15. Lost in a moment

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Jiminsi alzò per primo quel mattino, facendo tutto con molta calma.Aveva quarantacinque minuti abbondanti prima che gli altricominciassero a muoversi per la casa, prima che arrivasse StevenDavis, prima che i loro assistenti li accompagnassero al teatro perle prove dello spettacolo natalizio.

Sisentì un codardo ad agire in quel modo, muovendosi più pianopossibile, cominciando a raccogliere le sue cose per spostarle unpo' alla volta nella vecchia camera. Osservò la figuraaddormentata di Taehyung, poi aprì l'armadio e prese unabracciata di indumenti, soffermandosi un istante a guardare quellidel suo amico.

Cambiandostanza, Jimin aveva spostato da Tae molti dei suoi effettipersonali, ma ovviamente non era riuscito a trasportare tutto. Avevapensato di poter tranquillamente lasciare la maggior parte dellecose nella vecchia camera, dove nulla era cambiato. Là dentro eraancora tutto al suo posto tranne che per il letto, il quale avevalasciato un vano vuoto nell'angolo destro accanto allaportafinestra del balcone. Ci entrava spessissimo, per prenderequalcosa, per sistemarla... era stata la sua stanza dopotutto, loera ancora a ben vedere; allora perché, quando quel mattino aprìla porta, si sentì come se avesse appena varcato la soglia di unluogo estraneo? Quello spazio non lo sentiva più suo. Pertre anni la stanza di Taehyung era stata anche la sua, la loro, pocoimportava se si fosse ristretta, se tra i due letti c'era solo unminuscolo spazio, se dovevano dividere il comodino, l'armadio, lascrivania, tutto. Era il loro microcosmo, fatto di uguaglianze edifferenze, perché avevano gusti diversi, caratteri diversi, ma lostesso cuore, gli stessi pensieri. Anime gemelle.

Aveva dato per scontato il fatto che Tae non si fosselamentato nemmeno una volta quand'era stato costretto a pigiare iloro vestiti come sardine dentro i cassetti, o raggrupparli a due adue sugli appendini per farci stare quelli di Jimin; non uno sbuffoaveva lasciato le sue labbra quando aveva impilato i libri e i cd inmodo diverso dal solito per condividere la libreria. Non una votaTaehyung gli aveva fatto pesare di avergli invaso la privacy con unarichiesta quasi imposta.

"Vogliostare qui", lo aveva pregato Jimin quella lontana notte.

"Certo",aveva risposto Taehyung senza esitazione. Perché era naturale stareinsieme.

"Sempre",era stata l'ultima parola di Jimin, prima di crollare nel sonnodopo una giornata estenuante, le mente ancora annebbiata dall'alcoole le braccia di Tae strette attorno al suo corpo.

Vogliostare qui per sempre.

Intendevaquesto, Jimin.

Potevadavvero passare sopra al bene che voleva a quel ragazzo solo perchéaveva dimostrato a parole – e da sempre con i fatti – divolergliene in maniera diversa, più profonda e completa? Provavasentimenti smisurati per Taehyung, ma... non gli stessi. Ogni voltache lo guardava ricordava i suoi occhi pieni di lacrime mentre glidiceva di amarlo. Quelle parole avevano avuto l'effetto di unasecchiata d'acqua gelata. Jimin aveva avuto la sensazione disvegliarsi bruscamente da un sogno e d'improvviso tutte le sueconvinzioni erano crollate, iniziando a vedere Taehyung sottoun'altra luce: era sempre lui ma allo stesso tempo non lo era.

Sisentiva in qualche modo tradito, preso in giro, comprendendo inoltreche i sentimenti di Tae non erano nuovi ma maturati durante mesi,anni. Non si era mai accorto dinulla e si domandava sefosse davverostato così stupido osolo cieco.

Ragionandoci a mente fredda, sentiva di aver sbagliato urlandogli contro, averlo colpito, come se la colpa fosse sua. Non c'erano colpe, Taehyung non poteva di certo controllare qualcosa di così irrazionale come l'amore, esattamente come Jimin non poteva smettere di volergli bene e di cercarlo dall'oggi al domani. Non si era ancora scusato per lo schiaffo e per le cose che aveva detto. Forse, una piccola parte di lui le pensava sul serio, come il fatto che esponendosi Tae avesse rovinato quello che c'era da sempre tra loro.

I'm Your Angel (Vmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora