prendere per andare ad una festa che hanno organizzato alcuni ragazzi della confraternita.
Il look è semplice come sempre: un paio di jeans neri stretti mi fasciano le gambe muscolose e un po' doloranti date le ore interminabili di squat e cazzotti, mentre come maglia ne metto una nera a maniche corte, attillata sulle spalle e più morbida sui fianchi. Sopra metto il mio amato chiodo di pelle per ripararmi dal vento freddo dell'inverno londinese, quando sento un calacson suonare ripetutamente e insistentemente: i miei ragazzi sono arrivati.
Prendo le ultime cose, telefono, sigarette e accendino, mi spruzzo un po' di profumo ed esco. Il viaggio il macchina risulta più lungo di quello che dovrebbero essere e l'aria carica di tensione di certo non aiuta a far passare i minuti.
Perché tensione? Tutti i ragazzi sono stati informati del rientro di Noemi anche se non si sono azzardati di chiedermi la minima cosa: sanno che potrebbero scatenare una reazione non tanto piacevole da parte mia.

Arriviamo alla confraternita e una volta scesi dalla macchina ci addentriamo nel luogo dove si tiene la festa, già cominciata da un po'.
Ragazzi e ragazze fumano e bevono, cantando e ballando sulle note di canzoni movimentate, felici e spensierate; mi piace questa atmosfera, l'aria che non minaccia scenate di alcun tipo, solo tanto divertimento e tante risate.
Come prima cosa prendo il mio solito drink, il gin-lemon accompagnato da una delle mia amatissime Winston: nonostante il mese freddo le persone vestite talmente poco rimangono fuori tranquilli.
C'è chi indossa un vestitino forse troppo piccolo per il corpo e chi invece indossa top, gonne, tacchi altissimi da dare le vertigini, magliette a maniche corte.
Il primo drink finisce troppo velocemente e quando entro per prendermene un altro una ragazza bionda e vestita decisamente troppo poco mi sbatte nel petto: cerco di levarmela di dosso con una spinta quando la riconosco.
Diana.
Farfuglia qualcosa facendomi notare che il mio gesto le ha dato fastidio, ma quando si accorge che a darle la spinta sono stato io il suo atteggiamento cambia radicalmente.

"Ei riccioli d'oro" mi saluta.

Il suo sguardo colmo di desiderio lascia che la mia mente vaghi e fantastichi sul suo corpo dalle curve mozzafiato.

"Che fai qui da solo?"

"Stavo andando a prendermi da bere" le rispondo in modo calmo.

Decide di venire con me al bar e insieme ci facciamo diversi shot: non so cosa il barista ci abbia messo dentro, so solo che l'alcol che scende giù per la gola mi provoca un bruciore tanto fastidioso quanto piacevole.
Non avendone ancora abbastanza mi prendo un altro drink e mi dirigo al centro della sala dove un gruppo enorme di persone ballano tutte attaccate come sardine; Diana mi segue e insieme a me inizia a ballare sulle note della canzone Gasolina.
I suoi movimenti troppo spinti mi eccitano e il rigonfiamento formatomisi nel cavallo dei pantaloni riesce a confermarlo; si attacca a me tanto da far diventare i nostri corpi uno solo e il movimento perverso e seducente dei suoi fianchi riesce ad adattarsi perfettamente a me.
Continuiamo a ballare per un tempo indefinito, lei che si struscia addosso a me e io che l'assecondo bevendo intanto il mio drink; capisco di aver un po' esagerato quando inizio a vedere le persone raddoppiarsi.

La voglia di portarmi a letto Diana e scoparmela come mai è talmente tanto forte da indurmi ad afferrarla per i fianchi e girarla verso di me, in un attimo le mie labbra si avventano sulle sue regalandole un bacio rude, sporco e passionevole. La biondina con la quale mi sto divertendo si aggrappa alla mia maglietta tirandola e stroppicciandola fin quando non riesce a raggiungere il mio orecchio:

"Andiamo di sopra" mi sussurra in tono seducente.

Non ho niente da perdere, ripeto tra me e me, non ho niente e nessuno da perdere; mi resta solo il divertimento e i miei amici.
Decido di accettare il suo invito ad incontrarci in camera.
Dopo ancora qualche ballo e qualche bacio mi prende per mano cercando di portarmi fuori dalla bolgia creatasi nella sala da ballo, ma quando apro gli occhi e alzo la testa ritornando un attimo lucido incontro gli occhi di Noemi fissi su di noi, su di me e su Diana.

Sulle mie labbra arrossate dai mille baci rudi e bisognosi di qualcosa di più, sulla minigonna della biondina troppo alzata sui fianchi per colpa del mio tocco, sul suo rossetto sbavato dalla mia foga.
Incontro gli occhi di Noemi delusi e lucidi dalla vista di quanto ho appena condiviso con Diana, incontro quegli occhi che fino a qualche mese fa erano il mio rifugio.
Incontro quegli occhi di cui adesso non mi interessa più.

La guardo per un breve ma intenso momento per poi seguire Diana al piano di sopra e concludere li la mia serata e il mio divertimento.

Non so se la bruna mi abbia seguito con lo sguardo fin quassù, ma non me ne curo.
Non mi importa adesso,
non mi importa più.

Stanco, stanco di niente, stanco di tutto, stanco del peso del mondo che non aveva scelto di sopportare.

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