Was it... a game?

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«Oddio, Lou!» Adam non riusciva a smettere di ridere e dovette coprirsi il volto con le mani, voltandosi, per non incontrare lo sguardo imbronciato - per non dire incazzato - del liscio. «U-un obbligo?» gridò quasi, tra le lacrime di risate che offuscavano la sua visuale, prima di riprendere a ridere come non mai. «Hai davvero g-giustificato quel gemito c-con "Era un obbligo"?»

«Che altro avrei dovuto dire, Adam?! Norman sembrava un bambino scemo ma quando mia madre ha chiamato... che cazzo!» sbuffò stufo il liscio e scosse la testa mentre la sua mente tornava ai ricordi del giorno prima quando, proprio a quell'ora, Norman fucking Rockwell aveva preso a scoparlo con decenza.
"Decenza un cazzo" pensò il piccolo Kitten, lanciando un'occhiataccia al suo migliore amico, al quale aveva raccontato tutto e doveva proprio ammettere che la scusa che aveva usato era stata davvero sciatta - tant'è che sua madre non gli aveva creduto: il liscio le aveva detto che era stato uno di quei stupidi scherzi di obbligo o verità, dicendole che era stato obbligato dai suoi amici a farlo. < Sempre meglio che dirti che mi sono fatto scopare dal ragazzo più bello della scuola > aveva pensato mentre sua madre, la sera prima, l'aveva riempito di domande e di rimproveri. < E che scopa fottutamente bene, mamma. Forse ne avresti bisogno. >
«E smettila di ridere come un cretino!»

«È impossibile non ridere!»

«Fottiti.» ringhiò incazzato il piccolo Kitten, stufo di essere preso per il culo dal suo miglior amico, e lanciò un'occhiata all'orologio del cellulare prima di posare i suoi occhioni azzurri sull'edificio enorme e fin troppo tecnologico. "Come minimo mia madre mi riempirà di fottutissimi test per poi scoprire che non sono più vergine." «Devo andare. Tu rimani qui, okay?» "Accidenti a Norman Rockwell e il suo pisello grosso." «E.. grazie mille per avermi portato qui con la macchina. Ti devo..»

«Ti sei fatto scopare davvero da questo tizio?»

«Come, scusa?»

«Ti sei davvero fatto scopare da Harry Styles?» chiese stupito Adam, osservando con occhi grandi e curiosi l'edificio che si imponeva gigantesco davanti a loro. "Quanti cazzo di piani sono? 40?!" «Insomma... Styles della Styles Interior?»

«Già.» Louis sospirò stanco e passò una mano tra i capelli, evitando di toccare le orecchie marroni e soffici, mentre la sua mente già rielaborava i ricordi della notte della festa in maschera. Styles - quel Harry Styles, lo stesso che si stava occupando del loro trasferimento - l'aveva scopato a dovere, con una bravura inumana, su quella scrivania e al solo pensiero Louis si sentiva già accaldato: non aveva mai passato una notte simile e la tentazione di provarla nuovamente si faceva sentire. «E scopava davvero bene, Adam...»

«Magari oggi-»

«No.» chiarì subito Louis, fermando il discorso del biondo sul nascere. «Sono vicino al mio.. "calore"» anche se calore non era il termine giusto per quel piccolo periodo particolare, circa una settimana, che il Kitten aveva avuto sin dai 13 anni: era come il ciclo umano delle donne, ma senza sangue e senza fin troppi dolori. «e per questa settimana ho già dato abbastanza.»

«Hai già fatto troppi obblighi.» scherzò Adam, scoppiando a ridere subito dopo come poco prima, e si beccò un leggero pugno sulla spalla dal parte del liscio come risposta. «Sei proprio uno scemo, amico!»

«E tu sei uno stronzo.» ribatté il piccolo Kitten prima di uscire dalla macchina del suo migliore amico e richiudere la portiera alle spalle. "Dio, cosa sto facendo?" Quella domanda nacque spontanea nella mente del ragazzino non appena i suoi occhi caddero nuovamente sull'enorme edificio. Più lo guardava, e più sentiva la pressione crescere dentro di lui, come se qualcosa gli dicesse < Va, Louis. Va' e fatti spremere! > mentre una voce, più interiore e familiare, sembrava sussurrargli < Sta attento, Lou. C'è un motivo per il quale non ha inviato le carte... >. "E io so pure qual è il motivo"

Così, con un po' di ansia e terrore in corpo, il piccolo Kitten dagli occhi azzurri si incamminò dentro l'edificio..

💋

Louis si mordicchiò il labbro inferiore con nervosismo e lanciò un'occhiata alla segretaria dai lunghi capelli biondi che, con le sue unghie chilometriche e la gomma da masticare che schioccava tra i denti, l'aveva ignorato fin dal subito momento. "Basic Bitch" pensò il Kitten, che già la odiava, prima di posare lo sguardo sulle caramelle al latte poste sul tavolino; Sul tavolino che distava solo 30 cm di distanza da lui e che quasi lo pregava di prenderne una, come se richiamasse la sua attenzione con disperazione.

"No. Non ne ho bisogno e quindi non le mangerò." Si disse il liscio, voltando subito lo sguardo su un altro oggetto che non potesse ricordargli quelle buonissime, gustosissime e fantastiche caramelle al latte p-
No, non doveva; non doveva nemmeno pensarci. Tuttavia, il fatto che fossero camerelle e che, soprattutto, fossero fatte col latte attiravano fin troppo il piccolo Kitten - che non avrebbe mai fatto a meno del latte. "Saranno squi-"

«Louis? Louis Tomlinson?»

«S-Sono io.» Il piccolo Kitten balzò in piedi così velocemente che quasi non se ne accorse e i suoi occhioni azzurri finirono subito sulla figura formosa di una donna dai capelli scuri. "E questa chi cazzo è?" si chiese confuso e aggrottò le sopracciglia quando notò che sulla camicetta della donna aveva una piccola targhetta con scritto Miss Pour. "Che sia l'assistente di Harry Styles?"

«Oh, vieni pure, tesoro.» La donna sorrise dolcemente al piccolo Kitten e gli fece cenno di seguirlo prima di sparire dietro l'angolo del lungo e moderno corridoio. «Il Signor Styles ti sta aspettando impazientemente nel suo ufficio.»

"Chissà perché- no, devo smetterla." Louis deglutì qualcosa simile ad un mattone e la seguì, correndole quasi dietro per il lungo corridoio. Si meravigliò quasi nel vederla andare così veloce: con quella gonna, che la faceva sembrare un insaccato da quanto era stratta sui fianchi, Louis non avrebbe mai pensato che potesse essere così veloce. «È.. è da tanto che mi aspetta?»

«Assolutamente no, tesoro.» Miss Pour scosse la testa e si fermò non appena raggiunse una porta massiccia di ebano, voltandosi verso il kitten. «Quando avrai finito ti riaccompagnerò io all'uscita, okay?»

< No, aspetti, non se ne vada! > avrebbe voluto dirle il ragazzino dai capelli lisci ma nessuna parola uscì dalle sue labbra se non un piccolo "okay." e le sue pupille si dilatarono di terrore quando la donna, sorridendogli, se ne tornò alla sua postazione. "Cazzo" Louis si leccò nervosamente le labbra e posò i suoi occhi azzurri sulla targhetta d'argento scintillante che diceva chiaramente HARRY STYLES, avvertendo un senso di terrore invaderli la gola. "è.. è solo Harry Styles. E.. e ha una reputazione da mantenere a-a lavoro. N-non può farmi proposte o-o altro. N-non siamo in 50 sfumature d-di fottuto grigio."

Il Kitten lanciò un'occhiata alla targhetta un'ultima volta prima di bussare all'enorme porta nera ed entrare, sapendo in cuore suo che si sarebbe pentito presto di averlo fatto.

BAD DECISIONS - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora