7. He's here

391 22 4
                                    

"Tra poco è il tuo compleanno". Taehyung tirò fuori l'argomento dal nulla, mentre facevano acquisti in un supermarket tutti insieme. "Cosa ti piacerebbe fare?"

Jimin non rispose, alzò le spalle e sporse le labbra leggermente in fuori. Non ci aveva pensato, lavoravano parecchio e non credeva di avere realmente tempo per qualcosa.

"Avevi detto di voler tornare a Busan, se gli impegni lo permettevano". Taehyung lo aveva sentito parlare di questa prospettiva qualche giorno indietro.

"Non so, davvero. E poi, prima dovrei chiedere al signor Davis". Sottili linee di irritazione si disegnarono sulla fronte liscia di Jimin. "Credo di non poter far nulla di quello che avevo in mente, perciò sarebbe inutile programmare un viaggio dai miei. Non voglio che quell'energumeno mi venga dietro".

Taehyung lo guardò rimettere sullo scaffale una scatola di cereali. "E se venissi io con te?"

Jimin lo fissò un istante. "Tu verresti a Busan dai miei?"

"Certo. Possiamo prenderci un paio di giorni, così non mancheremo troppo a lungo".

Jimin soppesò l'idea, sbirciando alle proprie spalle. In fondo alla corsia, Davis passeggiava con le mani dietro l'ampia schiena, intento a conversare con uno degli assistenti dei Bangtan venuto con loro quel giorno.
"Chi glielo dice che viaggiamo da soli?"

"Siamo in due, non da soli".

Jimin sorrise. Taehyung rendeva sempre tutto così semplice...

"Ci parlo io, tu non devi fare niente".

"Tae..." Gli arrivò una pacca sulla schiena e Taehyung si allontanò. Jimin lo vide iniziare una conversazione con l'uomo. Fece finta di nulla, continuando a togliere e rimettere a posto sullo scaffale scatole di varia natura.

Dopo l'arrivo di Steven Davis, Jimin non aveva più potuto negare la serietà della propria situazione.
Presto finirà, si era ripetuto per giorni, ma avere una guardia del corpo personale gli ricordava ogni secondo il presunto pericolo in cui avrebbe potuto incorrere.

Ad essere sinceri, a Jimin non piaceva granché Davis, così come non piaceva a Jungkook, anche se per motivi differenti. Jungkook ne era spaventato, mentre Jimin non sopportava la sua ingombrante presenza - e il fatto che fosse grande e grosso c'entrava poco.
Dopo settimane dal suo arrivo, Davis ancora non usava l'onorifico e questa era la cosa che più infastidiva il ragazzo. Ancor meno gli piaceva la poca considerazione che quell'uomo mostrava per le sue abitudini. Doveva assicurarsi che non gli accadesse niente, d'accordo, ma non aveva realmente il diritto di cambiare le sue giornate di punto in bianco, decidendo al posto suo dove andare e quando, quanto tempo stare fuori e con chi.
C'erano sempre state delle persone ad accompagnarli quando uscivano - erano idol, dopotutto - ma nessun componente della sicurezza lo aveva controllato a vista.
Era stressante sentire l'ombra di Davis gravare su di lui ad ogni spostamento, che fosse da casa agli studi o dalla sala prove a quella di registrazione. Era anche abbastanza ridicolo, a tratti.
Jimin sopportava solo per non far preoccupare gli altri, ai quali Davis era abbastanza simpatico. Li faceva sentire sicuri pensarlo accanto a lui. Tae e Hobi avevano persino iniziato a chiamarlo Steven-ssi e dargli del tu.

Jimin comprendeva la necessità della sua presenza, l'aveva accettata. Non si sarebbe comportato come un bambino capriccioso, ma non ci avrebbe fatto l'abitudine in ogni caso.

Raddrizzò la schiena quando Tae e Davis tornarono da lui. Taehyung appariva compiaciuto.

"Così, si avvicina il tuo compleanno", esordì la guardia del corpo. "Vuoi andare a casa dei tuoi genitori?"

"Io....sì, mi piacerebbe".

"Lo facciamo tutti gli anni". Taehyung ammiccò velocemente, come a dirgli di assecondare quella piccola bugia.

I'm Your Angel (Vmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora