Capitolo 27

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Harry

Apro la porta di una stanza scelta a caso della confraternita e insieme a Diana entro.
Non sto più nella pelle, la voglia e il bisogno di sfogarmi su qualcuno, con qualcuno, si fa sempre più forte e la boxe non basta più: ho bisogno di sentirmi vivo, ho bisogno di sentirmi voluto e ho bisogno di sentirmi padrone per un attimo di qualcosa che ancora non mi è sfuggito dalle mani.
Ho bisogno di dominare, di comandare e di far piegare questa piccola e insignificante puttanella ai miei piedi, più precisamente fra le mie muscolose e possenti gambe.

La voglia del momento prende il sopravvento sul mio corpo e in men che non si dica sbatto la porta per chiuderla e con uno strattone attiro Diana al mio corpo spingendola in ginocchio; la ragazzina non attende nemmeno che io parli perché già ha capito cos'è che pretendo da lei: con fare seducente i suoi palmi toccano le mie cosce fini ad arrivare alla cintura che mi avvolge la vita, slacciandola e abbassando troppo lentamente la zip dei miei pantaloni, rimango con solo i boxer nella parte inferiore del corpo.
Sembra che la biondina si prenda qualche minuto per osservare il mio fisico scolpito, ma soprattutto l'erezione dentro le mie mutande, ormai diventata troppo evidente e gonfia per poterla nascondere a qualcuno. Senza perdere altro tempo con un movimento brusco mi tiro giù i boxer e le spingo il viso contro il mio inturgidimento mentre la bimba sexy davanti a me si prepara ad accogliere la mia grandezza.

Le mie dimensioni forse troppo più grandi rispetto al normale hanno sempre messo in difficoltà le molte ragazze che provano a concedermi piacere con un fellatio, di solito il loro viso era una smorfia continua fin quando non le scaraventavo nel letto a pecorina e me le scopavo per bene.

Si dimostra davvero brava con la bocca, tanto che contraddicendo i miei pensieri, ci metto davvero poco ad avvertire l'orgasmo crescere e bruciare in tutto il mio corpo; con le mani la blocco: è ancora troppo presto, voglio divertirmi un altro po' e non è il momento adatto per venirle addosso, non ancora.
Con tutta la forza che ho in corpo la sollevo da terra e la faccio sedere sulla scrivania all'angolo della camera buia aprendole le gambe e pronto a strapparle qualsiasi vestito divida me dalla sua intimità. Con un movimento rapido affondo un dito dentro di lei e inaspettatamente geme.
Le nostre scopate iniziano sempre così: lei che gode come puttanella e io che mi diverto a vederla piegarsi a me.
Le mie dita dentro di lei aumentano di numero e aumentano il ritmo tanto che la sua pelle accaldata inizia a sudare.

"È ancora troppo presto per venire, sii paziente".

Diana scende dalla scrivania e si spoglia completamente rimanendo con solo un paio di tacchi vertiginosi e la bellissima vista delle sue forme nude mi eccita ancora di più, non posso resistere ancora per molto quindi la giro facendole schiantare il petto contro la superficie liscia e fredda della scrivania mentre con un colpo secco affondo dentro di lei.
Il ritmo delle mia entrate pian piano aumenta mentre la biondina mi fa capire quanto la mia rudezza le piace urlando il mio nome e gemendo continuamente.
Il nostro rapporto dura più del previsto sfatando l'idea che mi ero fatto che sarei venuto in poco tempo.

Concluso il nostro rapporto siamo entrambi molto sudati e stanchi per le forze impiegate; con noncalace mi rivesto pronto ad andarmene da questa stanza: ho ottenuto ciò che volevo e niente mi terrà ancora qui dentro con lei.

"Oggi sei stato più rude del solito bimbo"

"Stai zitta Diana e non chiamarmi più "bimbo".

Mi rivesto completamente e scendo al piano di sotto per tornare dai miei amici.

Noemi

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