Nodi che vengono al pettine p.1

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Louis deglutì silenziosamente il groppo d'ansia che gli si era fermato in gola e lanciò uno sguardo al cellulare, guardando l'ora. Erano sole le 16.20, il che significava che Harry sarebbe arrivato tra dieci minuti.. o cinque, conoscendolo bene. Louis non si sentiva ancora pronto a vederlo..

"Dio mio, che ansia." Louis sospirò appena e si massaggiò la bocca dello stomaco, cercando di alleviare il mal di pancia che l'ansia gli aveva procurato. No, non era seriamente pronto a vedere Harry. Grazie al silenzio imposto dal Kitten, i due non si sentivano da una settimana - nessuno dei due, infatti, aveva osato scrivere all'altro. Il primo a farlo, istigato da Adam, era stato Louis che gli aveva spedito qualcosa come "Dobbiamo parlare". Era un messaggio ridicolo ma, alla fin dei conti, era proprio quel che Louis si sentiva di fare con Harry.

Tuttavia, fu proprio mentre se lo vedeva venire incontro che tutta la voglia di parlare che Louis aveva avuto inizialmente sparì. Harry era lì, impeccabile come al solito, e camminava con tranquillità, ignorante di quel che l'avrebbe aspettato. Indossava un completo non troppo elegante color cobalto - Evidentemente, pensò Louis, aveva appena finito di lavorare - e i capelli, lunghi e ricci, ricadevano con leggerezza sulle sue spalle. In mano teneva un cappuccino che, con molta probabilità , aveva preso allo stesso bar al quale era andato Louis; agli occhi, invece, parlava un paio di occhiali da sole che il kitten invidiò di non avere.

«Ciao, Ha-Harry..»

«Ciao, Louis.» lo salutò di rimando il riccio, andando a sedersi accanto al Kitten. Si guardò intorno, con la stessa ansia di chi pensa di essere spiato da qualcuno, e poi si appoggiò contro lo schienale della panca. «Non male, come posto di ritrovo. Certo, è un po' affollato, ma è comunque decente.»

< Non è stata una mia idea. È Adam che mi ha convinto ad incontrarci in questo parchetto del cazzo. >avrebbe voluto dirgli Louis, ma l'ansia e la strizza gli impedirono di dar voce ai suoi pensieri. Pensandoci bene, il Kitten sapeva che invitare Styles ad un parco sarebbe stata una cazzata... ma, in quel momento, l'idea di Adam gli era sembrata così carina che aveva accettato senza pensarci. «Già..»

«Allora?» Harry si voltò verso il Kitten e si tolse gli occhiali da sole, esponendo i suoi meravigliosi occhi verdi smeraldo alla luce calda di metà pomeriggio. «Volevi parlarmi di qualcosa, no?»

"Se solo riuscissi a parlare" Louis annuì appena e si schiarì la gola, nella speranza che il nodo d'ansia che si era formato si sciogliesse. "Avrei bisogno di un bicchiere d'acqua" pensò prima di prendere un sorso dal cappuccino ancora caldo.  "O di un'intera bottiglia d'acqua.." «Sì, io... avrei bisogno di parlarti.»

Il riccio annuì. "Allora caccia fuori il rospo. Non ho tutto il giorno" «Fai pure..»

Louis fece per aprire la bocca, pronto a rivelare il tanto nascosto e bramato argomento che avrebbe dovuto affrontare con il riccio... ma niente uscì. Le sue corde vocali erano sigillate, la saliva si era seccata e l'aria non sembrava passare più. "Merda, che sta succedendo?" Come mai non riusciva ad affrontare l'argomento? Cos'è che gli impediva di tirar fuori le parole? O anche solo pensare al discorso da fare.. "Dio, Louis, parla! Parla, cazzo!"

"Sarà una cosa lunga" Harry si guardò intorno, scrutando attentamente le persone che gli passavano davanti, passeggiavano nel grande viale. "Questo posto non mi piace" Sperava con tutto se stesso di non incontrare qualche suo collega. Sapeva che era un po' improbabile: quel parco era molto frequentato, ma non dai colleghi del riccio che preferivano stare a casa, con le loro mogliettine, invece che fare una bella passeggiata in un parco pulito. "È così affollato" «Allora..?»

Il Kitten guardò il più grande, che non sembrava minimante intenzionato a prestare attenzione. «I-io...» "Devo parlare.." Louis non riusciva a capire da dove venisse tutto questo nervosismo: mai prima d'ora si era sentito così male al pensiero di parlare con qualcuno. Era sempre stato un ragazzo tranquillo, schietto ed esigente. Tuttavia, adesso sembrava incapace a reggere un discorso.. o anche solo di iniziarlo. Questo perché non era il "discorso" ad essere intrattabile; l'unica cosa intrattabile, che scuoteva Louis nel profondo, era "l'argomento" del discorso. Il Kitten, però, non l'aveva ancora capito. "D-Devo dire qualcosa.."

«Ascolta, Louis..» Styles non ne poteva più di tutto quel silenzio. Cos'aveva da dirgli? Cos'è che gli impediva di parlare? Come Louis, Harry non lo sapeva. Tuttavia, Harry non aveva tempo da sprecare in queste cose; non aveva tempo per stare dietro ad un ragazzino incapace di parlare. Per lui la conversazione poteva finire lì. «Quando ti ho detto che da te esigevo un rapporto di completa fiducia, basato sul dialogo, ero sincero.» il riccio si alzò in piedi. «Ti ho esplicitamente detto che volevo una sorta di dialogo con te, come se fossi un libro aperto. Ma, a quanto pare, per te non è lo stesso.»

«No, Harry-» Louis spalancò gli occhi e si tirò in piedi a sua volta, guardandolo negli occhi. Una sensazione di panico lo pervase. "Cosa sta dicendo? Che gli prende?" pensò mentre l'ansia lo stava divorando lentamente ma con perseveranza. Non aveva idea di dove volesse andare a parare il discorso del riccio - tantomeno era pronto psicologicamente a formulare qualche frase per controbattere. "Mi sta lasciando? È questo quel che sta facendo?" «No, aspetta.» "è uno scherzo?" «non hai-»

«No, Louis. Ho capito.» disse Styles, senza un filo di emozione. «Ho capito che hai bisogno di qualcun altro, qualcuno che magari può stare dietro ai tuoi bisogni e alle tue necessità. Hai bisogno-»

«Ho solo bisogno di quelle fottute carte, Harry!» scoppiò improvvisamente il piccolo Kitten, non riuscendo a gestire la pressione che il riccio. Dal nulla, il discorso aveva preso una brutta piega:  Harry lo voleva lasciare e Louis doveva rimediare. Non era pronto a lasciarlo e tantomeno era intenzionato a non rivederlo mai più; a non avere mai più un contatto con lui; a non poter più sentire il suo buonissimo odore.
E, come se non bastasse, il suo orgoglio da Kitten gli impediva di accettato un rifiuto da un uomo... e tanto meno l'avrebbe accettato da Styles, un tizio che si era scopato solo per un maledetto affare. E fu proprio quell'affare che aveva dato un'idea al liscio... un'idea semplice ma utile per un caso come quello; un'idea non tanto lontana dalla realtà, purtroppo. «È-è l'unica cosa di cui ho bisogno...»

Styles lo guardò e alzò un sopracciglio, confuso dallo strano comportamento del minore. «Cosa intendi?»

Louis sospirò appena, fingendo una lieve tristezza, e si avvicinò al suo padrone finché la loro distanza non si ridusse a pochi centimetri. "Speriamo che mi creda.." «I-io... ti devo delle scuse, Daddy.» iniziò poi con voce piccola e sensuale. Le sue manine delicate si posarono sulla giacca del riccio, sistemando appena il colletto. «Ma, vedi.. c'è un motivo se mi sono comportato così male con te..»

«... Che sarebbe?»

Sono tornata , ma non per sempre. Solo per ora, perché ho un po' di tempo prima di fare la maturità. E no, non so cosa fare dopo, quindi non chiedete, grazie.  Probabilmente diventerò una larva silente e cercherò di combattere il capitalismo abolendo la proprietà privata dei mezzi di produzione, proprio come voleva zio Marxy.
Comunque, ho pubblicato un'altra ff Larry (obviously) Larry che si chiama "I'm so pretty and he like that" .
Andate a dare un'occhiata perché merita (cit.)

BAD DECISIONS - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora