Capitolo 20

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Blare pov's
I giorni passano, la mia testa è un album di immagini senza fotografie, una galleria d'arte senza quadri, una mente senza ricordi.
L'unico chiodo fisso è James, non so niente, chi è, cosa gli è successo, se lo conosco.
Ogni giorno alla fine della giornata mi conforto pensando che un giorno tutto questo finirà, sarò libera e andrò a trovare James e a ringraziarlo, lui mi è stato accanto, in un modo strano, ma mi ha fatto rimanere sana di mente, non mi ha fatto scivolare nell'oblio verso cui Zemo mi vuole spingere.
Ora sono seduta ad un tavolo rigorosamente legata, in una stanza molto ampia e buia con Zemo di fronte.
<<I tuoi primi obiettivi>> mi mostra due foto.
Sulla destra c'è un uomo di colore, avrà trent'anni con gli occhi marroni.
A sinistra invece un altro uomo con gli occhi di un azzurro cielo, i capelli tendono al nero e sono corti, è serio, sembra triste, come se fosse più malinconico.
Alzo lo sguardo e vedo Zeno che mi studia
<<Cosa devo fare?>> domando, so che non c'è altro modo, Zemo vuole che li elimini per non so quale ragione.
<<Sappiamo dove sono, devi solo eliminarli>> dice osservandomi
<<E se non volessi?>> domando
<<Sai cosa ti aspetta>> dice Zemo calmo così io annuisco
<<Partirai oggi>> dice e lascia la stanza, le guardie mi conducono in un'armeria e mi danno delle armi, ho in mano una pistola.
Ho riacquistato gradualmente le forze mentre stavo qui, le torture sono andate scemando e ora sono più forte.
So esattamente dov'è la porta, è a 150 metri dall'armeria, preparo questo piano da quasi due mesi. Ci sono due sentinelle che fanno il giro ogni trenta minuti e sono appena passate, dunque uscita dall'armeria, dopo avere messo fuori gioco le cinque sentinelle che mi seguono ovunque, avrò come massimo due minuti per uscire dalla base e prendere un certo vantaggio.
Metto il caricatore nella pistola, è tempo di seguire il mio piano.
Sparo alle due sentinelle più vicine a me, un colpo per ciascuno, dritto alla testa.
Gli altri tre provano ad immobilizzarmi ma io uso i miei poteri e in pochi secondi tutte le guardie sono k.o. Non perdo tempo e inizio a correre verso l'uscita.
La base è in mezzo ad un bosco ricoperto di neve, non so precisamente dove siamo, ma devo scappare da qualche parte.
Sento degli spari, non sono ancora fuori pericolo.
Poi sento un dolore lancinante, abbasso lo sguardo e vedo che mi hanno sparato.
<<Merda>> dico tenendomi la ferita e continuando a correre.
In pochi minuti i muscoli dei polpacci si infiammano come non mai, i polmoni esigono ossigeno e non sento quasi più la pancia.
Penso di averli seminati per ora, ma comunque continuo a correre.

Non so quanto è passato, ma penso diverse ore in cui ho cercato di correre il più possibile, ora è calata la sera.
Tuttavia il proiettile è ancora dentro e fa molto male.
Vedo in lontananza una casetta, di legno con il camino accesso.
Chi mai vivrebbe in mezzo al nulla? Mi domando, ma allo stesso tempo ringrazio che ci sia qualcuno che mi possa aiutare.
Arrivo davanti alla porta e busso forte con quanta energia mi resta, la mano sinistra è ancora stretta al ventre per fermare il sangue che esce.
La porta si spalanca, aperta da un uomo, non avrà più di trent'anni.
<<Aiutami>> dico, lui guarda la mia ferita e si affretta a spostarsi per farmi entrare.
<<Cosa ti serve?>> chiede non troppo tranquillo continuando a lanciare occhiate al sangue sulle mie mani
<<Dell'acqua calda, una pinza, ago e filo>> dico appoggiandomi al tavolo pieno di fogli e libri in mezzo alla stanza.
Il ragazzo annuisce e sparisce in una delle altre stanze, dopo avere messo sul fuoco del camino una pentola con dell'acqua.
Torna quasi subito
<<Sai togliere un proiettile?>> domando cercando di pulirmi la ferita con l'acqua
<<Posso provarci>> dice prendendo un bel respiro.
<<Bene>> dico facendo una smorfia di dolore.
Prende le pinze e si avvicina.
Dopo diversi minuti non riesce a farlo, mi fa solo del male
<<Come ti chiami?>> domando
<<Carl>> dice lui, vedo una goccia cadergli dalla fronte
<<Ascoltami, devi tirare fuori il proiettile, ora>> dico, lui mi guarda, fa un grande sospiro e lo tira fuori.
Grugnisco per il dolore.
<<Grazie>> dico prendendo ago e filo
<<Sai ricucirti?>> domanda mentre lo faccio
<<È più un istinto>> dico stringendo i denti
<<Come ti chiami?>> mi domanda
<<Non è così semplice>> dico, non so dove sono figuriamoci se so chi sono.
<<Fatto>> dico, le palpebre mi si fanno pesanti d'un colpo.
<<Hey?>> dice lui avvicinandosi per sostenermi
<<Sto bene. Ho perso solo un po' di sangue>> dico alzando una mano, ma presto mi rendo conto che non ho più forze.

Mi sveglio di colpo, sono su un divano, mi tiro a sedere e poi mi ricordo che ho i punti e faccio piano.
<<Sei sveglia>> mi dice Carl <<Pensavo fossi morta>> dice lui facendo un sorriso spaventato
<<Quanto è passato?>> chiedo alzandomi
<<Non più di sei ore da quando sei svenuta>> dice guardando fuori, è ancora buio ma sta arrivando l'alba.
<<Devo andare via>> dico notando che ho la maglietta sporca di sangue ormai secco
<<Chi ti sta cercando?>> mi domanda
<<L'Hydra>> dico, ma non guardo se ha capito, devo andarmene
<<Sei al sicuro qui, per ora>> si affretta ad aggiungere
<<Devo andare comunque via. Devo...>> dico, ma dove devo andare? Non so chi sono, dove siamo e se ho una famiglia.
<<Ti ricordi qualcosa della tua vita?>> mi domanda
<<Niente>> dico delusa, poi mi viene in mente.
<<Non lo conosco>> dico togliendomi la catenella dal collo e stringendo le medagliette tra le mani
<<Ma mi ha tenuto lucida>> dico, lui si accosta a me e legge il nome
<<James B. Barnes>> dice <<James B. Barnes>> ripete diverse volte
<<L'ho sentito da qualche parte>> dice pensando
<<Ma si!>> esclama, prende da qualche parte un giornale con raffigurato un uomo con un costume blu, rosso e bianco con una stella al centro.
<<James Buchanan Barnes aka il Soldato d'Inverno è il migliore amico di Captain America>> spiega
<<Buchanan>> sussurro, come faccio a conoscerlo? Che legame ho con lui? È solo una coincidenza che ho la sua medaglietta?
<<Devo trovarlo>> dico
<<Se è lui questo James allora anche lui saprà qualcosa dell'Hydra, devo capire solo cosa centro io in tutto questo>> rifletto
<<Ti aiuterò>> dice lui
<<Perché?>> chiedo fissandolo, ha gli occhi marroni come illuminati dalla mia storia, ma io non ci vedo niente di così bello
<<Perché è ora che io vada via da questa casa e ritorni nella civiltà>> ride prendendo uno zaino e riempiendolo.
<<Sono qui>> dico ad un tratto, lui si ferma di colpo.
<<Dobbiamo andarcene>> dice lui andando verso la porta
<<Siamo circondati>> dico, lui sbarra gli occhi
<<Vieni, stringiti a me>> dico, lui titubante fa come gli dico.
Poi con la mano destra creo una palla di fuoco e sfondo il soffitto con un buco che ci farà passare entrambi.
Carl rimane a bocca aperta
<<Non hai ancora visto niente>> sorrido, poi richiamando l'elemento dell'aria ci solleviamo verso il cielo ora schiarito dal sole che sorge.
Sentiamo degli spari ma gli alberi ci fanno protezione.

The Elementary Witch || Bucky Barnes Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora