8. Don't stay near me but stay

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Soltanto una volta a casa, nel momento di calma dopo il trambusto, Jimin si rese conto del possibile pericolo corso.
Era stato vicino al suo stalker senza saperlo.
Da brividi.
E i brividi li aveva davvero, lungo la schiena, gli arti, in tutto il corpo. Leggeri formicolii che gli avevano alzato i peli sulle braccia.
Rientrò con Taehyung; Davis tornò al suo appartamento per prendere delle carte e poi sarebbe andato alla stazione di polizia.

"Vado a cambiarmi".

"Vuoi qualcosa? Ti preparo un thè?" domandò apprensivo Taehyung.

Jimin continuò a camminare verso la loro stanza. "No, grazie. Mi cambio e..." cosa? Si girò a guardarlo, leggendo negli occhi dell'altro una profonda frustrazione.

Non ti sto evitando, Taehyung. Ti prego, comprendimi.

"Arrivo subito".

Taehyung annuì una volta. "Ti lascio il tuo spazio".

Jimin lo guardò sparire in cucina e una volta in camera gettò via gli indumenti che indossava per sostituirli con una comoda tuta grigio chiaro.

Com'era finito in quella situazione?
Solo un mese prima andava tutto liscio, il nuovo album procedeva alla grande, le persone attorno a lui erano serene e in salute. Cos'era successo? Cosa aveva spinto quella persona a sviluppare una tale morbosità nei suoi confronti? I commenti degli haters gli sembravano nulla, ora, a confronto. Quando qualcuno si fissava su di te mettendosi a perseguitarti, non bastava fregarsene come nel primo caso, non era sufficiente, e quasi impossibile raggiunti certi livelli.

Tornando in salotto udì il rumore della porta d'ingresso aprirsi e richiudersi, insieme a voci ben note.
Namjoon e il resto dei ragazzi erano usciti dal supermarket senza trovare traccia dei due amici e della guardia del corpo di Jimin, così avevano chiesto ai due poliziotti. Saputo cos'era successo, la spesa era stata caricata nei bauli in fretta e furia, e via verso casa.
Jungkook fu il primo ad avanzare verso i due hyung, gettandosi ad abbracciare prima Tae e poi Jimin, tenendolo stretto stretto a sé.

"Stai bene? Cos'è successo di preciso?"

"Sì, Kook, sto bene. Non è successo niente di grave. Stiamo bene". Jimin sciolse l'abbraccio, picchiettando sul braccio del più giovane.

"Gli agenti hanno detto che hai rischiato, Jimin". La voce bassa di Yoongi riempì il piccolo spazio di silenzio. "Hanno detto che il signor Davis era furioso perché quella persona poteva essere molto vicina".

Nessuno di loro usava mai la parola 'stalker', preferivano dire 'quella persona'. Ci voleva distacco, non doveva diventare un'abitudine rivolgersi a un individuo del genere come a qualcuno di cui conversavano abitualmente.

"Non abbiamo visto nessuno", rispose Jimin.

"Ma era lì?"

"Poteva essere, hyung". Questa volta rispose Taehyung. "Il messaggio che ha spedito faceva intendere che ha visto me e Jimin in strada, però non sappiamo quanto fosse vicino".

"Perciò era lì sul serio?!" La voce di Seokjin parve rimbombare tra le pareti della casa.

"Cosa ti ha scritto, Jimin?" domandò apprensivo Hoseok, avvicinandosi a lui.

"Magari non ha voglia di dirlo", replicò Yoongi, fermandolo con un braccio.

"Scusa, scusa, è vero. Fa niente se non ce lo dici".

Per rassicurare Hobi, Jimin tentò un sorriso, ma fu talmente lieve che nessuno lo notò. "No, io... va bene se ne parliamo".

Rispetto ai primi giorni, era molto meno restio a coinvolgere i ragazzi. Gli si strinsero intorno lentamente, per non soffocarlo con le loro presenze curiose e sguardi avidi di sapere. Portò una mano a tirare indietro i capelli, umettandosi le labbra una volta. La stessa cosa fece Taehyung, mentre si guardavano per un lungo istante.

I'm Your Angel (Vmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora