(smut) Oh My God, Harry!

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«Ha-Harry!» gridò con voce acuta il piccolo Kitten, non riuscendo più a trattenere le urla di piacere, andando contro gli ordini che il riccio stesso gli aveva dato. Tuttavia in quel momento, mentre il ragazzo con la maschera nera spingeva violentemente e velocemente il suo membro dentro di lui, a Louis non fregava un cazzo dei suoi ordini: il piacere era troppo per essere negato in quel modo. «O-oh mio D-dio, Harry! C-caz-»

«Sta zitto, piccolo.» lo interruppe il riccio con voce roca e dura per colpa del piacere che stava provando, afferrando improvvisamente il collo del piccolo Kitten gemente sotto di lui per farlo farlo star zitto. «Sta fottutamente zitto, okay? O ti punirò a dovere quando avremo finito..» sussurrò al suo orecchio, lasciando un morso alla pelle liscia del suo collo diafano e profumato di un qualche profumo che il riccio non aveva mai sentito. «Nessuno deve sentirci, piccolo. Nessuno.»

«O-okay, D-daddy..» miagolò a fatica il ragazzino dagli occhi azzurri, deglutendo con difficoltà per colpa della mano grande e calda che si stringeva sempre di più sul suo collo. "È-è fantastico.." il kitten mugolò - o almeno cercò di provarci - di piacere e si strinse maggiormente contro il corpo caldo e muscoloso di Harry, graffiando la sua schiena con le unghiette affilate per invitarlo ad aumentare la velocità sentendosi ormai al limite. "O-oh cazzo.." «P-per favore, Ha-Harry..! S-sto per venire!»

Come fosse finito in quella stanza, al secondo piano dell'edificio - e cioè strettamente riservato solo al personale che aveva organizzato la festa -, tra le braccia del ragazzo dagli occhi verdi nemmeno Louis lo sapeva. E più ci aveva pensato quella mattina, girandosi e rigirandosi nel letto, meno ricordava.. o meglio, non ricordava quasi nulla di quel che era successo: ricordava di aver detto al riccio un nome falso, lo stesso nome che usava a tutte le feste; ricordava di essersi avvicinato piano piano a lui finché le loro labbra non si erano scontrate in un bacio passionale; e ricordava pure che, improvvisamente, si era ritrovato nudo e disteso sopra la scrivania dell'ufficio, con Harry tra le sue gambe che spingeva con una bravura divina il suo membro dentro di lui.
Per il resto, cioè come si fossero lasciati o come fosse tornato a casa, ricordava quasi niente.

"Deve avermi riportato Adam." Si disse il ragazzino dai capelli lisci, tirando la coperta calda del letto fin sopra il naso per riscaldarsi dal freddo inverno che stava arrivando. Fingersi malato stavolta non era stata un'opzione da prendere in considerazione; fingersi malato era sta la cosa migliore da fare: Ogni fibra del corpo del piccolo kitten tremava e doleva per colpa della serata fin troppo movimentata che aveva passato col riccio, il suo buchetto bruciava come una ferita aperta e le sue gambe tremavano ancora per lo sforzo alle quale erano state soggette la seconda volta che avevano fatto sesso - cioè quando Harry l'aveva piegato contro la scrivania, mettendolo a novanta, per poterlo prendere da dietro con più comodità.

"Era divino ma, cavolo..." Louis mugolò di dolore quando tentò di muoversi, allungandosi per prendere il cellulare che stava riproducendo insistentemente Natural degli Imagine Dragons, la suoneria personale che il liscio aveva impostato solo per Adam - e già il fatto che non fosse stata sua madre a chiamarlo lo fece sorridere leggermente. "Poteva andarci anche un po' più piano" «Hey, Ad..»

«Ti ammazzo, Louis.»

Louis spostò il cellulare all'orecchio e mise il vivavoce senza pensarci due volte: sua madre era a lavoro e nessun altro, oltre il piccolo Kitten dagli occhi azzurri, si trovava nell'abitazione. «Che ho fatto stavolta?» chiese confuso il liscio, sistemando il cuscino sotto la schiena per alleviare il dolore che si stava facendo sempre più forte. «E non mi incolpare di averti vomitato in macchina, perché stavolta non ero io!»

«No, grazie a Dio non mi hai vomitato sulla tappezzeria» rispose Adam dall'altro capo del cellulare prima di schiacciare il freno della macchina per lasciar passare la bambina sul triciclo che sostava pazientemente sulle strisce pedonali. «ma hai lasciato il tuo choker e indovina un po' chi l'ha visto?»

«Il mio choker?» "cazzo, non mi sono nemmeno accorto che mancava.."

«Sì e mia madre l'ha visto, Louis. Ti lascio solo immaginare la scena che ha fatto quando l'ha trovato sotto il sedile posteriore. Le ho detto che era di una ragazza della festa e... sì, credo che se la sia bevuta. Però, cazzo...» Adam sospirò e riprese a guidare, dirigendosi verso la casa del liscio, mentre ripensava a COME sua madre avesse potuto trovarlo: prima di rientrare in casa aveva frugato ovunque - sapendo che Louis avrebbe lasciato sicuramente qualcosa - ma non aveva trovato niente se non qualche centesimo e un pacchetto di fazzoletti. «Sto venendo a portartelo, okay?»

«Grazie..»

«Sei un coglione. Quante volte ti ho detto di non lasciare le tue cose nella mia macchina?»

«Scusami.» mugolò Louis con voce piccola e dispiaciuta, giocando nervosamente con la coperta del letto. "Dovrei togliermi questo vizio.." si ritrovò a pensare mentre, con lentezza e calma, cercava di tirarsi a sedere. Tuttavia, Louis sapeva meglio di ogni altro Kitten che quello non era veramente un vizio: lasciare gli oggetti personali era una delle tante cose che i kitten facevano per marcare il loro territorio. E Louis aveva veramente bisogno di marcare il territorio che condivideva con Adam, anche se non era così semplice da spiegare a un Non-Kitten. «Posso.. posso farmi perdonare con una tazza di thè al limone?»

BAD DECISIONS - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora