Capitolo 36

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Quella sera Harry non provò nemmeno a venirmi dietro per darmi una spiegazione, non provò a scrivermi il giorno dopo per chiarire o per chiedermi scusa.

Da quella sera è passato un mese: un mese in cui non ho partecipato alle feste, un mese in cui mi sono concentrata solo sul lavoro, sulla mia scrittura e sulla mia ripresa psichica e fisica. Harry poteva chiudere con me certo, non glielo avrei mai impedito, ma avrebbe potuto scegliere un modo nettamente migliore e meno doloroso. In questo tempo sono dimagrita tanto, mi sono rifugiata nelle quattro mura della mia stanza e ho vissuto lì; ci avrei vissuto anche giornate intere se non avessi dovuto uscire per andare a lavorare.

Ogni tanto penso che l'amore sia una stronzata, che non serva per andare avanti e per star bene, ma solo per dimostrarti che il mondo è uno stronzo che proverà a farti sgambetto ogni volta che girerai l'angolo. Penso che l'amore sia solo una distrazione, che basti solo l'amicizia vera e tutto il resto non conta. Lo sapevo che non potevo meritarmi una storia d'amore tanto bella quanto travolgente come quella nelle favole, il mio passato tormentato ha deciso di perseguitarmi per sempre mentre io non posso far altro che accettare e proseguire per la mia vita.

Appena sveglia fare questi pensieri non è il massimo anche se ormai è diventata più una routine. Mi alzo dal letto per prepararmi e andare al lavoro e nel tragitto che percorro da camera alla porta di casa incontro Sofia e Niall; il biondo ormai è come se vivesse insieme a noi, dovrebbe iniziare a contribuire con le spese, penso tra me e me scherzando. Ormai è diventato normale anche parlare da sola nella mia testa: sto proprio impazzendo.

"Buongiorno ragazzi", saluto i miei amici e mi dirigo verso la porta.

"Buongiorno" dicono all'unisono.

Sto per uscire di casa ma la voce del mio amico mi blocca davanti all'ingresso:

"Noe mi dispiace". Non so quante volte si sia scusato per quella fatidica serata, si è pure arrabbiato con Harry finendo per litigarci con in mezzo qualche cazzotto. Non volevo questo io, non volevo niente di tutto ciò che è successo.

"Lo so Niall, non è colpa tua se Harry è un fottuto stronzo". Sorrido ad entrambi i miei amici ed esco.

Il tragitto da casa al lavoro dura poco, ho smesso di andarci a piedi, siamo a dicembre e non sembra il caso di rischiare un'influenza perchè mi piace camminare. La giornata passa in modo abbastanza tranquillo; il locale è pieno di persone che leggono, scrivono o bevono caffè e l'atmosfera che si crea in queste situazioni, con il cielo pieno di nubi scure e la pioggia fitta mi rilassa tantissimo. Potrei stare qui per ore intere. Nei momenti in cui ho meno da fare ne approfitto per portare avanti il libro che sto scrivendo; finisco di servire una signora e il telefono mi vibra:

"Ciao bellezza, cosa fai nel pomeriggio?"

Noah é il mittente del messaggio; era da tanto che non lo sentivo e sinceramente preferivo che continuasse così, ultimamente non sono in vena di socializzare.

"Ciao Noah, non faccio niente di che"

La sua risposta non tarda ad arrivare:

"Sii pronta per le 16, ti passo a prendere"

Anche se non ho proprio voglia di uscire mi sforzo ad accettare l'invito chiedendogli dove fossimo andati: al cinema. Adoro il cinema io, mi é sempre piaciuto sedermi lì in sala con i pop corn e il maxi schermo a guardarmi i film; una volta ci sono pure andata da sola ed é stato bellissimo.
Forse la giornata non si rivelerà un'incubo e magari Noah riuscirà a distrarmi.

Finisco il turno per l'ora di pranzo e mi preparo per tornare a casa. Entro e un profumino di lasagne pervade le mie narici.

"Ciao Noe! Vieni qua, ti ho preparato un pranzetto con i fiocchi!" Mi urla la mia migliore amica dalla cucina.
Con un sorriso stampato in volto la raggiungo.

"Oggi hai superato te stessa" Le dico complimentandomi.
Ci sediamo a mangiare e racconto alla mia amica dell'invito di Noah; invito del quale mi sembra un po' troppo contenta. Dovrebbe sapere che non ho la minima intenzione di iniziare una relazione con qualcuno.

"Siamo solo amici" le ricordo riprendendola cercando di cancellare qualsiasi fantasia lei si sia fatta.

"Sai che ho sempre avuto un buon intuito per quanto riguarda queste cose, tu e Noah vi troverete bene insieme, sembra un bravo ragazzo. Ce lo ridiremo più avanti amica mia" mi stuzzica facendomi l'occhiolino.

Finito il pranzo mi trascina in camera da letto: é più su di giri lei per la mia uscita che io. Mi ha svuotato l'armadio pronta alla ricerca dell'outfit per l'uscita.
Dopo aver scartato molte idee poste dalla mia amica per un outfit un po' troppo esagerato per un cinema, optiamo insieme per un paio di pantaloni cargo beige, un top bianco di pizzo e una giacca bianca sopra. Arrendendomi alle sue insistenze ai piedi mi metto un paio di décolleté bianche non troppo alte e quindi adatte per l'uscita. Il tutto viene poi completato da un cappotto ed una borsa neri e un trucco non troppo pesante per il mio viso.

Finisco di prepararmi che manca davvero poco all'arrivo di Noah e io e Sofia scendiamo al piano di sotto per aspettarlo. Quando sentiamo suonare il campanello io sussulto, l'ansia si é impossessata del mio corpo, mentre la mia amichetta mi saltella intorno battendo le mani.
Con un sorriso sulle labbra per la sua dolce stupidità vado ad aprire la porta; non so come farei senza la mia migliore amica: riesce a strapparmi un sorriso anche quando tutto va a puttane proprio come sta succedendo a me ultimamente.
Quando spalanco la porta il sorriso in faccia però mi muore.
Le labbra non riescono a emettere nessun suono.
Il corpo non riesce a muoversi dalla posizione in cui si trova.
Il respiro che prima era accelerato, adesso sta pian piano rallentando, quasi come se i polmoni non funzionassero più e il cuore stesse per smettere di battere dentro me.
Non riesco a crederci, cerco di riprendermi e di muovermi dalla posizione in cui sono incollata.

Sofia mi chiama vedendomi bloccata ma non riesco a risponderle. Continua a chiamarmi ma é come se fosse lontana da me miglia e miglia, la sua voce non la sento quasi più.
Poco dopo percepisco una mano sulla mia spalla, dovrebbe avermi raggiunto li alla porta di casa. Anche lei rimane in silenzio.
La vista mi si offusca, inizio a sudare freddo.
Non pensavo potesse succedere, non pensavo di poterla incontrare di nuovo.
Credevo si sarebbe arresa.
Un giramento di testa mi fa cadere tra le braccia della mia migliore amica.

Davanti a me: mia madre.

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