Capitolo 53

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Noemi

Dopo aver lasciato Harry solo in soggiorno ed essermene andata in camera, mi sono buttata sul letto e i dubbi hanno preso a nascere nella mia mente. Ho aspettato tanto, troppo, per arrivare fin qui con lui, e non ho mai pensato alle cose più importanti: non ci siamo mai confidati i desideri più intimi, le aspettative sul futuro, cosa vogliamo dal futuro. Niente di tutto questo. E adesso pensare al fatto che un giorno lui non voglia avere figli, abbatte tutte le certezze e i sogni che mi ero creata nella testa, insieme ad Harry.

Quando sento chiudere il portone d'ingresso capisco che sia uscito; ha bisogno di riflettere su ciò che, un giorno, vorrà dalla vita. Ha bisogno di calmarsi, perché ormai si sa, tutte le volte che si arrabbia e si innervosisce per qualcosa, finiamo per dircele di tutti i colori e separarci per giorni interi, come é già successo tempo fa, riguardo ad un uscita che aveva fatto con i suoi amici.

Stavo per addormentarmi nel divano mentre aspettavo il suo rientro da casa, quando sentì le chiavi infilarsi nella serratura. "Finalmente é tornato", pensai tra me e me, ma quando la porta si spalancò ed entrò in soggiorno, non riusciva a camminare in una direzione. Camminava storto, impacciato; le sue braccia dondolavano come se non ne avesse più il controllo, gli occhi lucidi e i capelli scombinati confermavano la mia teoria: aveva bevuto, e chissà quanto.
"Quanto hai bevuto Harry?" allora gli chiesi. Tra una risata e l'altra mi rispose "qualche paio di cocktail bimba, stai tranquilla". Di quella frase capì poco, perche tutta scombinata e trascinata tra la lingua impacciata e la voce quasi scomparsa.
"Harry guardami", gli dissi. E lui lo fece, mi guardò negli occhi e allora li mi resi conto che c'era ancora qualcosa di sconosciuto a me. "Cosa hai combinato?".
E li mi crollò il mondo. Aveva trascorso tutta la serata insieme a Diana e al suo gruppo di amiche, tutte uguali a lei. Una di loro si mise a sedere sulle sue gambe, in attesa che lui facesse qualcosa, oppure che la portasse da qualche parte. Lui non lo fece, me lo ricordo. Me lo disse guardandomi negli occhi, e allora gli credetti. Sapevo che stava dicendo la verità. Restava però il fatto che lui le avesse concesso tutte queste possibilità: di sedersi nelle sue gambe, di bere dal suo bicchiere, di condividere una sigaretta, e la speranza di potergli regalare una serata ben diversa da quella che lui si era immaginato.
Quella sera lui dormì nel vecchio letto di Sofia, e la mattina dopo, appena ci incontrammo in cucina e provò, anche se in qualche modo, a scusarsi, io lo cacciai. Gli dissi di tornare a casa sua per qualche giorno, perché avevo bisogno di riflettere, e lui lo fece.
Passarono esattamente quattro notti e cinque giorni; niente messaggi, niente uscite, niente chiamate e niente visite.

Ripensare a tutto questo, alla paura che ho provato in quei giorni, al dispiacere nel sapere che lui fosse stato così tranquillo mentre quella ragazza faceva tutto questo, gli occhi iniziano a pizzicarmi e una nausea forte si fa strada dentro di me. Vorrei non dover reagire così a tutto questo, ma é davvero inevitabile.
Corro in bagno per vomitare tutto quello che ho mangiato e bevuto da quando mi sono svegliata. Sforzi di stomaco e lacrime mi accompagnano per diverso tempo, finché in corpo non ci rimane più nulla. Mi sento debole, stanca, la mia pelle sta andando a fuoco, quindi decido di chiudermi in camera e sistemarmi nel letto, con il mio comodissimo pigiama, e un film su Netflix di sottofondo, giusto per farmi compagnia.

La pesantezza che sento negli occhi e la fatica che ho provato fin poco fa, mi conciliano il sonno. Non so che ore siano, ma mi addormento profondamente dimenticando tutto il passato più doloroso. Attimi di spensieratezza e piacere si fanno largo dentro me, cullandomi.

Mi sveglio quando sento il materasso abbassarsi sotto il peso di qualcuno. Quando apro gli occhi noto Harry intento a infilarsi sotto le coperte che cerca di non svegliarmi.

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